NEW YORK – “Miei cari connazionali, ho il piacere di comunicarvi che oggi ho firmato un atto di legislatura che metterà la Russia fuorilegge per sempre. Cominceremo a bombardare tra 5 minuti”. Ve lo ricordate? Agosto 1984, Ronald Reagan, super arzillo settantatreenne che fa il sound check su NPR (National Public Radio), in piena campagna elettorale per la propria rielezione.
Scherzava, e nessuno avrebbe dovuto sentirlo. Ancora mancavano sette anni a quello che sarebbe stato il tracollo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS come dicevamo noi, CCCP come dicevano loro, USSR come dicevano negli Stati Uniti). Sette anni e tutto si sarebbe disfatto senza bisogno delle cannonate americane. Di là da quel muro ancora cosi impenetrabile, il regime dava segni di cedimento scegliendo leaders vecchi e malati che facevano appena in tempo a prendere il potere e morivano. Andropov, Chernenko… In questi giorni nove americani su dieci una battutaccia come quella di Reagan probabilmente la gradirebbero. L’America non ha mai amato la Russia perché non ha mai amato il comunismo, e per quanto quello sovietico si sia edulcorato, per gli americani sempre comunismo è, anche quello di Putin.
L’America non ha mai amato il comunismo anche molto prima che Joseph McCarthy lanciasse la sua campagna di persecuzioni e caccia alle streghe. A spingere McCarthy c’erano una rivoluzione come quella della Cina (1949) ed una guerra come quella della Corea (1950-’53). Ma questo “non amore fino all’odio” lo troviamo anche prima della grande guerra, momento storico che costituì sia la prima occasione di “contatto fisico” tra Yankees e figli della Rivoluzione d’Ottobre, sia la premessa di quella che sarebbe diventata la cosiddetta “guerra fredda”.
Essendo questo un paese dove in pochi decenni si passò dallo schiavismo delle piantagioni all’asservimento industriale, uno si aspetterebbe di trovarci un bel partito comunista. Quand’eravamo ragazzi, ai vari cineforum “Joe Hill” non mancava mai (Joel Emanuel Hägglund detto Joe Hill, operaio, sindacalista, agitatore, cantautore fucilato nel 1915 per un omicidio forse non commesso – guardatevi il film di Bo Widerberg). Ma per quanto cercassero di convincerci del contrario con film e propaganda varia, comunisti ed anarchici in America non hanno mai riscosso molto successo. Forse gli aderenti al Partito (CPUSA) arrivarono a toccare i 40mila nel 1920, con una popolazione già alla soglia dei 110 milioni. “Forse”. Perché nella contapposizione sociale “padroni/lavoratori”, l’americano si è sempre identificato col “padrone”, con chi apre sentieri e traccia la strada, con chi costruisce. Certo che più padroni ci sono più lavoratori necessitano, ma in un paese che cresce, costoro (i lavoratori) saranno sempre i nuovi immigrati. Che poi nel tempo tenteranno di avanzare economicamente (e quindi socialmente) purché non ci sia di mezzo il comunismo a guastar tutto, purché non si intrometta lo “Stato” a dettar leggi che non si pigliano con la mia libertà.
All’America non piace il comunismo e non piace Putin e Putin – checché si pensi della Crimea e delle righe tirate sulla cartina topografica da Krushev nel ’54 – sta facendo in maniera più garbata quello che i suoi predecessori fecero in Ungheria, in Cecoslovacchia… Mandare truppe in un altro Stato sovrano è una di quelle violazioni del diritto Internazionale da scatenare una guerra vera.
Eppure l’America, lo storico baluardo al comunismo dalla politica allo sport, sostanzialmente non fa niente. Obama cancella un viaggio a Mosca, a Putin ed a qualcuno della sua cricca è vietato venir qua. Che “sanzioni” sono mai queste?
Interessi, troppi interessi in gioco. Troppi americani che vivono con i soldi che i russi spendono di qua e di là dell’oceano. Perché americani ed europei sanno bene che in questi anni di crisi chi è andato in giro a fare shopping sfrenato di ogni genere (industriale, immobiliare, sportivo e pure turistico) sono i russi.
Allora… sono gli ucraini i nuovi “lavoratori” chiamati ad essere sfruttati perché “i padroni” possano continuare a costruire e far girare il mondo?
La questione è seria. E’ molto seria anche per uno come me che potrebbe pensare di non c’entrare niente con la Crimea, se non fosse che rischia di andare a gambe all’aria se non riceve i duecento studenti russi che si aspetta per l’estate.
L’America queste cose le sa, freme un po’, ma resta ferma. E anticomunista.