Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa di allegro, di divertente, di leggero.

Troppo spazio alla guerra e alla tristezza, che ci sono ma i pensieri sperano di tenerle lontana entrambe, sorelle.

Qualcosa di leggero

Un generatore pesa, ma la storia è curiosa.

Scriviamo progetti, mandiamo report, cerchiamo di implementare i progetti, di raggiungere i beneficiari, nei villaggi.



Ma la teoria si scontra con la pratica, l’intenzione stride con l’esperienza.

Le parole non servono per far funzionare i motori.

In Sud Sudan l’equilibrio logistico è precario. Se mancano i motori si ferma tutto.

E oggi: il generatore dell’ufficio di AVSI a Juba è vecchio e rumoroso. Tanti vicini del quartiere sono venuti in ufficio per una visita di cortesia. E hanno detto la loro sul rumore del nostro generatore. Abbiamo fatto amicizia nel rumore.



Il generatore di Isohe, la nostra base in mezzo alle montagne, si è allagato per una pioggia micidiale, due settimane fa.

Rufus, un simil eroe meccanico, ha fatto su e giù tra Isohe e Juba per aggiustarlo, per comprare i pezzi di ricambio. Ancora non funziona. Forse dovranno usare il pozzo manuale.

Anche l’Uganda è in fibrillazione per quel motore che non va.

Un affare internazionale, insomma.

Nel frattempo davanti ad un computer rispondo alle richieste di report dei donatori.

Qui molti soldi servono per la meccanica. Senza quella siamo fermi, senza strade siamo fermi, senza case gli sfollati dormono nella pioggia e nel fango, senza macchine la gente non si sposta, non si muove, non vede, non conosce. Si ferma.



Si impara la pazienza. Forse la rassegnazione, mal sopportata.

Lo spazio di movimento è limitato.

Vita semplice.

E il desiderio migliore della giornata è quello di benzina e gasolio per i nostri motori.