È innegabile che da anni i diritti delle donne vengano continuamente calpestati, fatto ancor più evidente in questo mondo globalizzato. La crisi poi non ha fatto altro che peggiorare la situazione (si pensi al mondo del lavoro), ma una spinta notevole è stata data dalla totale mancanza di principi etici e morali che avevano spinto la società anche in un recente passato verso la conquista di diritti che sembravano incancellabili. I tagli operati specialmente sull’istruzione non hanno fatto altro che peggiorare questa condizione e il mondo femminile si è trasformato in un prodotto di consumo. Nel mondo in cui l’“homo videns” sta purtroppo rimpiazzando quello “sapiens”, i corpi, sia femminili che di minori, son al centro di un mercato che, nonostante gli sforzi spesso notevoli di organizzazioni dedicate a contrastarlo, è fiorentissimo e coinvolge soprattutto le masse povere della società, che stanno sviluppandosi in maniera esponenziale.
In questo mercato l’America Latina costituisce uno dei fulcri, fatto dovuto anche alla sostanziale complicità di governi che, pur mettendo i diritti umani al primo posto dei loro programmi, li utilizzano come scudo mediatico per coprire spesso intrighi politici, bypassando di fatto il problema.
È così che in alcune regioni di questo continente governatori con pochi scrupoli, in cambio di voti, hanno instaurato regimi feudali che sono ignorati dai poteri centrali, situazioni in cui il narcotraffico e il mercato di schiavi utilizzati a fini non solo sessuali, ma anche di violenze fisiche o asportazione di organi, possono tranquillamente svilupparsi.
L’Argentina costituisce un esempio di tutto ciò: un Paese dove, in tempi abbastanza recenti, si è assistito a uno sviluppo del narcotraffico che lo ha messo nella condizione poco invidiabile di diventare produttore di droga da semplice luogo di transito. Fatto ammesso e smentito varie volte dal potere governativo, dovuto principalmente ai successi raggiunti in altri paesi latinoamericani che hanno smantellato cartelli e organizzazioni, che però hanno trovato nel territorio argentino, nella totale assenza di controlli dedicati, una zona dove poter sviluppare i propri affari.
Contemporaneamente si è assistito a uno sviluppo del traffico di corpi umani che ha coinvolto in special modo regioni del Nord del Paese, che oltre all’altissimo indice di povertà sono governate da veri e propri tiranni che hanno instaurato regimi di stampo feudale, dove spesso la complicità tra crimine e forze di polizia raggiunge limiti inimmaginabili.
Ma anche la violenza domestica è un fattore di estrema importanza che coinvolge ormai tutta la società, a livello globale, ed è direttamente collegata alla crisi economica e di valori che ci coinvolge, dove spesso la donna è il capro espiatorio per scaricare le nevrosi accumulate quotidianamente.
L’Ambasciata italiana di Buenos Aires ha organizzato un convegno sul tema: “Conflitto sui diritti umani: violenza sulle donne” che si terrà il 6 marzo a partire dalle 9 presso la Facoltà di Legge dell’Università di Buenos Aires. Parteciperanno al simposio non solo docenti locali ma anche provenienti dall’Italia (e questo spiega quanto sia attuale e globale la problematica) oltre a esperti del settore, rappresentanti di Ong dedicate e il Premio Nobel per la pace argentino Adolfo Perez Esquivel che aprirà i lavori. Un’occasione importante per fare il punto su di una problematica di estrema attualità che purtroppo, per le ragioni sopra descritte, non riesce a incontrare spazio di dibattito e la visibilità mediatica che meriterebbe.