In una conferenza stampa congiunta al termine del summit Ue-Usa, le due figure surrealiste che guidano l’Ue, Herman van Rompuy e José Manuel Barroso, hanno dimostrato quanto siano sensibili e allineate al loro ospite, Barack Obama. Quest’ultimo ha ribadito che quanto sta avvenendo in Europa, dalla crisi finanziaria a quella in Ucraina, è parte di uno stesso disegno di “unificazione” dell’Unione europea con gli Stati Uniti d’America. Il mondo – ha detto Obama – è più sicuro “quando Europa e Stati Uniti diventano una cosa sola”. Poco prima era stato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, a sottolineare che “gli americani possono contare su di noi”. Prima di prendere il volo verso Roma, Obama ha aggiunto che “preoccupano i tagli alla difesa di alcuni Paesi Nato”. Inequivocabile il riferimento alle intenzioni italiane di dimezzare, da 90 a 45, gli inutili F35 forniti a carissimo prezzo dall’americana Lockeed Martin.



Nel dettaglio, la posizione di Obama, benché sgradevole, non è stata una sorpresa. Invece, i due surrealisti leader dell’Ue hanno superato se stessi in un duetto di conferme di asservimento all’alleato americano. In pratica, Obama ha lanciato un’Opa geopolitica e commerciale sull’Ue e il duetto surrealista ha detto “sì certo, come ella desidera”. Nessun tentativo di resistenza, nessun negoziato, nessun dubbio, ma solo una servile accettazione.



Che cosa hanno offerto Herman van Rompuy e José Manuel Barroso al gradito ospite americano? In nome della convergenza anti-Russia e del rafforzamento del legame transatlantico, i due surrealisti leader hanno confermato che, in nome e per conto dei popoli, delle nazioni e degli stati dell’Ue, hanno firmato l’accordo per la liberalizzazione del commercio e degli investimenti (Ttip) che, come Obama ha loro ricordato, deve essere senza dubbi o esitazioni votato dall’uscente Parlamento europeo. Obama ha detto “we must move on, now!”

Per essere certo del risultato, il presidente americano tornerà dai due surrealisti leader europei a giugno, dopo le elezioni europee, per una riunione dell’inutile G7. Semmai dovessero sorgere difficoltà sul perfezionamento dell’accordo Ttip – cosa che un terrorizzato Barroso ha escluso in conferenza stampa – potrebbero esserci conseguenze spiacevoli per l’Ue, che dovrà cercarsi il gas da sola e difendersi, sempre da sola, dal caos che – grazie a Obama – si è sviluppato su tutto il fronte Mediterraneo e nell’Est europeo. Insomma, come in un’Opa ostile – altro che le belle parole di amicizia e collaborazione pronunciate dai due surrealisti leader – non v’è altra scelta che di essere acquisiti integralmente dagli Usa. Sul fumetto che usciva dalla faccia di Obama si leggeva “that’s capitalism, stupid!”.



A rendere la situazione ancor più surreale ci hanno pensato i due leader europei. Barroso ha detto: “Noi abbiamo negoziato il Ttip per conto dei 28 paesi membri perché abbiamo il mandato per farlo”. In ogni caso, “l’accordo non cambia lo stato di cose già esistente tra Ue e Usa, ma fa cadere quelle barriere regolamentari che limitano la crescita e la prosperità”. Il compiaciuto Barroso ha aggiunto che “il Ttip creerà milioni di posti di lavoro sulle due sponde dell’Atlantico”. Musica per le grandi orecchie di Obama che ha aggiunto: “Nella mia carriera ho sempre lavorato per la difesa dei consumatori e dell’ambiente”. Anche “nel caso del Ttip gli standard per consumatori e ambiente” saranno rispettati. Tuttavia, saranno società private che opereranno e quindi è con loro che queste questioni dovranno essere discusse, ha concluso Obama.

Uno spiritato Van Rompuy, invece, ci ha tranquillizzato sulle relazioni tra Ue e Russia visto che “le sanzioni non sono ostili, ma si tratta di strumenti negoziali, diplomatici” che possono portare a un rilancio delle relazioni Ue-Russia sul dossier ucraino. Inoltre, ha aggiunto che, grazie alle sanzioni alla Russia, “l’Ue può trovare il modo di rafforzare l’Ucraina attraverso il sostegno finanziario che siamo pronti a concedere se il governo accetterà la condizionalità delle riforme”.

