In attesa di un bilancio delle vittime – si parla di circa 60 morti tra il rogo e scontri tra le fazioni in campo – il capo della polizia di Odessa, Petr Lutsyuk, è stato rimosso dall’incarico au decisione del ministro dell’Interno dell’Ucraina, Avakov. Nel frattempo, a testimonianza di una situazione sempre più critica, il Cremlino, che ha ammesso di aver perso il controllo sui gruppi cosiddetti di autodifesa operanti nel sud-est del Paese. Sono intervenuti gli Stati Uniti che anno chiesto a Ucraina e Russia di “ristabilire l’ordine”. Questa parte della nota diffusa dal Dipartimento di stato americano: “La violenza e il disordine che hanno portato a tanti morti e feriti assurdi sono inaccettabili”. Ma il governo di Kiev pare tutt’altro che intenzionato a cessare il fuoco, con la città di Kramatorsk sotto attacco. Il ministro dell’Interno Arsen Avakov ha annunciato via Facebook la prosecuzione dell’offensiva, scrivendo: “Non ci fermeremo”.
Sono 42 i morti (accertati) a causa del rogo di Odessa. La Casa dei sindacati messa a ferro e fuoco nel sud dell’Ucraina è un cimitero aperto, con cadaveri sparsi nei vari piani dell’edificio, oltre a quelli che si sono gettati dalle finestre per fuggire dalle fiamme e dal fumo che hanno carbonizzato e soffocato altre persone. Sono stati dichiarati tre giorni di lutto cittadino e in città per verificare la situazione è arrivata Yulia Tymoshenk, ex premier ucraino. Le forze dell’ordine hanno arrestato più di 130 persone a seguito degli scontri tra lealisti e filorussi che hanno dato vita ieri sera a una battaglia per le strade campo di battaglia. Secondo la ricostruzione della polizia, l’incendio sarebbe stato provocato da molotov lanciate verso il secondo e terzo piano del palazzo. Gli arrestati rischiano accuse che vanno dalla partecipazione a disordini all’omicidio premeditato. Durissimo Putin, secondo il quale le autorità di Kiev hanno partecipato direttamente al crimine di Odessa. Gli fa eco Aleksandr Torshin, primo vice presidente del Senato russo, che ha richiesto la formazione di una commissione internazionale per indagare sugli scontri e sull’incendio.
Sono stati finalmente rilasciati gli osservatori Osce tenuti in ostaggio in Ucraina, ma prosegue serrata e violenta l’offensiva contro i separatisti filorussi. Viaceslav Ponomariov, autoproclamato sindaco di Slaviansk, aveva annunciato la sua intenzione di rilasciare gli osservatori militari: “Sono seduti nel mio ufficio, sto parlando con loro per liberarli. Questo non ha a che fare con la situazione insicura nella città”, ha dichiarato. La liberazione è stata poi confermata da Vladimir Lukin, uomo del Cremlino impegnato nel sud-est ucraino. Nel corso della notte sono continuate, per volere del governo di Kiev le operazioni contro i filorussi: all’alba le truppe sono entrate in azione dnei nei pressi di Kramatorsk (vicina a Slaviansk), dove l’esercito – stando a quanto riferito dallo stesso ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov – ha preso il controllori una torretta televisiva della città, teatro di nuovi scontri notturni. Il bollettino è incerto: il governo non parla di vittime, ma secondo quanto riporta Ponomariov, si registrano più di dieci 10 civili morti nel vicino villaggio di Andreievka.
Un secondo e più accurato bollettino dell’offensiva scattata nella notte da parte del governo di Kiev (le 3.30 ucraine, le 4.30 italiane) contri i ribelli filorussi parla di 4 morti e di 15 feriti accertati a Odessa. Nel corso di una manifestazione pro-unità è stato incendiato un palazzo al cui interno si sarebbero trovati circa trenta attivista pro-russi. Lo scontro tra le parti è stato violentissimo e, tra le fiamme e il fumo, in strada gli oltre 2.000 manifestanti hanno lanciato molotov e granate fumogene.
