Ancora stragi nella Siria martoriata dalla guerra civile. Ventuno persone sono state uccise da colpi di mortaio lanciati dai ribelli ad Aleppo, che hanno preso di mira quartieri controllati dal governo ma ancora popolati da civili. Secondo fonti ufficiali del regime, altre 36 persone sono morte nel quartiere alawita di Homs per l’esplosione di un’autobomba. Il presidente Assad intanto ha annunciato ufficialmente che si ricandiderà alle prossime elezioni presidenziali previste per giugno. Ilsussidiario.net ha intervistato Maria Saadeh, deputata cristiana del parlamento di Damasco, secondo cui “dietro agli attentati si muovono gruppi armati privi di una cultura e di un’ideologia precisa, che rappresentano interessi internazionali e non le reali aspirazioni del popolo siriano. Proprio per questo le prossime elezioni saranno un momento decisivo, perché per la prima volta dopo tre anni di guerra ridaranno la parola ai cittadini del nostro Paese”.



Che cosa ne pensa degli attacchi contro i civili avvenuti a Homs e Aleppo?

Dietro questi attacchi ci sono dei gruppi armati privi di qualsiasi ideologia, animati soltanto dall’intenzione di uccidere. In Siria si stanno verificando numerose tragedie di questo tipo che coinvolgono i civili. L’obiettivo di queste fazioni è quello di distruggere lo Stato.



Chi c’è dietro a questi ribelli?

Tutti questi gruppi, terroristi, salafiti e jihadisti, si nascondono dietro l’Islam, pur non conoscendo nulla sul suo reale significato. A sostenerli sono specialmente l’Arabia Saudita e altri Stati del Golfo, così come alcune potenze occidentali. All’origine di queste azioni c’è l’odio di gruppi i quali compiono tutto ciò che vogliono. Assad si ricandiderà alle prossime elezioni presidenziali.

Che senso ha votare in questa situazione?

Innanzitutto è un fatto importante che le elezioni si tengano, proprio per garantire la stabilità dello Stato. In secondo luogo, è un diritto del popolo siriano scegliere il presidente e decidere il nostro futuro. Ciò che conta non è dunque chi vincerà le elezioni, ma il fatto che la parola torni al popolo siriano. Dopo tre anni di guerra, le elezioni sono l’unico modo per difendere i diritti della popolazione siriana. Ciò significa che alla nostra gente è data la possibilità di migliorarsi, di sostenere i loro diritti e di scegliere il loro futuro.



Le crescenti tensioni tra Russia e Stati Uniti si stanno riflettendo anche sulla Siria?

Quanto sta avvenendo in Siria non è una guerra tra siriani, bensì un conflitto internazionale che si intreccia ad altre questioni come quella iraniana, ucraina e agli stessi rapporti tra Russia e Stati Uniti. Il nostro obiettivo è cambiare il sistema politico della Siria e nello stesso tempo trovare un nuovo equilibrio tra le potenze straniere.

 

In che modo è possibile raggiungere questo obiettivo?

Il nostro compito è quello di cercare una nuova stabilità a livello politico, sociale ed economico. Ciò di cui abbiamo bisogno è tempo, in modo da riorganizzare il Paese da capo, a cominciare dalle fondamenta. Credo nella società siriana di oggi, perché ci sarà un grande potere nel mondo. Ciò comporterà un nuovo modo di concepire la politica. La questione ucraina e quella siriana dovrebbero essere negoziate di pari passo, perché in qualche modo il livello delle questioni implicate sono simili. Sarà un lavoro progressivo per migliorare ciascuno dei poteri dello Stato. Dobbiamo risolvere la crisi siriana a un livello regionale e internazionale, lo stesso che richiede una soluzione duratura della crisi ucraina.

 

(Pietro Vernizzi)