Ennesimo tentativo di colpo di Stato in atto in Libia. Da quando è finita la dittatura di Gheddafi, la Libia non ha più vissuto una situazione normale, il Paese si è diviso tra le tante tribù che solo l’ex dittatore riusciva a tenere unite e le nuove milizie che si sono impadronite degli armamenti di Gheddafi. Quello che ne risulta è un paese diviso, con un governo centrale praticamente inesistente e incapace di affermare la sua autorità, mentre in Cirenaica avanza il pericolo islamista. L’ultimo colpo di scena è in atto da diverse ore: le milizie dell’ex generale Khalifa Haftar, già capo dell’esercito di Gheddafi e incaricato subito dopo la sua caduta di riorganizzare l’esercito nazionale e poi allontanato in gran fretta, hanno attaccato il parlamento di Tripoli. Come da lui annunciato, lo scopo è “salvare la nazione dal pericolo del terrorismo islamico”. Secondo il generale Jean, intervistato da ilsussidiario.net, questo è l’ennesimo esempio della spaccatura della Libia: “Sicuramente Haftar è sostenuto e appoggiato dall’Egitto, che ha tutto l’interesse ad allontanare dai propri confini la minaccia fondamentalista come stanno cercando di fare dentro i propri confini con la messa fuorilegge dei Fratelli islamici, ma anche dagli Stati Uniti, preoccupati che la Libia diventi sede del terrorismo islamico”.



Che cosa succede in Libia? Chi governa realmente?

La Libia è sempre di più un grande caos. Il paese è diviso tra milizie che dominano la sicurezza pubblica e nessun governo è in grado di esercitare la sua autorità sul territorio.

Questo generale Haftar invece che cosa rappresenta? Chi è?

In Libia ci sono parti della popolazione favorevoli al fondamentalismo islamico e altre, come questo generale, che invece sono più occidentalizzate e vogliono far tornare la Libia a essere uno stato normale.



Che possibilità reali ha? Di che mezzi militari dispone?

Il generale Haftar, che ha preso questa iniziativa, è molto più potente militarmente di quello che si pensava. Usa artiglieria, aviazione, ha diversi mezzi a disposizione. Con questo tentativo di colpo di stato sta cercando di combattere gli islamisti, una conseguenza abbastanza diretta di quanto è già capitato in Egitto.

In che senso?

Come in Egitto sono stati fatti fuori i Fratelli musulmani e gli estremisti islamici, si tenta lo stesso in Libia.

Cosa che non è successa però in Tunisia. 

La Tunisia è diversa dalla Libia, qui c’è stata una reazione di forze moderate che ha trovato il modo di imporsi. La Libia poi è molto più frammentata di quanto sia la Tunisia. Questo generale proviene dalla Cirenaica, che è vicina all’Egitto, e sicuramente ha avuto un sostegno diretto da parte dell’Egitto. A differenza della Libia però in Egitto si è riusciti a completare il disegno grazie a un esercito nazionale e anche alla capacità di riunire intorno a questo esercito non solo i laici, ma anche alcune realtà islamiche.



Questo continuo ricorrere ad azioni militari in Libia è forse anche dovuto alla grande potenza militare di cui disponeva il regime di Gheddafi?

Certamente gli armamenti di Gheddafi sono stati dispersi fra varie milizie. Adesso è da vedere se l’esercito di Haftar sia in condizioni di combattere con l’esercito regolare.

In caso di successo, cambierà qualcosa nella politica dell’immigrazione? Da quando non c’è più Gheddafi, la Libia sta facendo passare un numero spropositato di migranti.

Sicuramente, se il regime si stabilizza, anche se non sarà un regime democratico come non lo è quello egiziano, ci sarà maggior controllo sull’emigrazione, come sotto Gheddafi.

 

Dal punto di vista energetico invece?

A mio avviso non ci saranno cambiamenti. La Libia dipende dalle esportazioni e continuerà a fornire le sue materie energetiche. Ci potranno essere degli inconvenienti, ad esempio dei ritardi, però la Libia deve sfamare il suo popolo e lo può fare solo continuando a rifornire l’Europa e l’Italia delle sue materie energetiche.

 

Gli Stati Uniti dopo essere stati fondamentali per rovesciare Gheddafi, dopo l’uccisione del loro ambasciatore nel 2012 sembra siano scomparsi di scena. E’ così?

No. Non solo non sono scomparsi, ma continuano a tenere sotto controllo la Libia. Sono preoccupati di quanto si sta creando a sud della Libia, dove la situazione è influenzata direttamente dallo scenario libico. Gli Stati Uniti non sono neutrali o assenti, anzi molto verosimilmente hanno la manina dentro a quanto sta succedendo in queste ore. Sicuramente hanno sostenuto questo generale, perché sono preoccupati che la Libia si trasformi in una sede di estremisti.