“Il più vasto raduno di jihadisti in molti anni”: così sono state definite le inquietanti immagini video di un centinaio di militanti di Al Qaeda nello Yemen, diffuse in questi giorni dalla Cnn e che non poca preoccupazione sembrano aver destato nei servizi segreti americani. Al raduno era presente il numero due di Al Qaeda, Nasir al Wuhayshi, che ha lanciato i consueti proclami, in particolare verso gli Usa: “Lotta all’America che porta la croce”, ha detto. Cosa significano queste immagini e cosa deve temere l’occidente, proprio quando si pensava che la minaccia terroristica fosse scemata? Secondo Guido Olimpio contattato da ilsussidiario.net, se è vero che bisogna considerare l’effetto puramente propagandistico di immagini come queste, è anche vero che Al Qaeda è sempre una minaccia reale, anche se oggi confinata più ai paesi arabi e africani e meno verso l’occidente. 



Che importanza bisogna dare a queste immagini diffuse dalla Cnn? Siamo davanti a una nuova minaccia terroristica per l’occidente?

Bisogna sempre fare un po’ di tara quando si vedono questo tipo di immagini, in quanto l’elemento fondamentale è quello meramente propagandistico. Un video cioè che vuole incutere un forte senso di sicurezza soprattutto ai simpatizzanti di Al Qaeda nel mondo, insomma una prova di forza. E’ anche vero che Al Qaeda oggi è un gruppo più forte di quanto era prima, soprattutto nello Yemen dove sono state girate quelle immagini. 



In concreto però, quanto dobbiamo temere queste immagini?

Dobbiamo dare il giusto peso, soprattutto se prendiamo per vere certe dichiarazioni dei servizi segreti americani relative ad alcuni tentativi di colpire il traffico aereo internazionale in tempi recenti. Al Qaeda è sempre un gruppo minaccioso, sia per le realtà locali che su un fronte più ampio.

Eppure si era detto recentemente che non avesse più la forza di un tempo.

Questo è vero. Al Qaeda è oggi diversa, è più frazionata, è impegnata su fronti regionali con obiettivi e significati diversi fra loro. Si potrebbe dire che anche Al Qaeda ha vissuto la sua “primavera araba”. 



Ci spieghi questo passaggio, cosa intende esattamente?

Al Qaeda ha subito forti travagli interni, combatte in tanti posti e ha capi diversi. E’ una realtà molto più spezzettata e non so se abbia le capacità strategiche che aveva, e comunque fatica ad arrivare alle capacità di un tempo. Al-Zawahiri che era il successore di bin Laden non è abbastanza autorevole e non gode del rispetto di molti gruppi jihadisti. Non gli viene certo riconosciuto il ruolo che aveva Osama bin Laden. Cosa sia oggi Al Qaeda lo dimostra bene quello che accade in Siria, dove Al Qaeda deve combattere contro altri gruppi islamici. Una realtà assai frammentata, in sostanza. 

Si può dire allora che se l’Occidente è più sicuro, molti paesi arabi e anche africani viceversa siano maggiormente a rischio di cadere nelle mani del fondamentalismo di marca terroristica?

Certamente, anche se non parlerei di possibilità di prendere il potere da parte dei qaedisti. Quando si parla di realtà mediorientali e in genere arabe non è tutto così netto, si tratta di realtà molto fluide e poco consistenti. Possiamo dire che in alcune zone la capacità di questi gruppi è notevole e gode di grande seguito, ma torniamo alla Siria e vedremo come Al Qaeda è in rotta sanguinaria con il cosiddetto Isis, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, una realtà molto più potente e che minaccia larghe zone dell’Iraq fin nei pressi di Bagdad e della Siria.

 

Lo vediamo anche in Africa, non è vero?

Sì. Lo vediamo in Nigeria, dove Boko Haram certamente non prenderà mai il potere ma opera in maniera devastante, provocando morti e danni ingenti in un paese che è considerato la prima economia africana e deve vedersela con pochi terroristi senza scrupoli.

 

Si sa, anche se non si dice, che ci sono diversi paesi arabi che sostengono queste realtà terroristiche con i soldi e con le armi. 

Anche qui bisogna capire bene la realtà, perché le stesse nazioni arabe rappresentano un mondo fluido in cui l’appoggio diretto a un gruppo o all’altro non è mai costante e non è mai netto. Si tratta di relazioni dietro le quinte e spesso discontinue. Certamente il Qatar ha appoggiato i Fratelli musulmani in Egitto e in Libia in concorrenza con l’Arabia Saudita che invece appoggia altri gruppi fondamentalisti. 

 

Proprio in questi giorni gli Stati Uniti hanno sospeso il programma di spionaggio dei musulmani a New York, cosa che qualcuno ha interpretato come il superamento della stagione del “grande terrorismo”. E’ così? L’occidente ha vinto la sua guerra?

Quel programma in particolare era molto contestato per le accuse di violazione della privacy e della libertà personale, era sostanzialmente un programma di schedatura di massa che non ha dato risultati concreti. Ma è anche vero che il controllo massiccio che l’occidente ha fatto sul mondo islamico in Europa ha dato risultati concreti.

 

Del tipo?

Ha tagliato l’erba a gruppi pericolosi, anche se ci sono stati episodi come gli attentati di Londra e Madrid, ma il lavoro preventivo svolto dai servizi di intelligence europei e americani ha funzionato alla grande. Resta una spinta naturale grazie alle tensioni nei paesi dell’area mediorientale, ma io credo si possa dire che l’occidente ha concluso con una vittoria la prima parte della guerra apertasi l’11 settembre 2001. Ricordiamoci che è stato eliminato fisicamente il capo, bin Laden, anche se tutto questo non vuol dire che finisce l’era della violenza terroristica, cosa che è intrinseca in quell’area dove il gioco politico usa la violenza con azioni di guerra o di terrorismo. Siamo tutti interconnessi a livello mondiale quindi è sempre possibili che queste violenze si allunghino anche da noi. Ma oggi il focus principale è più locale: un militante fondamentalista oggi vuole andare in Siria e non in Europa.