Nonostante i proclami ufficiali che arrivano da Atene su un miglioramento della situazione economica, la realtà è che la Commissione europea vede ancora nero. La situazione del debito infatti sarebbe peggiorata e la Grecia dovrebbe ancora una volta affidarsi ai creditori internazionali: in un report appena reso pubblico, il debito greco si attesterebbe infatti a circa il 125% del Pil nel 2020, con un buco di bilancio pari a 5,5 miliardi di euro fino alla fine del 2015. Ma il governo greco dice che non c’è bisogno di un terzo intervento di creditori, dopo i due che hanno portato 215 miliardi di euro nelle casse greche. Per il giornalista greco Dimitri Deliolanes, profondo conoscitore della realtà del suo Paese, contattato da ilsussidiario.net, «è ovvio che il governo greco in clima pre-elettorale neghi la necessità di nuovi aiuti». Ma la realtà, aggiunge, «è che si stanno arrampicando sugli specchi per negare che la coalizione di governo ha fallito».
Il governo greco nega di aver bisogno di nuovi aiuti economici, lei cosa ne pensa?
Quelle del governo greco sono evidenti mosse pre-elettorali. Tutti i responsabili del piano che ha coinvolto la Grecia, dal governo di Atene alla Commissione europea al governo tedesco, hanno bisogno di un successo, si arrampicano sugli specchi per presentare una situazione migliore rispetto a quella che è veramente.
Alla vigilia delle elezioni europee si può dunque dire o no che la Grecia è stata salvata dalla troika?
Il divario denunciato adesso in realtà era già noto, si capiva che ci sarebbe stato bisogno di un terzo o anche un quarto memorandum a seconda di come ognuno fa i calcoli del caso. Il governo greco tutto questo non vuole farlo sapere perché spaventerebbe l’opinione pubblica, sarebbe ammettere il fallimento totale della linea a cui si è sottoposto negli ultimi due anni. Siamo in periodo pre-elettorale, si sta cercando di promuovere una diversa visione dei fatti.
Quale allora la realtà?
Si è sbandierato il raggiungimento di un surplus primario raggiunto dalla Grecia alla fine del 2013 e nel primo trimestre di quest’anno, ma chiunque segua anche superficialmente le cose, sa come si è ottenuto questo surplus.
Come?
Con un trucco contabile di bassissimo livello.
Ci spieghi.
Se si sospendono tutti i pagamenti pubblici per quasi due anni è evidente che si ottiene un surplus primario. La realtà invece è che soltanto i debiti pubblici verso i fornitori ammontano a 63 miliardi di euro, una una cifra pazzesca. Quello che è sicuro è che chiunque è andato in pensione un anno fa ancora oggi non ha incassato nulla.
La Grecia davanti alle elezioni europee è una sorta di spauracchio, che ruolo giocherà il suo Paese nell’immaginario elettorale europeo?
La Grecia è da anni al centro del dibattito sulla politica economica europea, è in Grecia che si sta giocando il tutto e per tutto sia per gli euroscettici che per i fautori dell’Europa. È per questo che c’è un gioco di manipolazione dell’informazione per presentare comunque dei risultati.
Elezioni europee dunque dove ci si gioca il tutto per tutto.
Il governo greco sta cercando disperatamente di presentare risultati in vista delle elezioni perché questo voto in Grecia ha un significato molto importante non solo perché ci sono abbinate quelle regionali, ma perché il partito di opposizione ha dato un preciso significato politico a queste elezioni.
Quale?
Quello di chiedere agli elettori di esprimere la loro contrarietà verso la coalizione di governo. Uno dei due partiti, quello socialista, è ormai quasi scomparso, ha anche cambiato nome per cercare di nascondersi; quello di centrodestra riesce invece a resistere ancora. Il problema è per quanto ci riuscirà, se alla fine il distacco tra il primo partito e il secondo, cioè Nuova democrazia, non sarà consistente è chiaro che si andrà a elezioni nazionali.
Dunque che succederà?
Che si uscirà, speriamo, da questa crisi infinita economica solo con una crisi politica. Il nuovo possibile governo greco porrà all’Europa delle questioni molto serie su come promuovere la crescita e non pensare solo al debito e tutti i governi europei saranno coinvolti nel tipo di risposta da dare.
Gli euroscettici crescono ovunque, dall’Italia alla Francia: che Parlamento europeo uscirà fuori da queste elezioni?
Nel nuovo Parlamento europeo ci sarà un alto numero di euroscettici e di contestatori dell’attuale politica economica applicata dalla Commissione uscente che, mi permetta di dire, è stata davvero pessima, la peggiore nella storia europea.
Il risultato elettorale porterà allora a un ammorbidimento dei falchi, la Germania e i Paesi del nord Europa?
Sicuramente la crescita di queste forze sia euroscettiche che critiche verso le politiche economiche porrà questioni decisive. Mi sembra ad esempio che Grillo abbia fatto una grossa svolta, adesso è meno euroscettico e più critico della politica economica europea. Il risultato elettorale sarà un grossissimo schiaffo a questa Europa, che mostrerà il distacco tra opinione pubblica e politiche economiche. Se la leadership che ne uscirà non ne terrà conto è chiaro che il distacco e il pericolo stesso di esistenza per l’Unione europea sarà enorme.
Avremo dunque un cambio di linea politica?
Personalmente credo che il messaggio degli elettori europei dovrà essere preso in considerazione. Avremo un cambio di politica economica e anche la Germania dovrà capire che l’potesi di una Europa tedesca, se mai lo hanno pensato davvero, è invece fallimentare e rischiosa.