Ormai inizia a essere confermato che nell’estate-autunno del 2011 è iniziata la “guerra” tra la Germania e gli Usa. Le rivelazioni contenute nel recentissimo libro di memorie dell’ex ministro del Tesoro americano, Timothy Geithner, arrivano in un momento cruciale della vita dell’Unione europea che, come ha chiosato Romano Prodi, con le prossime elezioni “si gioca tutto. Basta rigore”. La prima vittima di quello scontro iniziato nel 2011 è stato il governo italiano guidato da Silvio Berlusconi. Due anni più tardi, la seconda vittima è l’Ucraina. E la Germania?



Per rispondere a questa domanda dobbiamo andare con ordine. Innanzitutto chiariamo i motivi dello scontro tra Usa e Germania che, dopo la sconfitta del Reich e l’occupazione alleata e sovietica, negli ultimi 70 anni sono stati alleati. Il primo passaggio è stata la riunificazione della Germania (18 marzo 1990) che alterò gli equilibri strategici interni all’Europa occidentale, aprendo la via all’espansione dell’Ue verso Est. Il corollario di questo evento fu la guerra che frantumò la Jugoslavia tra il 1991 e il 1995. Il secondo passaggio è stato il cancellierato del socialdemocratico Gerhard Schroeder (1998-2005) che compensò l’introduzione precipitata dell’euro nel 2001 – approvato con il regolamento 1466/97 nel quadro della rampante globalizzazione clintoniana – con gli allargamenti orientali dell’Ue (2004-2007). Il corollario di queste politiche fu la reazione nazionalista russa che ha progressivamente spostato le politiche messe in atto da Vladimir Putin nelle funzioni di primo ministro e di presidente. Non fu quindi casuale che Schroeder, il giorno dopo aver lasciato la cancelleria tedesca, fosse nominato a capo del consorzio North Stream per la fornitura del gas russo alla Germania e al Nord Europa.



Il terzo passaggio è stata l’elezione e la rielezione di Angela Merkel come cancelliere della Germania (2009 e 2013). Il corollario di questi eventi è stato l’instaurazione del “rigore” germanico nella gestione economica dell’Unione monetaria europea, divergendo dall’impostazione monetaria espansiva promossa dagli Usa e dal Regno Unito. Con la politica del “rigore europeo”, la Germania ha potuto consolidare attorno ai propri interessi economici l’insieme del continente europeo.

Gli americani, impegnati nella gestione difficile dell’era post-Bush, hanno impiegato un certo tempo a capire che cosa stava effettivamente accadendo in Europa. I britannici lucravano sul servizio del debito incrementato dagli “spread” ed evitavano di affrontare la Germania frontalmente. La Russia di Putin traeva benefici economici considerevoli dalle politiche europee della Germania.



Come chiarisce Geithner, tutto è cambiato nell’estate-autunno del 2011. Infatti, i francesi, e in modo minore i britannici, capirono che si doveva contrastare la Germania con un’azione di forza. Si trovò la scusa della Libia, ai danni dell’Italia, con la riluttanza Usa e con la contrarietà molto evidente della Germania. La Francia andò oltre quanto deciso, con l’assassinio del colonnello Gheddafi. Per il governo Berlusconi fu una debacle, causata da paesi alleati. Il contrattacco della Germania fu la “letterina” fatta firmare al francese Trichet, capo della Bce, al governo Berlusconi. Per l’Italia è stata una doppia sconfitta, strategica ed economico-monetaria, che fu possibile perché i tentennamenti di Obama non fecero scattare la risposta strategica e finanziaria tramite il Fmi a sostegno dell’Italia. Un tradimento per insipienza e ignavia più che per calcolo.

Gli Usa hanno davvero tardato a prendere delle concrete contromisure per ridimensionare la Germania in Europa. Mentre l’Italia commissariata vedeva l’avvento del governo di Mario Monti, si è dovuto attendere l’aprile 2013 che simultaneamente ha visto un incontro a Berlino tra il premier britannico Cameron e la cancelliera Merkel, la fine del governo Monti e la nascita di quello di Enrico Letta. Che cosa era successo?

L’incontro di Berlino, durato tre giorni, è stato tra i più difficili nelle relazioni bilaterali tra Germania e Regno Unito. Alla questione dell’Unione bancaria si aggiungeva quella della dicotomia tra le infrastrutture europee di borsa. Infatti, da un lato la britannica Lse controllava le borse europee tranne quella tedesca (DB) con l’intenzione riuscita di una fusione transatlantica con Ice-Nyse-Euronext, dall’altro la borsa tedesca (DB) guardava autonomamente verso Est e verso l’Asia orientale, in aperta concorrenza con gli interessi di Londra. L’incontro di Berlino non ha portato pacificazione ma divisione e acrimonia reciproca.

È stato solo dopo questo evento che gli Usa hanno iniziato una politica di “contenimento” attivo della Germania. Spionaggio, pressioni diplomatiche molto vigorose per costringere la Germania ad accettare una politica monetaria europea espansiva e infine la crisi in Ucraina. Quest’ultima era il grimaldello per disturbare gli interessi tedeschi a Est, verso la Russia. Le famose parole della diplomatica americana Nuland – “che l’Ue vada a farsi fottere” – erano piuttosto indirizzate all’Europa germanizzata. Corollario di queste politiche fu la fine del governo di Enrico Letta e l’avvento del giovane fiorentino, noto come il “rottamatore”, Matteo Renzi, al governo dell’Italia. Ovviamente, sempre senza alcuna elezione popolare che legittimasse queste scelte.

Intanto, la Germania si smarca sempre di più dalla morsa Usa. Lo aveva annunciato nel gennaio 2014 il presidente federale della Germania, Joachim Gauck, che nel discorso di apertura della Conferenza Internazionale per la Sicurezza di Monaco di Baviera, con fierezza, parlava del “ritorno della Germania” sulla scena strategica internazionale. Inoltre, nonostante le sanzioni piratesche americane alla Russia, alla conferenza economica annuale di San Pietroburgo, dal 22 al 24 maggio, ci sarà il gotha dell’industria tedesca. I rappresentanti di Daimler (cioè Mercedes), E.on (energia), Basf (chimica, lavora con Gazprom nei giacimenti siberiani), Metro (distribuzione), TUI (un enorme tour operator) e la filiale tedesca di Boston Consulting, tra gli altri, hanno confermato ieri a Spiegel online la loro partecipazione.

Le drammatiche (e inutili) elezioni europee del 25 maggio, unitamente alle assurde elezioni presidenziali in Ucraina, si stanno avvicinando. La cancelliera Merkel umilia gli elettori dichiarando che sceglierà lei il leader dell’Ue: il nuovo presidente non sarà il più votato dai cittadini. ma uscirà da una trattativa tra i governi.

È evidente che siamo di fronte a uno scontro di vaste proporzioni tra visioni diverse dell’Occidente. Da un lato gli Usa e alcuni paesi europei, dall’altro la Germania con buona parte dell’Ue e la Russia.

L’Italia che fine farà con la gestione dell’annunciatore di Rignano sull’Arno e le sue azzoppate amazzoni?