Circa un centinaio di persone rimaste uccise nei feroci scontri che portarono alla caduta del regime del presidente Yanukovich. Si è dibattuto a lungo su chi fossero realmente i cecchini che sparavano alla folla, arrivando a speculare si trattasse di oppositori dello stesso Yanukovich che volevano aizzare la folla contro le autorità, o di appartenenti a gruppi dell’estrema destra filo nazista. Il ministro degli interni del nuovo governo ucraino ha tenuto una conferenza stampa per mostrare le prove che stabilirebbero che i cecchini erano appartenenti a gruppi speciali della polizia governativa. La gran parte dei dimostranti che rimase uccisa tra il 18 e il 20 febbraio scorso fu colpita in una via nei pressi di piazza Maidan dove si trovavano i manifestanti. Il ministro Avakov ha potuto fornire i dettagli  di uno studio effettuato in cui si può capire con certezza che otto delle persone uccise furono colpite dalla stessa arma da fuoco, arrivando a identificare chi aveva sparato. Si tratta di Maj Dmytro Sadovnyk, comandante di una unità speciale della polizia sospettato di aver ucciso almeno 17 persone. Secondo Avakov queste forze speciali si trovavano sul tetto dello Zhovtnevy Palace: sarebbe stato possibile ricostruire la linea del fuoco con test balistici sulle armi usate. Sono poi state mostrate molte foto che inquadrano i cecchini, la gran parte dei quali sarebbe in seguito fuggiti in Crimea dove hanno trovato protezione. Secondo il capo dei servizi segreti ucraini, inoltre, molti agenti delle forze di sicurezza russe erano presenti durante gli incidenti dello scorso febbraio, fornendo armi e munizioni alle forze governative. Un mandato di arresto è stato spiccato nei confronti dell’ex capo delle forze di sicurezza ucraine, Oleksander Yaymenko. 



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