Nel suo discorso di martedì il presidente Obama ha minacciato più volte Putin di adottare sanzioni economiche severe se la Russia non rinuncerà ad annettere la Crimea. Subito dopo il voto del Parlamento di Mosca per approvare l’annessione, Obama è comparso davanti alle telecamere per un messaggio non programmato. “Le decisioni del governo russo sono già state respinte dalla comunità internazionale, come pure dal governo dell’Ucraina – ha affermato Obama –. In risposta a queste decisioni, gli Stati Uniti si apprestano, come avevamo annunciato, a imporre dei costi aggiuntivi alla Russia”. Sanzioni economiche che, secondo Igor Lukes, professore di Storia e relazioni internazionali ed esperto di Europa orientale all’Università di Boston e associato del Davis Center for Russian Studies all’Università di Harvard, possono colpire la base stessa del consenso politico di Vladimir Putin.
Il reciproco atteggiamento di sfida da parte di Obama e Putin può portare a una nuova guerra fredda?
Non sono sicuro che gli Usa abbiano assunto un atteggiamento di sfida nei confronti della Russia. Mosca ha invaso militarmente uno Stato sovrano come l’Ucraina, e la risposta americana è stata tutto sommato piuttosto misurata. Sono convinto quindi che Obama non si trovi su una linea di collisione con Putin sulla questione della Crimea, né che ci stiamo dirigendo verso una riproposizione della Guerra Fredda. Ciò che potrebbe accadere è che una volta conquistata la Crimea, la Russia invada l’Ucraina orientale se non addirittura l’intero Paese.
La crisi ucraina può finire per coinvolgere gli altri Stati dell’ex Patto di Varsavia?
Se ciò dovesse avvenire, quanto si verificherà sarà effettivamente una nuova Guerra Fredda per la ragione che molti di questi Stati fanno parte della Nato. L’Alleanza Atlantica non potrebbe quindi ignorare qualsiasi trasgressione della sua sovranità. La Transnistria è già sotto il controllo del Cremlino, ma nei Paesi Baltici, in Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca esiste una situazione completamente diversa. Se davvero Putin arrivasse a tanto, ciò porterebbe a una grave escalation della tensione tra l’Occidente e la Russia.
Quello dell’Ucraina è un caso isolato o Putin mira a ricostruire l’Impero sovietico?
Quello dell’Ucraina non è affatto un caso isolato. Nel suo discorso in cui annuncia l’Anschluss della Crimea, Putin ha presentato la Russia come una vittima dell’Occidente e di un’invasione straniera, citando il precedente di Hitler. Se però la Russia è il più vasto Paese al mondo, ciò è potuto avvenire grazie all’invasione di Mosca nei confronti di altri Stati. Mi riferisco in particolare alla conquista dei territori asiatici, nonché di Ucraina e Bielorussia. C’è quindi una contraddizione implicita nel comportamento di Putin, che era esattamente lo stesso di quello dell’Unione Sovietica. E alla base di ciò c’è la tendenza a rappresentarsi come vittima proprio nel momento in cui si sceglie di invadere dei territori stranieri.
Fino a che punto Usa e Ue riusciranno a mantenere una posizione compatta nei confronti della Russia?
L’alleanza tra Usa ed Europa occidentale che ha caratterizzato il periodo tra gli anni 50 e gli anni 80 non esiste più. Negli anni 90 il Regno Unito si è impegnata per scalzare New York come il centro della finanza globale. Oggi nei circoli finanziari Londra è più importante della Grande Mela, è ciò è potuto avvenire per una sola ragione: gli oligarchi russi hanno scoperto che era più semplice e più sicuro operare sotto la legge britannica anziché sotto quella statunitense, che è più severa per quanto riguarda il riciclaggio di denaro.
Sarebbe possibile usare lo strumento delle sanzioni economiche per convincere la Russia ad adottare un atteggiamento più pacifico?
L’Occidente ha molti più strumenti nei suoi arsenali di quanti la Russia possa sospettare. Ciò non ha nulla a che vedere con la forza militare, che non avrebbe ovviamente alcun senso usare. Dobbiamo però ricordarci che se Putin è al potere è grazie agli oligarchi, i quali lavorano insieme a lui. Se dovesse perdere il loro appoggio, il presidente russo si troverebbe in una situazione precaria. Il calo del prezzo del petrolio sta condizionando negativamente l’economia russa. I cittadini potrebbero quindi stancarsi nel vedere che i loro standard di vita stanno declinando rapidamente, come negli anni 90 sotto Boris Eltsin. L’Occidente è quindi in grado di influenzare il comportamento della Russia attaccando gli interessi finanziari degli oligarchi russi. Basterebbe per esempio congelare i loro conti correnti, in quanto i russi hanno 420 miliardi di dollari nelle banche occidentali.
(Pietro Vernizzi)