Situazione estremamente tesa ormai da quando il popolo ucraino è riuscito a cacciare il presidente filo russo Yanukovich dopo la storica rivoluzione dei giorni scorsi. La Russia sin da quando lo scontro era in atto ha sempre avvertito che gli esiti di questa rivoluzione, definita nel migliore dei casi un colpo di stato, avrebbero potuto essere dannosi per gli interessi della Russia stessa. In Ucraina infatti vive una numerosa minoranza di etnia russa, soprattutto nella penisola di Crimea dove ha anche sede il comando militare della flotta russa. Già ieri si erano visti alcuni carri armati dell’esercito russo muoversi nel centro di Sebastopoli, la capitale di Crimea, in possibile difesa del sindaco che appartiene alla minoranza russa. Si apprende adesso che l’intero esercito russo stanziato nell’ovest del paese è stato messo in stato di allarme, pronto cioè a intervenire in Crimea a difesa dei cittadini russi. Lo ha detto il ministro della difesa russo Shoigu: “In accordo con un ordine del presidente della Federazione russa, le forze armate del distretto occidentale sono state messe in stato di allerta”. A Sebastopoli la tensione è molto alta: mentre nel parlamento locale si discute sui futuri assetti, centinaia di persone si sono radunate fuori per protestare contro quelli che loro chiamano fascisti e che hanno preso il potere a Kiev, mentre altri alzano striscioni con la scritta: la Crimea è russa. In molti chiedono anche un referendum sul futuro della regione. In questo quadro, il ministro degli esteri russi ha dichiarato che il suo paese continuerà nella politica del non intervento.