Si è concluso il terzo summit sulla sicurezza nucleare in programma il 24 e 25 marzo all’Aja, durante il quale gli oltre 50 leader mondiali presenti hanno deciso di tenere a Bruxelles la prossima riunione del G7, e non nella città russa di Sochi nella formula del G8. “Sta alla Russia agire in modo responsabile, dimostrandosi disponibile a rispettare le norme internazionali: se non lo farà dovrà aspettarsi costi ulteriori”, ha detto il presidente Usa Barack Obama riguardo la crisi in Ucraina parlando in conferenza stampa. “Siamo preoccupati per ulteriori violazioni della Russia e sarebbe disonesto indicare che esiste una soluzione semplice”, ha aggiunto il numero uno della Casa Bianca, spiegando che se Mosca dovesse continuare “faremo sanzioni più settoriali, sull’energia o sulla finanza”. Nonostante ciò, Obama ha comunque fatto sapere di voler proseguire sulla via diplomatica. Ilsussidiario.net ha fatto il punto della situazione con Maurizio Molinari, corrispondente dal Medio Oriente de La Stampa.
Negli ultimi anni per gli Stati Uniti l’Europa non è stata più strategica come un tempo. La crisi ucraina riporta il Vecchio Continente al centro degli interessi americani?
La crisi ucraina evidenzia l’intenzione di Vladimir Putin di portare all’interno dell’Europa la sfida all’America già aperta nel Caucaso, con l’intervento in Georgia, e in Medio Oriente, con la difesa a spada tratta di Assad. Senza contare la decisione di accogliere l’ex analista dell’intelligence Edward Snowden in Russia. Incalzato su più fronti, Obama si è trovato davanti alla necessità di reagire alla crisi ucraina per i timori che questa ha suscitato in Europa dell’Est, fra i Paesi da poco entrati nella Nato. Al centro degli interessi americani ora c’è la necessità di trovare una risposta energica alla sfida del Cremlino.
Tra gli obiettivi del viaggio di Obama in Europa c’è anche la volontà di rinsaldare i legami con gli alleati degli Usa nel Vecchio Continente in chiave anti-Russia?
L’obiettivo della visita è risollevare una leadership americana che appare assediata, logorata e indebolita. Ma riuscirsi sul terreno della sfida alla Russia è una sfida ad alto rischio. Per l’importanza, strategica ed energetica, che la Russia ricopre per l’Europa ed anche per gli Stati Uniti. L’impressione è che la scelta di varare sanzioni, tornare al G7 e disertare il summit del G8 a Sochi siano segnali in crescita tesi a far tornare indietro Putin. Resta da vedere cosa avverrà, se Putin si mostrerà indifferente a tale reazione occidentale.
Susan Rice, riferendosi alla crisi ucraina, ha affermato che “la Russia è sempre più isolata e gli Stati Uniti guidano la comunità internazionale”. E’ veramente così?
Isolare la Russia è pressoché impossibile, per ragioni geopolitiche e strategiche. Le parole di Susan Rice fotografano l’inizio di una crisi con Mosca dalle conseguenze difficili da immaginare.
Nel frattempo la Russia sta ammassando truppe lungo il confine orientale dell’Ucraina. Quali potranno essere le conseguenze?
Putin gioca la sua partita con mosse tradizionali, da potenza del XIX secolo. Punta a proiettare, in Europa, Medio Oriente ed Asia Centrale l’immagine di un leader aggressivo nella difesa dei propri alleati, come Assad, e delle popolazioni russofone, come i russi di Crimea. L’intento è consolidare una sfera d’influenza geopolitica che è tornata a crescere per la prima volta dopo l’implosione dell’Urss.
Qual è la vera posta in gioco del summit sul Nucleare all’Aja cui Obama parteciperà col presidente Xi Jinping e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov?
Ogni summit sul nucleare per Obama è un’occasione per procedere verso l’obiettivo, fissato con il discorso di Praga del 2009, di un mondo senza atomiche. Per questo i documenti redatti hanno evidenziato il ritiro del materiale fissile da Belgio e Italia.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea a guida tedesca sono più alleate o più concorrenti?
Sono alleate nel difendere credibilità e stabilità della Nato, sono concorrenti nell’espressione di modelli economici alternativi. Perché quello americano è puntato sulla crescita mentre in Germania prevale il risanamento fiscale.
Obama al termine del viaggio in Europa si recherà in Arabia Saudita. Quali sono gli obiettivi di questa visita?
Quella di Riad si annuncia la tappa più difficile per Obama. Re Abdullah lo aspetta per rimproverargli le aperture al nucleare iraniano, il mancato intervento in Siria e il passato sostegno ai Fratelli Musulmani in Egitto. I sauditi si aspettano rassicurazioni concrete sulla perdurante dell’alleanza privilegiata con Washington. Se Obama non dovesse dargliene a sufficienza, l’Arabia Saudita potrebbe scegliere di essere sempre più indipendente da Washington, nel Golfo e fuori.
(Pietro Vernizzi)