Secondo i sondaggi il partito euroscettico greco Alba Dorata dovrebbe ottenere tra il 7,5% e l’8,5% dei voti alle prossime elezioni europee. Mentre Syriza di Tsipras, il partito di sinistra che pur in modo più sfumato critica l’austerity imposta dall’Ue, è dato in testa nei sondaggi ad Atene e nell’Attica, la regione della capitale. Dopo il piano di salvataggio lacrime e sangue che la Grecia ha subito per essere stata di fatto commissariata dalla Trojka, le elezioni europee potrebbero essere il momento in cui si sfogano i malumori con un voto marcatamente di protesta. Anche se, come spiega il giornalista greco Dimitri Deliolanes, il malcontento è tutto indirizzato contro l’austerity voluta dalla Merkel mentre nove greci su dieci vogliono rimanere nell’Eurozona.



Quanto è forte l’euroscetticismo in Grecia alla vigilia delle elezioni europee?

Dovendo giudicare e includere nella categoria dell’euroscetticismo le forze politiche che chiedo un’uscita della Grecia dall’Eurozona, siamo nell’ambito del 10%. In Grecia non c’è uno spirito anti-europeo, quanto piuttosto una contestazione durissima delle decisioni della Trojka e della Commissione Ue, o nel peggiore dei casi uno spirito anti-tedesco. Rispetto al periodo precedente la crisi, l’euroscetticismo non è aumentato.



Quindi l’austerity europea non avrà conseguenze al momento del voto?

Certamente avrà delle conseguenze. In Grecia le forze tradizionali e soprattutto i conservatori hanno dovuto accettare le imposizioni della Trojka, e la conseguenza probabilmente sarà che lunedì mattina il Pasok (Partito socialista greco) non esisterà più.

Qual è la differenza di fondo tra Pasok e Tsipras?

C’è una differenza enorme, in quanto il Pasok ha accettato passivamente le imposizioni della Trojka senza aprire bocca, e anche Nea Dimokratia non ha fatto molto meglio. Né Papandreu né Papademos né Samaras hanno mai osato negoziare qualcosa con la Trojka. Hanno accettato quanto gli è stato imposto e hanno chinato la testa fin dall’inizio. Ora stanno pagando le conseguenze politiche di questa scelta.



Da che cosa è stata originata questa scelta?

Dal fatto che la classe dirigente greca è talmente corrotta e incapace che trova inconcepibile difendere gli interessi del proprio Paese. E’ molto più facile dire sì e continuare a cercare il proprio tornaconto personale, nel solco del clientelismo, come hanno fatto per 40 anni.

 

Syriza è sempre più in ascesa. Che cosa farà se dovesse vincere?

La posizione di Syriza è che l’austerità non ha portato da nessuna parte ma ha provocato solo distruzione e sofferenze. Quello di Tsipras è un discorso di puro buonsenso comprensibile da chiunque in Europa. Non vedo per quale motivo la Merkel non accetterà di discutere questioni così semplici da capire. Poi senz’altro il compito della Grecia, come di Italia e Spagna, sarà quello di ricercare una sorta di compromesso, sulla restituzione dei soldi prestati, i tassi d’interesse e altri dettagli. La sostanza però è che qualora Tsipras dovesse andare al governo, dirà basta una volta per tutte con la politica di austerità.

 

E’ davvero così facile andare dalla Merkel a trattare?

Quello che dobbiamo chiederci è se qualcuno abbia provato a farlo. I cittadini greci hanno eletto i loro politici proprio per fare questo lavoro, e quindi o sono in grado di farlo o è meglio che si dimettano. E’ questo ciò che vogliono il popolo italiano, greco, spagnolo, portoghese e irlandese.

 

Eppure insieme queste cinque nazioni sembrano contare meno della Germania da sola…

L’Ue non appartiene alla Merkel, ma è una libera Unione di Paesi indipendenti ciascuno dei quali vale un voto. Gli accordi e le decisioni si prendono sulla base del consenso, e i quattro anni di durissima prova che ha attraversato la Grecia sembrano un argomento molto convincente per chiunque abbia una posizione ragionevole. Questa politica a livello europeo non può continuare e bisogna cambiarla. Se Angela Merkel o il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schauble, non sono in grado di capirlo, allora sono loro a volere distruggere l’Europa e non Tsipras.

 

(Pietro Vernizzi)

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