Si dice che il re Baldovino del Belgio fosse un santo. Bisogna esserlo per avere il coraggio che ha avuto lui, nel 1990, rifiutando categoricamente di firmare la legge belga sulla depenalizzazione dell’aborto. Il suo eroico gesto non ha impedito che il governo dell’epoca inventasse una procedura per sanzionare questa legge. D’altronde, lo stesso Baldovino aveva accettato di aggiungere alla sua memorabile lettera di rifiuto un paragrafo nel quale invitava il governo a trovare una formula che garantisse il buon funzionamento della democrazia.
Oggi, contrariamente a suo zio Baldovino, il re Filippo, cattolico praticante come lui, non si è opposto, ha firmato la legge che estende la possibilità di praticare l’eutanasia sui minori, indipendentemente dalla loro età. Quel che è certo è che anche lui, come Baldovino vent’anni prima, non avrebbe potuto impedire la promulgazione di questa legge mortifera, tutt’al più posticiparla.
Taluni gli rimproverano, a volte con veemenza, di non aver seguito le orme di suo zio, per paura di perdere le sue prerogative; molte cose negative sono state scritte sul suo conto: che fosse un demone, un codardo, un borghese, un cattolico praticante come ce ne sono tanti nel mondo; sempre pronti a tirarsi indietro quando si tratta di prendere una decisione coraggiosa degna di un credente autentico. Hanno citato anche il politico e filosofo Edmund Burke che ha detto: “L’unica cosa che serve perché il male trionfi, è che gli uomini buoni non facciano nulla”.
Altri gli hanno, invece, attribuito motivazioni più nobili: comportarsi come Baldovino vent’anni prima, avrebbe potuto mettere a repentaglio non solo il suo trono, ma anche la stabilità della nazione stessa, provocando una grave crisi istituzionale; infatti, al momento presente, certe fazioni non chiedono di meglio che di approfittare di una situazione del genere per rinforzare le loro rivendicazioni nazionaliste o di altro tipo. Filippo, firmando, avrebbe voluto evitare un tale rischio.
Filippo è forse meno santo di Baldovino? Forse sì. Ma chi di noi può dirlo con certezza? Dio solo che scruta, come direbbe Paul-André Lesort, “i reni e il cuore”, lo sa. La storia ha visto succedersi un numero impressionante di imperatori, imperatrici, re, regine, principi e principesse. Tra questi, numerosi sono quelli che non hanno avuto una buona reputazione e hanno commesso, talvolta, degli atti abominevoli. Rarissimi, per contro, quelli che sono stati innalzati alla gloria degli altari. Ma che dire degli altri? Probabilmente, ce ne sono di più di quelli che possiamo immaginare, che sono stati “uomini buoni” (Burke), “santi” (secondo San Paolo): ossia, uomini e donne di buona volontà che hanno vissuto nel migliore dei modi la loro situazione e gli obblighi che questa comportava, pur rimanendo, come tutti noi, egoisti, codardi, esseri lenti, spesso inerti, ma sempre pronti, come dice T. S. Eliot, a riprendere la loro marcia sulla via illuminata dalla luce.
Non c’è bisogno di essere regnanti inveterati, basta essere uomini tra gli uomini, per non “diabolicizzare” il re del Belgio per via della sua decisione, ma piuttosto, classificarlo in quest’ultima categoria di persone di buona volontà di cui noi tutti facciamo parte. E pregare sinceramente per lui, come per tutti quelli che hanno una responsabilità nella città degli uomini, affinché possano prendere decisioni eque. Tutti hanno un enorme bisogno di ciò.
Il periodo che seguirà l’entrata in vigore di una legge come questa, appena sanzionata dal capo dello stato belga, sarà evidentemente cruciale. Quali ricadute avrà concretamente questa nuova legge? Qui scatta l’obbligo per i cristiani convinti, anche se sono solo una minoranza, così come per qualsiasi persona aperta ai valori della vita umana, di testimoniare con tutti i mezzi di cui dispongono, il loro rifiuto verso qualsiasi forma di eutanasia. Abbiamo delle belle gatte da pelare.
(traduzione Davide Polenghi)