Il quotidiano israeliano Haaretz ha titolato non a caso “Sochi: un monumento alla superbia di Putin”. Il presidente russo del resto ha concepito le olimpiadi invernali come una grande d’operazione d’immagine, per mostrare al mondo la forza e la stabilità del suo Paese. Anche se l’evento sportivo rischia di diventare un cono di luce puntato sulle zone d’ombra di una società non ancora democratica. Per Alexey Bukalov, direttore per l’Italia dell’agenzia di stampa russa Itar-Tass, “per i cittadini russi le olimpiadi rappresentano una grande occasione, perché offrono al mondo la possibilità di guardare da vicino la vera situazione del nostro Paese”.



Le Olimpiadi di Sochi si sono trasformate in un’occasione per criticare Putin. La sua operazione-immagine rischia di trasformarsi in un boomerang?

Bisogna evitare di confondere aspetti diversi tra loro. E’ possibile che Putin abbia concepito le Olimpiadi di Sochi come un’occasione per sbandierare di fronte al mondo la sua grandezza. Il suo obiettivo è mostrare che la Russia gode di una stabilità politica e può ospitare grandi eventi internazionali. Lo sport però non va mescolato con la politica, e del resto se le Olimpiadi non fossero state organizzate a Sochi, si sarebbero tenute in un’altra città. Venerdì sera abbiamo assistito a uno spettacolo inaugurale che è stato magnifico e ad altissimo livello artistico, musicale e spirituale. Sono contento per gli sportivi di tutto il mondo, quasi 90 Paesi erano presenti compresi l’Italia e San Marino.



Che cosa ne pensa del fatto che persino il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, abbia preso come spunto le Olimpiadi di Sochi per condannare la mancanza di rispetto dei diritti in Russia?

Ban Ki Moon ha ragione, per questo dico che le Olimpiadi di Sochi sono un evento positivo in tutti i sensi in quanto offrono la possibilità di guardare la situazione del nostro Paese da vicino. La considera quindi un’occasione molto importante anche nell’interesse della Russia e del popolo russo, in quanto l’arrivo degli ospiti da tutto il mondo consente un incontro ravvicinato e anche la possibilità di criticare. Passiamo alla situazione in Ucraina.



Il consigliere di Putin, Serghiei Glaziev, sostiene che Washington starebbe tentando di organizzare un colpo di Stato a Kiev. Lei che cosa ne pensa?

Quella di Glaziev non la prima dichiarazione di questo tipo, è una vecchia storia quella che tende a vedere sempre la mano di Washington dappertutto. Quanto sta avvenendo è una questione interna all’Ucraina e io spero che queste accuse abituali non siano fondate.

 

Davvero la stupisce che gli Usa vogliano sottrarre l’Ucraina all’influenza russa e condizionare gli eventi di Kiev?

Questo lo dice lei. E’ la solita idea secondo cui gli americani sarebbero sempre onnipresenti, ma un conto è essere interessati e seguire la situazione, un altro sviluppare l’attività di intelligence per condizionare gli eventi. Si tratta di una vecchia abitudine di noi russi, che cerchiamo di trovare la zampa americana dappertutto.

 

L’Ucraina può diventare una nuova area di conflitto tra Usa e Russia?

Spero di no. Nelle zone di crisi, come per esempio in Siria, la Russia ha imparato a collaborare con gli Stati Uniti. Tanto più possiamo e dobbiamo collaborare per mantenere una situazione pacifica anche in Ucraina. Per l’Europa nel suo complesso, la stabilità dell’Ucraina è fondamentale. Il mio auspicio è che gli Usa abbiano la saggezza di non interferire.

 

Quelle sul “complotto americano” sarebbero solo idee senza fondamento?

Spero che siano idee senza fondamento, perché se così non fosse sarebbe un fatto troppo grave. Nei rapporti di forza tra Russia e Stati Uniti l’Ucraina è infatti uno Stato-chiave.

 

(Pietro Vernizzi)