Il gioco è sottile ma straordinariamente efficace e si basa sulla democrazia. Sulle sue falle giuridiche e su come esse possano essere facilmente violate grazie anche alla collaborazione, spesso ben “oliata”, delle élites e delle lobbies buoniste che ormai sono infiltrate in ogni Paese occidentale. Del resto lo aveva detto chiaramente la guida della Fratellanza egiziana: “Li conquisteremo grazie alla loro democrazia”, ma nessuno, come sempre accade quando la carne prevale sul coraggio, aveva voluto ascoltare.
Ed ecco che ci troviamo a commentare la decisione della Law Society, ovvero l’associazione più importante di avvocati inglesi, di inserire fra le proprie linee guida elementi di diritto islamico, elementi di sharia. “Se un cittadino britannico volesse disporre dei suoi beni, in ottica ereditaria, in osservanza del diritto islamico, nulla osta nella giurisdizione inglese”, così recita uno dei punti chiave delle guidelines della Law Society. Insomma, se un cittadino domiciliato in Inghilterra o in Galles, di religione islamica o magari convertitosi in preda ad una “repentina” vocazione, decidesse di escludere le donne della famiglia dalla sua eredità, di ripudiarle al fine di non dar loro una sterlina di ciò che spetta, potrebbe farlo dichiarandosi di religione musulmana. E da qui chissà quante altre cose potrebbe fare, dall’infibulazione alla poligamia passando per i matrimoni forzati e la tassa per gli infedeli.
Se commentassi subito io questi brevi cenni che portano direttamente all’incorporazione di principi sharitici non renderei bene l’idea di come l’hanno presa a Londra e dintorni.
I media hanno levato forti critiche a questa scelta, ma voglio riportare le parole di Caroline Cox, meglio conosciuta come la Baronessa Cox che da sempre lotta per i diritti delle donne, la quale ha espresso con una certa durezza il suo pensiero al Sunday Telegraph: “Questo sviluppo (dell’ordinamento inglese, ndr) è profondamente inquietante. Viola palesemente tutto ciò per cui combattiamo. Se prendesse forma le Suffragette si rivolterebbero nella tomba”.
Non stupisce che l’avanzata estremista, lenta ma costante, abbia fatto breccia nel sistema britannico caratterizzato dal common law e non stupisce per due motivi; primo, non vi sussiste una codificazione giuridica generale come da noi e dunque tutto si basa sui “precedenti” e sulla “giurisprudenza”. E in secondo luogo in Inghilterra già esistono, dopo un’infiltrazione ormai ventennale, più di novanta “tribunali sharitici” non formalmente istituzionalizzati ma tollerati e molto frequentati dai cittadini di religione islamica.
Ora, la domanda è: come può uno Stato democratico, in prima linea contro le violazioni dei diritti in tutto il mondo, come Londra si dichiara andando a combattere guerre “umanitarie”, introdurre nel suo ordinamento e nelle sue consuetudini principi che violano palesemente i diritti umani e che paradossalmente i Paesi arabi moderati stanno via via eliminando? O il Mediterraneo si è rovesciato e noi non ce ne siamo accorti oppure c’è all’opera qualcosa di molto più potente negli interstizi dell’impalcatura istituzionale in Occidente.
Il Marocco ha emanato, grazie a Re Mohammed VI e alla spinta delle associazioni per i diritti, la Moudawana ovvero la riforma del diritto di famiglia, che cancella gran parte delle previsioni discriminatorie che ora Londra pare voler recepire, addirittura l’Egitto, dopo la breve (per fortuna) esperienza sotto l’egida dei Fratelli Musulmani, ha emanato una Costituzione in cui uomo e donna godono di uguaglianza, mettendo al bando le formazioni politiche di stampo religioso. Ma il modello europeo pare essere l’integralismo, gli occhi delle elite europee guardano al Pakistan, al Bangladesh o all’Afghanistan, dove se immagini una donna vedrai solo un mucchio di stoffa nera.
Il solo accostamento di questi principi ad un sistema che molti ammirano come quello inglese costituisce, questo sì, un precedente ma di una gravità clamorosa. Non poco incide, e questo va detto a chiare lettere senza possibilità di essere fraintesi, la grande quantità di fondi che emiri sauditi o qatarioti hanno immesso nel Regno Unito, sotto forma di depositi o di donazioni, la cui contropartita però altra faccia non può avere se non quella del cedimento sui principi e dell’infiltrazione di crepe nella solidità sociale a vantaggio dell’estremismo. Laddove domina l’odore dei soldi la carne diventa debole e il coraggio di dire no cede il passo alla mollezza e alla distruzione dell’identità.
Del resto, anche qui dove il diritto di derivazione romana ha plasmato il nostro ordinamento più di tutti, il tentativo è stato fatto più volte e ora giace latente sotto la cenere; quando alla Consulta per l’islam italiano qualcuno tentò la sortita della non uguaglianza fra uomo e donna presentandoci un documento azzurro per gli uomini e uno rosa per le donne, in pochi capirono e molti si fecero beffe dei nostri timori, ma oggi tutto attorno a noi in Europa questo tentativo è quasi realtà. Quando arriva l’uomo con la proposta a tanti zeri che tenta di chiudere “amichevolmente” la bocca di chi dissente, e io ne so qualcosa, il coraggio di alcuni intellettuali, giornalisti e politici ha ceduto. Anche sulla base di minacce pesanti che proseguono ancora oggi. Non il mio, non quello di tanti altri che pur di non soggiacere al ricatto hanno denunciato ancora, prendendosi querele e denunce, vincendo e perdendo, ma proseguendo nella battaglia.
Ma quanto ancora la scogliera eretta contro le violente mareggiate estremiste potrà ancora reggere? Quanto ancora potremo difenderci dalla pioggia di denaro grondante del sangue di donne e moderati che sta infiltrando le menti e i cuori di un’Europa senza più radici?