Prove e controprove continuano ad accumularsi nelle ore successive all’abbattimento del Boeing delle linee aeree della Malesia. Mosca e Kiev si rimpallano le accuse, mentre da parte dei media occidentali, come sottolinea Marcello Foa, ci si schiera in modo unitario contro i ribelli filorussi. Secondo l’ipotesi più diffusa il Boeing è stato scambiato per un aereo militare ucraino che stava andando in soccorso a reparti dell’esercito circondati e isolati da giorni. Ci sarebbero conversazioni radio registrate, che però nessuno è in grado di verificare, in cui ribelli e comandanti russi si accorgono del clamoroso errore commentando: “Questa è zona di guerra, cosa ci faceva un volo di linea qua?”. Per non parlare dell’agenzia di stampa russa Novosti che ha dato la notizia dell’incidente alle ore 16.13 di Mosca, dunque diversi minuti prima che l’incidente si verificasse effettivamente. Per Marcello Foa, “l’esperienza ci insegna che nelle ore successive a fatti come questi è spregiudicato pensare di avere già delle risposte. Per non parlare poi delle accuse mosse contro i cosiddetti stati canaglia, Iraq e Siria, rivelatesi del tutto infondate”. Siamo insomma davanti a un vero e proprio “war game”, e purtroppo non è la prima volta.



Ci sono diversi elementi che sembrano far pendere la responsabilità di quanto accaduto verso i ribelli filorussi, lei che idea si è fatto?

Al momento mi limito a leggere e studiare tutte queste ricostruzioni con molta cautela. In prima ragione perché seguendo eventi internazionali da lungo tempo sono consapevole che ci sono in casi analoghi dei cambiamenti improvvisi e la probabilità che la verità non salti fuori in prima battuta è molto alta.



La seconda ragione?

La seconda ragione è che abbiamo una memoria recente di due episodi in cui il cattivo di turno alla fine non è risultato tale.

A quali episodi si riferisce?

Mi riferisco alle accuse contro quegli stati cosiddetti canaglia che poi si sono rivelate non veritiere. E cioè l’Iraq di Saddam Hussein con le sue armi di distruzione di massa mai trovate, e le accuse alla Siria di Assad di aver compiuto stragi con armi chimiche, quando poi si è saputo che a farle sono stati i ribelli islamici dell’Isis. I lettori più attenti si ricorderanno come un anno fa per queste accuse si è arrivati a un soffio dalla guerra contro la Siria.



Però l’ipotesi dell’errore sembra alquanto ragionevole, non crede? In fondo le guerre sono costellate di terribili errori di cui pagano le conseguenze i civili.

Delle ricostruzioni che ho letto al momento non mi convince nessuna. C’è chi dice che è colpa dei russi, chi dei ribelli, c’è chi dice che in realtà il Boeing era stato seguito da jet militari ucraini e che sono stati loro a far fuoco. E’ vero che i ribelli hanno armi molto dotate, ma hanno missili, e questo è provato, che raggiungono al massimo i 4mila metri di altitudine e per centrare un aereo a 10mila metri bisogna avere armi più sofisticate.

Siamo davanti a un bel mistero, su questo non c’è dubbio.

Una risposta adesso vale l’altra. La mia sensazione è che siamo davanti a un autentico war game. Ai tempi della guerra fredda di avvenimenti analoghi ce ne sono stati molti, la gran parte dei quali ancora oggi nascosta all’opinione pubblica. Potremmo perfino supporre un avvenimento procurato allo scopo di ribaltare la guerra sul terreno. Personalmente, al momento non sposo le ricostruzioni che in queste ore prevalgono in maniera netta sui media occidentali, che cioè siano stati i filorussi. 

 

C’è poi la gravissima responsabilità, non chiarita, di cosa ci facesse una aereo civile in una zona di guerra.

Il buon senso dice che in quella zona non bisognerebbe volare. Ma vorrei portare l’attenzione su che cosa succedeva sul terreno fino a 48 ore prima.

 

Si spieghi.

La guerra in Ucraina ha avuto una vampata e poi non si è saputo più niente. Se andiamo a vedere invece cosa succedeva sul terreno fino a prima dell’incidente, veniamo a sapere che gli ucraini stavano subendo pesanti sconfitte. Questo è un elemento che va considerato, un episodio di questo genere scombussola completamente le carte in tavola.

 

C’è un elemento però interessante delle ultime ore: Putin che dice di voler trattare con il presidente ucraino il fine duraturo delle ostilità. Che ne pensa?

Putin, se è per quello, ha parlato anche con Obama. Un’eventualità del genere me la auguro ma non ci credo. 

 

Perché?

La crisi ucraina non nasce tanto da una situazione di differenza etnica fra russi e ucraini, quanto da una rivoluzione avvenuta nel paese. Quando ci sono interessi così alti in gioco, l’esperienza insegna che più la partita è grande, più episodi di questo tipo portano solo all’allargamento del conflitto in atto. Se la Russia viene messa all’angolo dall’Occidente il rischio è una nuova guerra fredda, con conseguenze che non possiamo immaginare e questo da europeo mi preoccupa.