Era soprannominata la Gerusalemme della Cina per l’alto numero di edifici religiosi. Wenzhou, nella provincia di Zhejiang, è stata la città più colpita dalla recente ondata di distruzione di luoghi di culto. Il sito Asianews in un reportage approfondito ha documentato anche fotograficamente la distruzione di 64 chiese, ma anche semplicemente l’abbattimento di croci, perché le croci poste sui campanili delle chiese stesse erano il simbolo che anche da chilometri di distanza si poteva vedere. In un paese dove ormai il partito comunista non è più in grado di attirare alcuna attenzione, ecco che cancellare i simboli religiosi diventa obbligatorio. Padre Bernardo Cervellera, contattato da ilsussidiario.net, spiega come nonostante settant’anni di campagne antireligiose la Cina oggi sia uno dei paesi più religiosi del mondo, con una popolazione di fedeli cristiani in continua crescita. “Invece di continuare a considerare i cristiani dei nemici, il partito dovrebbe capire che sarebbe meglio farseli alleati per contribuire al cambiamento in positivo della Cina”.



Wenzhou, la Gerusalemme della Cina: come mai in questa zona i cristiani sono così numerosi? Che cosa rende questa provincia così particolare nel panorama cinese?

La provincia dello Zhejiang è il territorio da dove storicamente i tanti cinesi che arrivano in occidente provengono. Dunque ha molti contatti con l’estero, ha una cultura e un modo di vivere che non sono uguali al resto del paese. Il secondo motivo che rende questo territorio così particolare è che ha una grande tradizione religiosa e intellettuale. Molte personalità accademiche assai vivaci e anche personalità della politica sono giunte da qui, per cui ne consegue anche una visione molto sensibile alle problematiche religiose.



Questa ondata di distruzione di edifici religiosi è giunta all’improvviso, o voi che seguite la realtà cinese ne avevate in qualche modo avuto sentore?

Il partito comunista cinese ha sempre avuto un atteggiamento ambiguo verso tutte le religioni. Da un parte ha sempre proclamato l’intenzione di distruggere l’attività religiosa, d’altra parte lo stesso Mao Tse Tung vedendo che la gente continuava a essere religiosa dovette ammettere che ci possa essere una attività religiosa, però controllata dallo stato con le associazioni patriottiche e attraverso il ministero degli affari religiosi.



Ma questo approccio “ambiguo” a che risultati può portare? Sembra un atteggiamento un po’ schizofrenico e poco realista.

Purtroppo da parte governativa c’è sempre un gioco del pendolo. Direi che piuttosto che in questa ondata di distruzione, la vera sorpresa che abbiamo avuto tutti è stato il cambio di atteggiamento da parte dell’ultimo e attuale presidente cinese Xi Jinping.

Di quale cambiamento si tratta?

Quando Jinping era salito al potere sembrava dovesse riformare tante cose, liberalizzare la società, eliminare i campi di lavoro forzato, alleggerire la legge del figlio unico e ovviamente si pensava anche a una maggiore libertà religiosa.

Invece? Perché questo suo cambiamento? 

Il motivo io credo è dovuto al fatto che il partito vede sempre più rivolte in giro per la Cina, pensiamo ad esempio ai separatisti islamici. Quindi ha tremendamente paura che anche la religione diventi un canale che in qualche modo prenda dentro tutta questa rivolta e metta una sfiducia nel popolo nei confronti del partito.

 

Si dice che il partito comunista sovvenzioni e sostenga i buddisti per creare una conflittualità tra le varie religioni.

Non credo, le religioni in Cina sono abbastanza tranquille. Credo che il partito sostenga il buddismo di stato e il confucianesimo un po’ per motivi nazionalisti, perché ormai in Cina il partito non crea più alcun interesse e attrazione nella popolazione e quindi un po’ di nazionalismo va sempre bene.

 

In che senso?

Va detto che queste religioni orientali come il buddismo e il confucianesimo hanno come loro principio un rispetto enorme per l’autorità anche politica e il distacco dalle problematiche sociali verso un nirvana dell’animo con la meditazione. Quindi sono religioni che mentre soddisfano in qualche modo lo slancio verso l’assoluto mantengono intatta la struttura politica.

 

Il cristianesimo invece rimane problematico.

Queste religioni per il partito comunista sono molto meglio, mentre il cristianesimo è tutto diverso. Da una parte non idolatra l’autorità politica ma anche la critica, e poi la critica perché il cristianesimo sollecita la libertà della persona. Questo il motivo per cui i cristiani sono potenziali rivoluzionari mentre i buddisti no.  Attenzione: il buddismo tibetano non è certo approvato come sappiamo.

 

Cosa dobbiamo aspettarci adesso nel prossimo futuro? Continuerà la persecuzione? I cristiani come reagiranno?

Dobbiamo  aspettarci quello che un pastore protestante ha detto ai suoi fedeli: loro distruggono la chiesa come edificio ma non possono distruggere la chiesa come comunità. Quindi noi non avendo più l’edificio costruiamo ancora le nostre comunità. In sostanza va detto che il partito comunista non impara dai suoi errori, da quasi 70 anni ha promesso di distruggere le religioni e invece oggi la Cina è uno dei paesi più religiosi del mondo. Già nel 2003 e 2004 ci fu una campagna analoga per distruggere gli edifici religiosi, vennero distrutti centinaia di chiese delle comunità sotterranee e invece il cristianesimo è cresciuto ancora.

 

Come potrebbe cambiare la situazione?

Cambierebbe se capissero che dovrebbero avere i cristiani non come nemici ma come alleati per la riforma della società. Ma questo non lo riescono a capire.

(Paolo Vites)