Meriam Ibrahim aveva con sé un documento di emergenza del Sud Sudan e un visto americano: ecco perché ieri ben quaranta agenti dei famigerati servizi di sicurezza sudanesi l’hanno fermata all’aeroporto di Karthoum mentre stava per imbarcarsi con la famiglia su un volo per gli Stati Uniti. Liberata il giorno prima dal carcere dove si trovava con una condanna alla pena di morte, Meriam si trova adesso bloccata all’aeroporto per un burocratico controllo che nasconde invece il tentativo di rimandarla in carcere. I servizi segreti sudanesi agiscono di propria iniziativa ed evidentemente al proprio interno c’è chi non ha gradito la liberazione della donna. Oggi i diplomatici americani hanno fatto sapere che si stanno interessando del caso, anche perché il marito di Meriam è cittadino americano, dunque questa volta sono coinvolti in prima persona. Un portavoce dei servizi segreti sudanesi ha detto che la donna sarà liberata al più presto, ma la situazione è tutta ancora in sviluppo.
Meriam Ibrahim è stata fermata dagli agenti della sicurezza sudanese perché sarebbe stata in possesso di un documento falso di espatrio, in cui si dice che è di nazionalità sud sudanese. E’ il marito invece ad essere Sud Sudanese. Secondo quanto si è venuto a sapere, il marito e i due figli della coppia hanno i documenti in regola e possono espatriare quando vogliono, mentre la donna è tenuta in stato di fermo in attesa di verificare la sua posizione. Secondo fonti della Bbc, è probabile che gli agenti dei servizi di sicurezza che in Sudan agiscono in completa autonomia rispetto al governo e alla magistratura, non abbiano gradito la decisione di scarcerare la donna che era stata condannata a morte per presunta apostasia e adesso stiano cercando una scusa per trattenerla.
Sarebbero le famigerate forze di sicurezza sudanesi, i cosiddetti “agenti del terrore”, ad aver fermato e tratto in arresto Meriam Ibrahim e il marito con i due figli mentre stavano per imbarcarsi su un volo che li avrebbe portati negli Stati Uniti. Il motivo dell’arresto non è chiaro, lo ha comunicato l’avvocato della donna, dicendo che la famiglia è stata fermata e detenuta all’aeroporto. Secondo l’avvocato l’arresto non ha motivazioni se non quelle di “sicurezza nazionale”: gli agenti non hanno bisogno di alcuna autorizzazione di un tribunale per agire se ritengono che ci siano pericoli per la sicurezza nazionale. Possono anche tenere in custodia gli arrestati per qualunque tempo vogliano, anche per sempre, senza bisogno di condanne. Da tempo Amnesty International denuncia questo modo di agire: le persone da loro arrestate vengono spesso portate nelle cosiddette “case di tortura” dove subiscono ogni genere di abuso.
E’ durata poco la gioia per la libertà acquisita ieri per Meriam Ibrahim. Non solo: insieme a lei questa volta sono stati fermati dalla polizia anche il marito e i due figli. Meriam era stata condannata a morte per apostasia da un tribunale islamico, ma proprio ieri un altro tribunale sudanese le aveva concesso la libertà e la cancellazione della pena di morte, in quanto la costituzione sudanese riconosce la libertà religiosa. Oggi l’intera famiglia si era recata all’aeroporto di Khartum per imbarcarsi su di un volo probabilmente per l’Inghilterra, che aveva offerto loro asilo politico, ma sono stati fermati da ben quaranta agenti della polizia. Le notizie per adesso non aggiungono altro, i quattro sono ancora detenuti all’aeroporto e non si sa per quale motivo.