Due strategie opposte da parte della diplomazia americana: Hillary Clinton attacca Putin mentre Obama sceglie a sorpresa di incontrarsi con lui. “Vladimir Putin è un leader permaloso e dispotico”, ha ribattuto Hillary Clinton riferendosi al presidente russo, dopo che quest’ultimo aveva parlato di “debolezza femminile” per mettere a tacere le critiche dell’ex Segretario di Stato Usa. Nei mesi scorsi la Clinton aveva paragonato le azioni di Putin in Crimea a quelle dei Nazisti agli albori della Seconda Guerra Mondiale. Scelta del tutto diversa da parte di Obama, che ieri ha deciso di incontrarsi con Putin a margine delle celebrazioni del D-Day in Francia per discutere insieme della situazione in Ucraina. Ne abbiamo parlato con Furio Colombo, ex direttore de L’Unità, ex corrispondente dagli Usa per La Stampa e Repubblica e attualmente editorialista de Il Fatto Quotidiano.
Che cosa ne pensa della polemica tra Putin e la Clinton?
E’ una mossa intelligente da parte di Hillary Clinton, che giunge in un periodo nel quale l’America critica Obama perché lo giudica debole, nel senso di non risolutivo, ed occupa uno spazio che l’aiuta ad avanzare di una casella per quando sarà il tempo della candidatura.
In che senso quella della Clinton è una mossa intelligente?
Se Hillary Clinton dovesse apparire uguale a Obama, poi come potrebbe farsi eleggere? Alla fine di un lungo mandato di otto anni, gli elettori cercano un cambiamento. La Clinton si posiziona già ora, in quanto parte da una situazione di forza e di debolezza nello stesso tempo. Da un lato è nota, popolare e con un nome importante. Dall’altra è democratica come Obama, e apparentemente la sua posizione coincide con quella del presidente. Di conseguenza la Clinton non rappresenta la novità, e la novità è sempre un fattore apprezzato dagli elettori. Attaccando Putin, sta creando gli elementi di novità.
In che cosa la Clinton si diversifica da Obama, dal momento che entrambi sono democratici?
Si diversifica rispetto a un punto cruciale, su cui gli americani sono molto sensibili. La maggior parte degli americani e dei cittadini del mondo credono ancora che facendo le guerre si risolvano meglio i problemi. O comunque che fare le guerre sia da veri uomini, e la Clinton essendo donna si posiziona da vero uomo, fa cioè sapere che non avrà difficoltà a fare la guerra se ciò sarà necessario. Obama al contrario non è Tony Blair, la guerra per fare la parata non la farà in ogni caso. La Clinton dissente da Obama non in quanto democratica, ma in quanto futura candidata.
Per la pace nel mondo, è meglio l’atteggiamento più duro della Clinton o quello più morbido di Obama?
Obama è deciso a essere il primo presidente degli Stati Uniti che non fa la guerra durante il suo mandato. Non è quindi debole e indeciso, è decisissimo e sta mantenendo una posizione che richiede una grande forza. La prima iniziativa di una persona debole è fare la guerra, infatti George W. Bush, il più debole tra i presidenti Usa, è stato il più convinto assertore della guerra in Iraq che ha danneggiato tantissimo l’intera area. Obama è l’opposto del suo predecessore: freddo, deciso, preciso, ha scelto di non sacrificare una sola vita umana in un teatro di guerra per nessuna ragione.
Che cosa ne pensa dell’incontro informale tra Obama e Putin a margine delle celebrazioni del D-Day?
Il mio giudizio è molto positivo, e vedo in questo incontro una conferma di quanto dicevo poco fa. Obama si incontra con Putin senza fare l’altezzoso, senza mostrare che la situazione è troppo grave e che la Russia va punita. Il presidente Usa sa benissimo che non ci sono soluzioni armate, anche simboliche, che possano dare una lezione ai russi. La cosa migliore è sedersi e parlare, e Obama ha fatto esattamente quello che molti osservatori escludevano, in quanto ritenevano che non fosse possibile un incontro personale con Putin. Ciò conferma la natura di presidente deciso a qualunque azione che diminuisca i pericoli di guerra, e a non mettere a rischio una sola vita americana su un fronte di guerra.
(Pietro Vernizzi)