Primo bilancio dell’offensiva lanciata stamane dal governo di Kiev contro i ribelli filorussi che da giorni hanno occupato la città di Sloviansk. Lo ha fatto sapere il presidente ad interim dell’Ucraina, commentando anche che le operazioni non si stanno svolgendo così velocemente come sperato. Segno questo della forte resistenza dei ribelli armati da Mosca di armi tali da averli resi in grado oggi di abbattere due elicotteri governativi. Due i morti e sette i feriti, mentre non è chiaro il numero dei filorussi uccisi. Secondo Kiev tutti i checkpoint dei ribelli all’ingresso della città sarebbero stati conquistati, ma ne rimarrebbero invece ancora alcuni in mano dei ribelli. Molti anche i cittadini comuni che si sono messi per la strada davanti ai carri armati ucraini per fermarli. Il premier ucraino Turcinov ha parlato di “molti morti e molti feriti tra gli insorti, la città è isolata”.
L’offensiva ucraina odierna contro i separatisti del Sud-Est del Paese, presentata come un operazione antiterrorismo contri i separatisti filorussi, rende ancor più difficoltosa la liberazione degli osservatori militari dell’Osce tenuti in ostaggio dai militari filorussi. Giusto pochi giorni fa Angela Merkel, visti i tedeschi rapiti, aveva contattato telefonicamente Vladimir Putin chiedendone il rilascio. Oggi il Cremlino commenta l’azione ucraina come “punitiva” che “distrugge le ultime speranze per l’attuazione degli accordi di Ginevra”. Il blitz delle forze ucraine ha il suo centro pulsante proprio a Sloviansk, roccaforte della protesta dove sono tenuti in ostaggio gli osservatori militari dell’Osce.
Dopo la vasta operazione militare avviata stamattina contro la città ucraina separatista filo-russa Slavjansk, il ministero della difesa ucraino ha confermato l’abbattimento di due elicotteri Mi-24 (e non quattro come sembrava in precedenza) con l’aiuto di un complesso portatile per la difesa aerea. Lo ha comunicato su Facebook anche il ministro dell’interno Arsen Avakov. Intanto il premier ad interim di Kiev, Arseniy Yatseniuk, ha spiegato in un’intervista al Financial Times che l’Ucraina sta per attraversare “i dieci giorni più pericolosi” della sua storia dall’indipendenza nel 1991. Il capo del governo ha quindi puntato il dito contro Mosca, colpevole a suo giudizio di voler fomentare gli scontri in concomitanza con la ricorrenza (il 9 maggio) dell’anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista.
Il raid avviato nell’Est dell’Ucraina è un “atto criminale” che distrugge gli accordi di Ginevra. E’ questo il commento del presidente russo Vladimir Putin, le cui parole sono state riportate dal portavoce Dmitry Peskov. “Utilizzando l’aviazione per sparare su località di civili, il regime di Kiev ha lanciato un’operazione punitiva e sta distruggendo tutte le speranze per l’attuazione degli accordi di Ginevra”, recita la nota del Cremlino. Intanto il ministro lituano della Difesa, Juozas Olekas, ha fatto sapere che cinque navi della Nato sono arrivate oggi nel porto di Klaipeda come “misura di deterrenza” contro la Russia e per consolidare la presenza nel Baltico.
L’esercito ucraino ha dato il via a “un’operazione militare su vasta scala” a Sloviansk, una delle città controllate dai miliziani filo-russi dove sono attualmente detenuti gli osservatori dell’Osce rapiti nei giorni scorsi. Sembra che nella controffensiva siano stati utilizzati circa venti elicotteri, di cui quattro sarebbero stati abbattuti (secondo altre fonti gli elicotteri abbattuti sarebbero due). Il ministero della Difesa ucraino ha fatto sapere che durante l’operazione militare almeno due soldati sono stati uccisi e che gli elicotteri sono stati abbattuti “con un sistema portatile di difesa aerea missilistica”. “L’elicottero è esploso letteralmente in aria”, ha invece scritto sulla sua pagina Facebook il ministro dell’Interno Avakov, secondo cui “c’è una vera e propria battaglia in corso, ci sono piloti morti e feriti”. Lo stesso Avakov ha aggiunto che “i terroristi hanno aperto il fuoco con armi pesanti contro le forze speciali ucraine, compresi lanciamissili”, e che “sparano nascondendosi dietro ai civili, usando grandi immobili residenziali”.