Perché i messaggi dei due surrealisti leader europei fossero ben chiari, Obama ha ricordato loro che “per ben due volte in un secolo gli Usa sono intervenuti in Europa per terminare due Guerre mondiali”. Adesso, ha aggiunto, “è chiaro che sull’Ucraina siamo uniti, Usa-Ue-G7, per “isolare la Russia”, alla quale si potrebbero imporre ulteriori misure con conseguenze più ampie. Sia chiaro però che “in Ucraina non si tratterà di un allargamento della Nato”, ma solo del “nostro dovere di protezione della popolazione civile”, ovvero una riedizione dell’intervento Nato del 1999 in Jugoslavia quando si iniziò la dottrina del R2P della Nato. Poiché siamo coscienti, ha concluso Obama, che “alcuni paesi Ue (Italia e Germania) sono più dipendenti di altri dal gas russo, noi siamo pronti ad autorizzare l’esportazione del nostro gas liquefatto e a fornirvi le tecnologie per lo sfruttamento dei vostri giacimenti nazionali (fracking)”.

Dopo questa ricostruzione fattuale che da contezza della parte pubblica del summit Ue-Usa, cerchiamo di fare un’analisi strategica della situazione. La pressione americana sugli europei è stata inaudita. Lo si capiva già dalle prime ore del mattino quando dalla Bundesbank (la banca centrale tedesca) arrivavano dichiarazioni del presidente Weidmann che improvvisamente, e contrariamente alla sua nota linea, chiedeva alla Banca centrale europea (Bce) di attrezzarsi per lanciare strumenti di “rilassamento monetario” come fanno in America. Un’inversione totale che tradisce sia la debolezza del sistema bancario teutonico – con bisogni di ricapitalizzazione e sovraesposizione in Russia e Ucraina -, sia le crescenti preoccupazioni sul fronte industriale a causa dell’effetto sanzioni sulle forniture e prezzi dell’energia. La strategia americana, ha piegato la Germania? A oggi, sembra proprio di sì.

Sul piano strategico è apparso che Obama è molto indebolito nel suo mandato che è insidiato sempre più dai falchi democrats e dai neocons. Questi gruppi trasversali accusano il presidente di essere caduto nella trappola di Putin sulla questione siriana e su quella iraniana. Quindi, il prezzo che deve pagare Obama è uno spostamento della sua linea di politica estera verso una maggiore assertività. La crisi dell’Ucraina, esplosa principalmente per l’incapacità europea, ha offerto ai “duri” l’occasione di spingere il presidente verso una risposta “muscolare” alla Russia. È di oggi la dichiarazione dell’anziano consigliere democratico per la sicurezza, Zbigniew Brzezinski, che “ha paragonato Putin a Hitler, e la Crimea ai Sudeti”. L’Europa è stata così trattata da”‘territorio annesso” degli Usa e l’evoluzione che la crisi ucraina potrà prendere potrebbe essere di tipo militare (l’evocata R2P della Nato).

In questo quadro c’è da aspettarsi una reazione russa che escluderei possa essere militare in Europa, ma forse tramite forze speciali e di intelligence in Ucraina nelle regioni orientali e a Kiev. Per evitarla, gli Usa hanno accelerato “la pulizia” degli elementi più fastidiosi del governo ucraino. Infatti, nelle ultime ore si è dimesso il discusso ministro della Difesa e un importante leader dell’ultradestra nazista è stato trovato morto. Tuttavia, la reazione più importante della Russia sarà sul pivot asiatico. Putin sta incrementando le relazioni di cooperazione commerciale e militare con India e Cina. A maggio sarà a Pechino dove sembra firmerà un gigantesco contratto per la fornitura di energia alla Cina.

Il corollario di queste mosse, sarà anche sul piano monetario e finanziario, visto che i Brics da tempo teorizzano la creazione di una loro moneta per gli scambi commerciali, moneta che sarà ancorata al prezzo delle commodities. Questa sarà la vera arma letale di Putin verso l’Ue e gli Usa.

Aspettando gli eventi, si continua a negoziare. Il picco della crisi mondiale innescata dal pasticcio europeo in Ucraina si vedrà tra fine maggio e giugno, in occasione di quel G7 che Obama ha voluto proprio a Bruxelles. Chissà se per allora l’Italia avrà ancora il governo Renzi e il presidente Napolitano al loro posto!