“L’unica possibilità di riconciliazione tra Russia e Ucraina può venire dai comuni valori umani trasmessi dal cristianesimo. Dopo 70 anni di comunismo, l’ateismo di Stato è ancora una realtà tanto a Mosca quanto a Kiev, ed è proprio ciò a impedire una soluzione pacifica del conflitto”. E’ l’analisi di monsignor Virgil Bercea, vescovo di Oradea in Romania, secondo cui il passato comunista è ancora molto vivo nelle dirigenze politiche dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia, e in particolare in quelli dell’ex blocco sovietico come Russia e Ucraina. In una fase molto delicata per l’Ucraina in cui la situazione sul terreno si va aggravando, è sempre più urgente la ricerca di una soluzione diplomatica. Le truppe governative di Kiev stanno avanzando in diverse regioni orientali come Sloviansk, mentre i ribelli si ritirano dopo pesanti scontri d’arma da fuoco.
Monsignor Bercea, che cosa potrebbe far tacere le armi in questo momento così difficile?
Ciò che potrebbe riappacificare Ucraina e Russia è la comune fede cristiana. Ma dopo tanti anni di regime, chi è rimasto cristiano tra i dirigenti politici tanto di Mosca quanto di Kiev?
Vuole dire che i leader di Russia e Ucraina si sono allontanati dal cristianesimo?
Sì, totalmente. Stiamo parlando di due Stati atei. Tanto i politici di un Paese quanto quelli dell’altro vanno nelle chiese solo per un ritorno d’immagine quando ci sono le elezioni. Nessuno di loro è cristiano, sono interessati soltanto al potere. E con il tempo la situazione invece di migliorare si va aggravando.
Il conflitto tra Russia e Ucraina ha a che vedere con questo allontanamento dei politici dalla fede?
Sì. A partire dal 1917 il comunismo ci ha abituati al fatto che lo Stato deve essere ateo e promuovere l’ateismo, ed è difficile scrollarci di dosso questa mentalità che ha caratterizzato per cento anni tutti i Paesi del Patto di Varsavia.
I regimi comunisti però sono caduti da 25 anni…
Le assicuro che prima di liberarci da 70 anni di distruzione dell’umano in quanto tale avremo bisogno di molto più tempo.
In che modo un ritorno al cristianesimo potrebbe aiutare la riconciliazione tra Russia e Ucraina?
Il cristianesimo nei secoli ha plasmato dei valori comuni, identici per tutti i popoli, che possono aiutare Russia e Ucraina a non vivere le reciproche differenze come fonte di inimicizia. E sto parlando di valori umani, prima ancora che cristiani, come il rispetto per la persona che di fatto non caratterizza il comportamento dell’ateo anche quando è animato dalle migliori intenzioni. Non dimentichiamoci che il comunismo ateo ha portato a incarcerare l’intera intellighenzia, a prescindere dal fatto che quest’ultima fosse o meno cristiana.
Quali sono le origini del rancore tra russi e ucraini?
La lotta di classe predicata dal marxismo ha posto un seme di odio nella società che si è riverberato anche nei rapporti tra popoli e nazioni, fino all’attuale conflitto tra Russia e Ucraina. Invece di creare fratellanza tra i popoli e il paradiso sulla terra come prometteva, il comunismo ha creato solo divisioni. Per fare un esempio, in Romania non esisteva una sola persona che non fosse seguita dalla polizia segreta, coordinata a sua volta dal Partito comunista. Figuriamoci in Russia e Ucraina che, a differenza del mio Paese, facevano parte dell’Unione Sovietica. Si tratta di fatti che segnano la mentalità delle persone anche a distanza di decenni.
Come si spiega che dopo anni di pace, le divisioni tra Russia e Ucraina siano scoppiate proprio nel 2014?
E’ una coincidenza singolare, perché siamo proprio a 100 anni dallo scoppio della prima guerra mondiale.
Si aspetta che si ripeta quanto avvenne allora?
No, ci troviamo in un momento storico diverso, ma ci sono persone che soffiano sul fuoco perché si ripeta quella immane tragedia. Sappiamo che anche la prima guerra mondiale non è scoppiata da un giorno all’altro: i principali leader politici delle diverse nazioni hanno voluto creare questa situazione, e ora ci troviamo a fronteggiarne le conseguenze.
(Pietro Vernizzi)