I missili russi infiammano la crisi ucraina. Martedì Mosca ha testato con successo un razzo balistico intercontinentale, e la mossa è stata subito letta come un avvertimento nei confronti dell’Occidente. L’Arma Missilistica Strategica russa ha lanciato un missile RS-12M Topol da una regione vicina al Mar Caspio, colpendo con successo l’obiettivo nella steppa del Kazakistan. I funzionari della difesa russa hanno dichiarato a Fox News che il test “non era inaspettato” e che “è stato rispettato il sistema di notifica previsto dagli accordi Start”. Start è un trattato internazionale il quale prevede che la Russia informi gli Stati Uniti quando avvengono questi test. Ilsussidiario.net ha intervistato Natalino Ronzitti, professore di Diritto internazionale nell’Università Luiss di Roma.
Il lancio dei missili russi è un deterrente pacifico nei confronti della crisi ucraina?
Questo tipo di deterrenti non è mai a scopo pacifico. Il lancio dei missili russi fa parte della normale routine che hanno gli Stati nello sperimentare determinate armi. Dato il momento, può essere considerato però qualcosa di più di un deterrente. La Russia vuole dimostrare al mondo che se i suoi interessi sono colpiti avrà la forza per rispondere.
La sperimentazione russa è rispettosa dei trattati internazionali?
L’ultimo trattato concluso tra la Federazione Russa e gli Usa riguarda non solo le testate atomiche ma anche gli stessi missili. Nei confronti dell’Ucraina, la Russia sta compiendo una violazione della carta delle Nazioni Unite e degli stessi principi di Helsinki. Quando nel 1994 le armi nucleari che stazionavano in Ucraina e in Kazakistan furono trasferite nella Federazione Russa, Kiev aderì al trattato di non proliferazione nucleare come Stato non nucleare. In cambio l’Ucraina ottenne delle “garanzie di sicurezza”. In caso di aggressione nucleare gli Stati garanti devono intervenire in favore dello Stato aggredito, e ci si impegna inoltre a non usare l’arma nucleare.
In che senso la Russia avrebbe violato gli accordi internazionali?
Nel trattato del 1994 si afferma implicitamente che la Crimea fa parte dell’Ucraina, e ci si impegna a non violare la sovranità di Kiev. Viene espressamente preso in considerazione lo Stato dell’Ucraina qual era nel 1994, il quale comprende appunto la Crimea. Questo trattato non obbliga però Stati Uniti e Regno Unito a intervenire in favore dell’Ucraina.
Che cosa prevedono i trattati per quanto riguarda i missili?
Per quanto riguarda i missili esiste il Codice di condotta dell’Aiea sui missili balistici, uno strumento di “soft law” non giuridicamente rilevante di cui è depositario a Vienna il governo austriaco. Il documento riguarda le dichiarazioni che gli Stati dovrebbero fare relativamente ai missili, al loro possesso e alla sperimentazione che possono effettuare. E’ uno strumento che serve ad aumentare la fiducia tra gli Stati, che accettano questo Codice di condotta.
Con il missile Topol, la Russia vuole mandare un avvertimento all’Occidente?
Il missile a lunga gittata sperimentato da parte della Federazione Russa è stato letto da alcuni commentatori come un messaggio per indicare che Mosca ha le armi per difendersi, qualora l’Occidente dovesse attaccare o commettere passi falsi. La sperimentazione di un missile rientra d’altra parte nella normale tecnica di sperimentazione degli armamenti. Il missile RS-12M Topol è stato sperimentato però in un’occasione particolare, nel momento cioè in cui sono avvenute pressioni o una pratica occupazione della Crimea da parte di militari che, secondo diversi commentatori, erano sotto il controllo della Federazione Russa.
Perché Mosca sceglie di usare i missili anziché i carri armati?
La portata di un missile è di gran lunga superiore rispetto a quella di un carro armato, anche in termini temporali. Un carro armato deve compiere una certa strada prima di poter arrivare sul campo di battaglia, mentre il missile consente un’azione repentina nell’arco di pochi secondi.
(Pietro Vernizzi)