Eravamo tanti. Come sempre, più di sempre. Nonostante la primavera quest’anno non sembri proprio avere nessuna intenzione di farsi vedere. L’altro giorno ha nevicato ancora. Gente di tutte le razze e colori, “from all walks of life”. Gente ricca e gente povera, colti, sapienti e quelli che non sanno neanche fare una “O” con un bicchiere, gente che organizza autobus per esserci e gente che inciampa fortuitamente nella processione e si mette a seguirla. Tutti dietro alla croce di Gesù. Cos’altro potrebbe tenerli tutti insieme? Sono diciannove anni che il Venerdì Santo seguiamo la croce su uno dei ponti più famosi del mondo. E sono diciannove anni che in un modo o un altro mi ritrovo a scrivere della Way of the Cross Over the Brooklyn Bridge. In principio scrivevo lettere agli amici, a Don Giussani, poi articoli. C’ho scritto anche un libro. Cosa è rimasto da dire? Cosa resta da dire di quello che si è già fatto tante e tante volte? Immagino che un reporter professionista, chiamato a raccontare di una cosa che ha già raccontato un’infinità di volte, cerchi un “different angle”, una prospettiva diversa per insaporire quella che altrimenti sarebbe solo una minestra riscaldata. Ecco, a me questo non interessa più di un tanto, e non solo perché non sono néun reporter nétantomeno uno che lo fa per professione. Io vorrei “esserci” di fronte a quel che accade. E per me – come per tutti – c’è solo una cosa necessaria e sufficiente per “esserci”, perché quel che accade da tanti anni si possa riaccendere di nuovo: un cuore semplice e consapevole del suo infinito bisogno di Bene.  Fr. Richard Veras era lì a predicare ad ogni stazione. Appassionato, appassionatamente avvinghiato a quella croce, pieno di bisogno di Bene e pieno di certezza perché questo Bene c’è e ha dato la sua vita per noi. Fr. Rich, un caro amico, uno con cui ho scritto tante canzoni. C’era il Cardinale Dolan a St. James, luogo di partenza della Via Crucis. E si vedeva bene che Dolan “c’era”. C’era anche Di Marzio, Vescovo di Brooklyn. E si vedeva bene che anche lui “c’era”. Si vedeva bene che guardavano Gesù in croce, e guardavano questo popolo radunato ai piedi della croce. E guardavano Fr. Rich che diceva quello che tutti vorremmo saper dire, quello che tutti abbiamo bisogno di dire. Rich lo conosco bene, come lui conosce bene me. Un povero disgraziato come me, un povero disgraziato abbracciato dalla croce, un povero disgraziato abbracciato alla croce.



Come me. Salvato dalla croce. Come me. Come il Vescovo, il Cardinale, i tremila sul Ponte e tutti gli uomini di tutti i tempi. Ieri sul ponte, in me le parole di Fr. Rich si trasformavano in quelle di una Lauda del XVI secolo, la prima Lauda che sentii in vita mia. Quella che si conclude con un’accorata domanda: “Lasceretelo voi per altro amore?”. Possiamo andarcene o continuare a seguire la croce. Continuiamo a seguire la croce. Noi sul ponte di Brooklyn, perché questo è il nostro cammino quotidiano. Io continuo a seguire la croce, il mio cammino quotidiano. E lo faccio chiedendo al Signore un cuore semplice che sappia piangere e si lasci illuminare dalla gioia, infinita, della Resurrezione. Happy Easter!



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