I cecchini che hanno fatto strage dai tetti di Kiev durante i giorni caldi della rivolta non sono stati mandati da Yanukovich ma dall’opposizione ucraina. La notizia, che se confermata sarebbe sconvolgente, emerge da un video pubblicato su Youtube con la registrazione di una conversazione tra il ministro degli Esteri dell’Estonia, Urmas Paet, e l’alto rappresentante dell’Unione europea, Catherine Ashton. Per Marcello Foa, direttore generale di TImedia ed esperto di comunicazione, l’utilizzo dei cecchini fa parte di una strategia orchestrata dai servizi segreti di diversi Paesi per rovesciare Yanukovich.



In che senso dietro al rovesciamento di Yanukovich ci sarebbe una vera e propria strategia?

Oggi certi obiettivi non si raggiungono più con i metodi tradizionali, ma usando strumenti asimmetrici. Alcuni di questi comportano l’avvio di quella che in apparenza è una rivoluzione, ma che nella realtà è una manovra pilotata sapientemente che porta alla caduta del regime. In Ucraina si è verificata una variante anomala di questa strategia, in quanto sono stati utilizzati dei gruppi neonazisti che hanno trasformato la rivolta pacifica in una guerriglia armata semi-rivoluzionaria.



Come valuta in particolare la notizia sui cecchini utilizzati dall’opposizione?

La presenza dei cecchini rientra in alcune tecniche già denunciate da alcuni esperti. Il fatto di poter uccidere o ferire soldati e manifestanti genera il caos, provocando una risposta scomposta da parte delle autorità. Lo scopo ultimo è provocare lo smarrimento del presidente che si vuole rovesciare, in questo caso Yanukovich, e con la complicità della pressione internazionale dei media molto spesso si ottiene l’effetto desiderato.

Da chi è orchestrata questa operazione?

Dietro ai gruppi neonazisti ci sono i Paesi occidentali che da alcune settimane si stanno prodigando per provocare un cambio di area dell’Ucraina. Questi gruppi sono stati sostenuti innanzitutto dal governo americano, come documenta anche un filmato in cui John McCain parla in piazza con a fianco gli estremisti di destra. La simpatia strumentale per questi gruppi è però molto pericolosa. La notizia sui cecchini non si spiega invece con una manipolazione delle masse, bensì con un’operazione dei servizi segreti. Solo questi ultimi possono compiere operazioni così sofisticate e così drammaticamente ciniche. E’ però del tutto improbabile che queste ultime siano state messe in campo dai russi, perché l’intervento dei cecchini ha indebolito Yanukovich favorendone il rovesciamento.



Queste operazioni sono simili alla strategia della tensione messa in atto dagli Stati Uniti ai tempi della guerra fredda?

No, in quanto i mezzi utilizzati sono completamente diversi. La guerra fredda è stata combattuta con i metodi classici dell’epoca, mentre in questo caso non c’è uno scontro tra due blocchi com’erano Usa e Urss. Oggi abbiamo a che fare con rivolte geograficamente circoscritte, come in Georgia, Kirghizistan, Ucraina, Egitto, Tunisia, Libia e Siria. Le tecniche sono evolute e la portata dello scontro è limitata a questi scenari in cui non si usa tanto il terrorismo classico come forma di pressione sociale, sia con gli omicidi mirati sia con le bombe nelle piazze, come è avvenuto nell’Italia degli anni 70, bensì usando quasi sempre gruppuscoli locali o facendo venire mercenari e guerriglieri dall’estero.

 

I media giocano un ruolo di sponda in queste operazioni?

Le confesso che sono abbastanza scandalizzato dal ruolo giocato dai media in Ucraina. La telefonata tra il ministro estone e Catherine Ashton, secondo i criteri giornalistici, avrebbe dovuto ottenere una grande rilevanza da parte dell’informazione. Invece è passata praticamente sottotraccia, e questo è un fatto che non fa onore ai giornalisti ma che non è sorprendente. Quando sui media si descrive un conflitto distinguendo nettamente tra il bene e il male, si crea un frame psicologico che rinforza tutte le notizie che vanno nella stessa direzione e si tende a scartare tutte quelle che al contrario la contraddicono. In questo caso l’audio della telefonata non è stato pubblicato dalla maggior parte dei quotidiani online, non è stato commentato dai portavoce e d’altra parte poiché contraddiceva troppo alla narrazione proposta nelle ultime settimane neanche la stampa ha citato la notizia.

 

(Pietro Vernizzi)

 

@marcellofoa blog.ilgiornale.it/foa/‎