Obbligata dal padre a sposarsi a 15 anni, a 21 stanca di essere massacrata di botte dal marito, lo uccise con un colpo di pistola. Per questo è stata condannata a morte e la sua sentenza dovrebbe essere eseguita in settimana. Amnesty International e altri gruppi umanitari si sono mobilitati per Razieh Ebrahimi ma sembra ci sia poco da fare. In Iran, paese islamico, condanne come queste vengono eseguite senza problemi. La giovane aveva sepolto il marito dopo averlo ucciso nel giardino di casa denunciandone la scomparsa. ma fu proprio suo padre a scoprire cosa era successo e a denunciarla. In Iran la legge consente di sposare ragazzine dai 13 anni in su mentre i maschi possono sposarsi a 15 anni di età. L’avvocato iraniana Shadi Sadr che si occupa di questi casi ha commentato: “Donne come Razieh vengono in pratica stuprate sotto il pretesto del matrimonio. Per venirne fuori, alla fine, uccidono se stesse o il marito”. L’Iran poi viola la convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, in quanto condanna a morte i minori di 18 anni anche se il paese islamico ha firmato la convenzione stessa. Le femmine possono essere condannate a morte dai 9 anni di età, i maschi dai 15. L’unico modo per salvare Razieh sarebbe il perdono dei parenti.