Israele: la conversazione telefonica è continuamente interrotta dagli allarmi anti missili. Alle 9 ora locale di ieri mattina è scattato il cessate il fuoco unilaterale di Israele, su proposta egiziana per avviare un dialogo fra le parti in causa. Un cessate il fuoco che invece Hamas ha rifiutato. E se Israele ha interrotto i bombardamenti, Hamas continua a lanciare i suoi missili che fortunatamente vengono intercettati dalla difesa aera di Tel Aviv. Come dice Michael Sfaradi, giornalista israeliano contattato da ilsussidiario.net, la situazione è estremamente fluida: “Cominciano ad arrivare missili anche dai confini nord, dal territorio libanese, mentre per la prima volta è stata bombardata anche una città sul Mar Rosso. Mentre Israele ferma i bombardamenti, Hamas non solo non li ferma ma allarga anche il raggio di intervento. Non sappiamo dire cosa potrà succedere fra poche ore, ma una cosa è certa: adesso è evidente chi fra le due parti vuol mantenere lo stato di guerra”.



La proposta di un piano di pace è stata accettata da Israele mentre Hamas l’ha rifiutata: perché secondo lei? Quali le vere motivazioni? 

Hamas non solo non ha accettato la proposta di pace, ma sta allargando il raggio di azione militare. Per la prima volta è stata colpita una città sul Mar Rosso fino a oggi fuori della linea di fuoco. Da quando è partito il cessate il fuoco alle 9 di mattina sono già stati lanciati 26 allarmi anti missile. Chi è che vuole la guerra? Direi che a questo punto è evidente.



Hamas parla di proposta di pace che significherebbe la propria resa. In realtà, visto che l’Egitto di oggi è decisamente contro i Fratelli musulmani da sempre alleati di Hamas, non potrebbe essere che Hamas rifiuta di dialogare per questo motivo?

Chiunque abbia in mano il potere su milioni di persone deve necessariamente avere la responsabilità di queste persone. Se Hamas non accetta il cessate il fuoco mettendo a rischio la vita della gente, i propri civili in primis, solo perché la proposta di pace arriva da un governo antipatico, allora è evidente che ad Hamas interessa solo il proprio tornaconto ideologico e non la vita delle persone. Se una proposta di pace arrivasse anche da un paese come la Corea del nord, con il fine di dare respiro alle popolazioni civili, chi la porta reca sempre un ramoscello d’olivo. 



Sembra che l’atteggiamento di Hamas sia quello di provocare Israele a una reazione massiccia, per poi metterlo in cattiva luce a livello internazionale per gli inevitabili morti. E’ davvero questa la sua strategia?

Non è da adesso che Hamas provoca Israele, sono 14 anni che lo fa anche se la stampa internazionale e quella italiana in particolare hanno sempre ignorato i lanci verso Israele per aspettare la reazione israeliana e dire che è Israele ad attaccare. Questa è la verità dei fatti, non ci sono altre verità.

Il conto dei morti palestinesi è alto, mentre Israele neutralizza i missili di Hamas. Altrimenti ci sarebbero centinaia di morti civili anche qui…  

Andrebbero ridefinite le giuste proporzioni di quanto sta avvenendo. Su 1136 missioni aeree israeliane contiamo al momento 186 vittime e un migliaio di feriti. Una cifra di sangue molto alta ma che andrebbe paragonata ai morti in Siria completamente dimenticati dai media internazionali, 150mila morti passati sotto silenzio, mentre i 186 morti palestinesi vengono presentati al mondo come se fosse pulizia etnica.

 

E dunque?

Se la comunità internazionale stabilisse le giuste proporzioni dei fatti e togliesse quest’arma di propaganda in mano a quella banda di assassini che è Hamas, certe cose forse andrebbero in maniera diversa. Se si dà invece spalla alle organizzazioni terroristiche, queste avranno sempre interesse ad alzare il fuoco della propaganda.

 

Abbiamo tutti visto in questi giorni foto terribili di bambini uccisi dalle bombe, vuol dire che anche quella è propaganda?

Il 95% di quelle foto a cui lei fa riferimento in realtà non sono recenti e non appartengono neanche alla striscia di Gaza. Gente col maglione di lana addosso a luglio a Gaza? In realtà quelle foto sono una doppia, orribile mancanza di rispetto per quei morti.  

 

Perché doppia?

Perché inizialmente quei morti non sono stati presi in considerazione quando i fatti veri sono accaduti in Siria e in Iraq. Nessuno li ha messi in prima pagina, e adesso vengono riutilizzati come prove di fatti che non sono accaduti. Una continua mancanza di rispetto per quei morti a prescindere da chi siano, ed è gravissimo che le agenzie di stampa internazionali non controllino queste fotografie prima di pubblicarle.

(Paolo Vites)