Da ieri la Crimea potrebbe essere più vicina alla Russia. Il 93 per cento dei votanti avrebbe detto sì al ritorno nella Federazione Russa. Putin aveva dichiarato alla vigilia di voler “rispettare il risultato”, Washington e l’Unione europea non riconoscono invece il referenum e insieme al governo di Kiev lo definiscono illegale e illegittimo. Intanto Russia e Ucraina hanno siglato una tregua fino al 21 marzo, a salvaguardia delle forze militari ucraine là dove queste fronteggiano quelle russe; nonostante l’accordo, tuttavia, il Cremlino sta facendo affluire nuovi soldati.



Sul referendum di ieri sono arrivate critiche anche dall’interno della Crimea. Mustafa Dzhemilev, leader dei tatari di Crimea e parlamentare ucraino, nel corso di una conversazione telefonica con Putin aveva sottolineato che l’integrità dello Stato ucraino deve essere tutelata. L’ex capo del “Mejilis del Popolo Tartaro di Crimea” aveva evidenziato come il referendum previsto in Crimea per decidere se la provincia dovrà essere annessa alla Russia violerebbe il trattato del 1994 siglato tra Russia e Stati occidentali per garantire la sovranità dell’Ucraina. Al che Putin avrebbe risposto che l’accordo raggiunto nel 1991 tra i presidenti di Russia, Bielorussia e Ucraina per dividersi e dissolvere l’Unione Sovietica sarebbe illegale. Ilsussidiario.net ha intervistato Luigi Ferrari Bravo, vicepresidente del Sioi e professore emerito di Diritto internazionale nell’Università di Napoli.



Che cosa ne pensa delle dichiarazioni di Putin, secondo cui la separazione dell’Ucraina dall’Urss sarebbe stata illegale?

Sono parole in libertà, o nel migliore dei casi una semplice boutade. L’Urss era l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L’Ucraina era quindi già una Repubblica ancora prima che l’impero sovietico collassasse.

Putin vuole ricostituire una sorta di Unione Sovietica?

Putin probabilmente vuole fare una cosa di questo genere, ma ciò non significa ovviamente che ci riuscirà.

Che cosa ne pensa invece del referendum sull’indipendenza della Crimea? Più del 90 per cento dei votanti ha scelto la Russia.



Un fatto è certo: la Crimea è collegata alla terraferma solo da due ponti, per il resto è quasi un’isola, ed è abitata da una popolazione di vario genere come tatari, russi, ucraini. Era stata regalata da Stalin all’Ucraina, e quindi il referendum per sancirne l’indipendenza non è contrario né favorevole ad alcun trattato. Se la maggioranza dei cittadini della Crimea intendono separarsi possono farlo. Non è detto però che una volta dichiarata la propria indipendenza, la Crimea si aggregherà alla Russia. Anzi io prevedo che sceglierà di rimanere autonoma.

Come valuta quanto sta avvenendo in Ucraina dal punto di vista del diritto?

L’Ucraina è soltanto un pezzo nel centro di quella pianura immensa che è la Russia. La zona di Kharkov per esempio è completamente russa in quanto è abitata da russi, pur trovandosi in territorio ucraino. La stessa Transnistria, tra l’Ucraina e la Moldova, è popolata essenzialmente da russi. Non ne farei una questione di diritto internazionale, la verità è molto più semplice: la maggioranza della popolazione ucraina è attirata dal benessere dell’Occidente.

 

L’unità di uno Stato può essere messa in discussione con un referendum?

Dipende da che Stato è. Se l’Austria avesse insistito sul fatto che la Provincia di Bolzano, detto anche Sudtirol, le apparteneva, probabilmente alla fine se la sarebbe presa. Non esiste quindi una regola valida una volta per tutte, sono cose che variano a seconda dei momenti.

 

Poniamo che domani il Trentino-Alto Adige chieda di fare un referendum per separarsi dall’Italia. Che cosa accadrebbe?

Probabilmente l’Italia reagirebbe, ma se a un certo punto il Trentino-Alto Adige riuscisse a resistere per tanto tempo, a un certo punto diventerebbe uno Stato indipendente.

 

Significa che alla fine la forza prevale sul diritto?

Non è esattamente così. A entrare in gioco in questo caso è il principio dell’effettività, che può essere tradotto con il proverbio foggiano “articolo quinto, chi tiene mano ha vinto”.

 

(Pietro Vernizzi)