E’ fuga dei cristiani residenti nella città di Mosul, la seconda città per importanza e numero di abitanti dell’Iraq, occupata ormai da più di un mese dai fondamentalisti dello Stato islamico. Agli appartenenti alla fede cristiana era stato ordinato di convertirsi all’Islam o di pagare la cosiddetta jiziya, la tassa che nell’antichità le minoranze religiose dovevano pagare secondo la legge islamica alla maggioranza musulmana. Migliaia di cristiani stanno arrivando in queste ore nella zona della provincia di Ninive e nella regione dove vivono i curdi. Secondo quanto riferisce il patriarca Louis Sako, capo della chiesa caldea in Iraq, i cristiani che vivevano a Mosul erano circa 25mila. Gli islamici nei giorni scorsi erano passati per le strade segnando con la lettera R le case dei sciiti (i fondamentalisti di Isis sono infatti sunniti) e con la N quelle dei cristiani. La N sta per “nazarenò”, la definizione araba di cristiano, mentre la R sta per “rawafed”, coloro che rifiutano la vera religione. Secondo testimonianze gli jihadisti hanno fermato molti dei cristiani in fuga rubando loro denaro e oggetti di valore.