“I giovani russi e ucraini che manifestano portando le immagini di Stalin in corteo stanno vivendo una sorta di impazzimento collettivo del tutto inspiegabile. Solo la letteratura può salvarci da questa deriva, ma ci vorrebbe un nuovo genio come Boris Pasternak che da solo sfidò l’impero sovietico e vinse”. Ad affermarlo è Olga Sedakova, la più importante poetessa russa vivente, secondo cui “il conflitto tra Russia e Ucraina non è di natura etnica o nazionale, bensì tra due modelli politici: da un lato quello sovietico, dall’altra quello europeo”.
Sedakova, non vorrà per caso dire che l’Unione Sovietica non è morta il 26 dicembre 1991 ma vive ancora?
Proprio così. Gli stessi ucraini che vogliono essere uniti con la Russia manifestano scandendo lo slogan: “Non siamo ucraini ma sovietici”. La nostalgia dell’Unione Sovietica conta ancora molto, come documentano anche i ritratti di Stalin portati in trionfo durante le dimostrazioni di chi vuole restare con Mosca.
Come si spiega il rimpianto per un modello che ha comportato così tante sofferenze?
E’ un segreto anche per me, non capisco in che modo in uno Stato moderno possano continuare a esistere queste nostalgie sovietiche.
E’ un sentimento che anima solo persone anziane e ignoranti?
Quanto sta avvenendo è stranissimo, perché anche i giovani hanno questa nostalgia per un mondo che non hanno conosciuto, e in particolare per il modello della Russia come guida di un’Unione dalle dimensioni enormi e per il fatto di essere la principale potenza a livello mondiale. Ciò che si rimpiange sono la forza e la grandezza della Russia sovietica, e si invoca il rispetto affermando che oggi Mosca non sarebbe abbastanza rispettata.
In che senso oggi la Russia non sarebbe più rispettata?
Bisognerebbe chiederlo a queste persone, perché io non sento che qualcuno stia mancando di rispetto al mio Paese. La libertà è affascinante ma anche faticosa.
E’ questo a non piacere alle nuove generazioni di russi e ucraini?
Il punto è piuttosto che la nostra popolazione ha fatto esperienza di una forma di libertà che non le è piaciuta. Ha identificato la libertà con neocapitalismo e criminalità, e ha perso il gusto per un’autentica democrazia.
Eppure quella di oggi non è una Russia più ricca e benestante di quella sovietica?
Sì, infatti questo ritorno di passione per il modello sovietico per me è un mistero del tutto incomprensibile. Possibile per esempio che non ci si renda conto dei vantaggi per tutti legati al fatto di avere delle frontiere aperte? Quella cui stiamo assistendo è una sorta di follia collettiva. Non ci si rende conto di ciò cui si è pronti a rinunciare nel nome della grandezza della Russia.
Quale ruolo può giocare la poesia per risvegliare la coscienza dei russi?
La cultura e la letteratura possono giocare un ruolo fondamentale, ma occorrerà tempo perché in questo momento sono tutti come sotto shock. Per noi russi, e per gli stessi letterati, gli ultimi avvenimenti sono stati di una rapidità sconvolgente. Boris Pasternak sfidò il regime e all’inizio fu isolato e demonizzato, ma alla fine prevalse.
La letteratura può ancora svolgere questo compito?
Certamente, sono sicura del fatto che la letteratura possa esercitare ancora questa forza di resistenza. Ma perché la libertà prevalga sul regime di Putin ciò di cui abbiamo bisogno è di geni come Pasternak.
(Pietro Vernizzi)