“La Corte Suprema di Nuova Delhi ha ammesso il ricorso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone perché quello che sta emergendo è una caporetto della giustizia indiana. La mossa è di sospendere tutto fino alle prossime elezioni, per poi rimandare i due marò in Italia in modo a sbarazzarsi di una patata bollente”. Lo sottolinea Toni Capuozzo, direttore di “Terrà!” in onda su Rete 4. Latorre e Girone si erano appellati contro la scelta di utilizzare la polizia Nia antiterrorismo per condurre le indagini sul caso dell’Enrica Lexie. Il ricorso “contesta in toto il diritto dell’India a condurre l’inchiesta e a giudicare i marò”. Ferruccio de Bortoli ha scritto sul suo profilo Twitter: “I marò sempre più nelle mani della giustizia indiana, arbitrato internazionale lontano”.



Capuozzo, che cosa ne pensa della scelta della Corte suprema di accogliere il ricorso dei marò?

Si tratta di una svolta improvvisa e di qualcosa di clamorosamente nuovo, in quanto ciò comporta uno slittamento delle udienze a dopo le elezioni. La Nia ha più volte dato segnali di non voler arrivare a un processo, in quanto non ha in mano alcuna prova credibile per poter gestire un processo che inevitabilmente avrà una certa rilevanza internazionale. Gli inquirenti indiani hanno in mano le fotografie e il filmato dell’incidente avvenuto alla petroliera Enrica Lexie. Hanno sequestrato macchine fotografiche e telecamere a bordo, e al fine di presentare un capo d’accusa al processo si è reso obbligatorio il fatto di esibire questi documenti.



Quali sono le conseguenze?

Se ciò che emerge da queste immagini è il fatto che la Lexie non ha incrociato il Saint Anthony bensì un altro peschereccio, significa servire su un piatto d’argento le prove dell’innocenza di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Tutto ciò che sta avvenendo è un’enorme Caporetto indiana, pur con ben poco merito da parte dell’Italia. Ciò non è avvenuto grazie al lavoro dei precedenti governi, né tantomeno della voce dura sull’arbitrato internazionale. E’ un’implosione dell’implosione dell’impianto accusatorio indiano.

Perché è così sicuro che immagini e filmati provino l’innocenza dei marò?



Sono diversi gli elementi a documentarlo. Il capitano del peschereccio Saint’Anthony per esempio ha dichiarato a caldo che l’incidente era avvenuto alle 21.30, mentre quello che ha coinvolto l’Enrica Lexie si è verificato alle 16.30. Inoltre non si capisce perché gli inquirenti indiani, dopo avere messo le mani su foto e video, abbiano scelto di non utilizzarne i contenuti neppure in una fase istruttoria del procedimento. Ciò testimonia che è un filmato che va a discolpa dei marò.

 

Chi è il vero responsabile di questa caporetto dell’India?

I risultati dell’udienza documentano un palleggiamento di responsabilità, in quanto la giustizia indiana di fatto sta dicendo al governo che è stato quest’ultimo ad avere creato il problema e ora sta a lui risolverlo per via extragiudiziaria. La vicenda è stata cioè gestita male innanzitutto da un punto di vista politico. Il ministro della Difesa indiano, A. K. Antony, è stato uno dei grandi accusatori di Latorre e Girone, ed è considerato una figura incorruttibile. Con suo grande disappunto, è stato citato però come testimone nella vicenda delle tangenti di Finmeccanica e non verrà ricandidato.

 

Che cosa farà a questo punto il governo indiano?

L’Italia procederà sui tempi lunghi dell’arbitrato internazionale. Con buona probabilità, per la prima volta dall’indipendenza dell’India, le elezioni sanciranno la fine del potere del Partito del Congresso fondato da Gandhi. Al suo posto saliranno al governo i nazionalisti del Bharatiya Janata Party. Nella finestra che si aprirà nell’alternanza tra i due partiti politici, l’India potrebbe anche concedere una libertà provvisoria ai due marò per sbarazzarsi di una presenza che si sta trasformando in una vera e propria patata bollente.

 

(Pietro Vernizzi)

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