Negli ultimi giorni si sono addensate notizie complesse che sono state spesso trattate con semplicismo mediatico. La complessità è la caratteristica del mondo in cui viviamo, dove l’iperinformazione distrae, talvolta ad arte, il pubblico da ciò che veramente avviene. Non siamo né complottisti né filo qualcuno, ma come ha scritto in un bel testo dotto Eugenio Orso noi cerchiamo approcci alternativi nella lettura e nell’interpretazione della realtà (politica, sociale, economica, culturale) in cui viviamo.



Cerchiamo di guardare dentro i fatti che hanno portato all’abbattimento del volo di linea della Malaysia Airlines con circa 300 civili a bordo nei cieli d’Ucraina, ma anche al tragico disfacimento del Medio Oriente che si manifesta con Califfi autoproclamatisi tanto in Iraq che in Libia e guerra tra Israele e alcuni suoi vicini musulmani, e all’epilogo inglorioso dell’europeismo autoreferenziale e stantio ancora in voga a Bruxelles che si è inceppato proprio in contemporanea – il 16 luglio – con la concretizzazione di un sistema monetario dei Brics indipendente dal Fmi e dal dollaro americano.



Gli argomenti scelti non sono disparati perché il filo che li lega è la comune mutazione delle oligarchie di potere che a essi sottende. Benché molto pesanti sul piano sostanziale, cerchiamo nel nostro piccolo spazio di essere chiari e concreti, senza retorica e manierismo diplomatico.

Prendiamo la notizia dell’abbattimento del volo MH17 sui cieli di Ucraina. Il fatto sembra essersi prodotto ad un’altezza di 10.000 metri – ma le informazioni sono confuse da una notizia delle autorità dell’aviazione civile ucraina che avrebbe autorizzato il sorvolo a 7800 metri – su una regione altamente militarizzata e attiva in scontri terrestri, aerei e contraerei a circa 60 km dal confine con la Russia. La prima domanda che sorge è perché le autorità civili ucraine abbiano autorizzato quella rotta invece di deviarla di circa 100 km a Est. Ma anche la compagnia malese, già vittima della misteriosa sparizione recente di un altro velivolo, perché non ha chiesto di usare una rotta più sicura? Certo non si tratta di risparmio di carburante! Solo qualche ora dopo l’incidente “l’autorità Ue per l’aviazione civile si è ricordata di vietare il sorvolo dei territori dell’Ucraina dell’Est”. Un tempismo che ci rassicura parecchio!



Le notizie occidentali riferiscono che un “missile Buk” avrebbe abbattuto il veivolo, ma l’originale notizia dell’agenzia russa Itar Tass riferiva che “il velivolo era stato abbattuto da un missile”. Che i russi siano stati i primi a riferire la notizia del “missile” è logico visto che quello spazio è il più controllato di tutte le loro frontiere, con satelliti, radar e il corrispondete russo degli Awacks. Ma la propaganda di Kiev, sostiene che si tratti di un “missile Buk” terra-aria che è montato su un’unità semovibile in mano ai “ribelli filorussi” e capace di colpire fino a 22000 metri di altezza. Boom! Peccato che Kiev dimentica di aver schierato pochi giorni fa, proprio vicino a Donetsk, una batteria di “missili Buk” che proprio la Russia aveva consegnato in precedenza all’esercito ucraino. Operare questi congegni richiede molta perizia tecnica e militare che lo sgangherato esercito ucraino non ha dimostrato di avere finanche in più tradizionali battaglie. Invece, va ricordato che gli eserciti sovietico, ucraino e americano hanno già in passato abbattuto “per errore” aerei civili. Ustica docet! E nel Mar Nero c’è una concentrazione di navigli da guerra americani, russi, italiani e francesi! Comunque, resta il fatto che atti di tale gravità devono avere un movente.

All’errore puro crediamo molto poco! La Russia non ha alcun interesse ad attrarre su di sé ulteriori accuse. E i filorussi tantomeno. Sarebbe più logico pensare che la cosa convenisse a Kiev e agli americani per poter premere facilmente il bottone “blame Russia”. Ipotesi troppo logiche che nel mondo della complessità non sono credibili. Premettiamo che la verità, salvo se i russi la produrranno pubblicamente, non verrà a galla. Invece, seguendo un ragionamento contro-intuitivo, la Russia che vuole sbarazzarsi al più presto del fardello degli indipendentisti ucraini – abbiamo già scritto su questo giornale che la tattica di Putin sull’Ucraina è cambiata – avrebbe parecchio interesse che il “blame” cadesse soprattutto su di loro. Diventerebbero indifendibili anche agli occhi dei nazionalisti russi! Della telefonata Obama-Putin poche ore dopo l’abbattimento del velivolo non sapremo mai i contenuti reali. Vedremo nelle prossime 72 ore che cosa produrrà di pubblico l’intelligence russa e quella cinese, mentre il “blame Russia game” si farà sempre più assordante in Occidente.

Venendo al Medio Oriente, dietro a un nuovo mantra – “la Jihad islamica”e il “Califfato” – si nasconde una banalissima guerra di successione per il potere tra Sunniti, e in modo molto minore tra Sciiti e Sunniti. Dopo il disastroso fiasco di Obama, della Ashton e di quella serie di esperti autoreferenziali europei agitatisi con le cosiddette “primavere arabe”, le politiche di vicinato dell’Ue e con la legittimità democratica dei Fratelli Musulmani, stiamo assistendo a una sanguinosa guerra intra-islamica per il controllo del potere, ovvero all’emergere di nuove oligarchie che mettono in pericolo quei regnanti fantocci dell’Occidente, impostori messi lì al nostro servizio dopo il disfacimento dell’Impero britannico nel 1916. Diversamente dalle vecchie oligarchie i “nuovi” sono figli della globalizzazione commerciale e finanziaria, dispongono di risorse enormi tratte dal resto del mondo e non solo dal commercio delle risorse energetiche locali.

Un nascente “terzo Stato” islamico che con lo stesso terrore di illuministica memoria vuole disfarsi con la “ghigliottina” dei vecchi potenti. Come allora non vi è nulla di democratico ma una forza feroce dettata dall’ambizione e dai mezzi che oggi sono abbondanti e a buon mercato, anche grazie alle generose quanto idiotiche operazioni di sostegno occidentali. Chiaramente, ciò minaccia anche l’Occidente, particolarmente l’Europa, che è parte in causa dei regimi che loro vogliono abbattere. Ha ragione Lucio Caracciolo che scrive che il Medio Oriente si sta disintegrando. È in quest’ottica che si può leggere meglio l’orribile azione militare e di epurazione etnica che la destra religiosa radicale di Israele sta compiendo contro 100.000 palestinesi che a Gaza sono ostaggio di vari gruppi islamisti e dell’esercito israeliano. Un’occasione unica (estremamente cinica) per “ristrutturare” il vicinato di Israele. “Per il vostro bene è meglio che abbandoniate le vostre case e andiate via” recitano i volantini lanciati dagli aerei di Tel Aviv. I morti palestinesi spesso assolutamente innocenti continuano a crescere. La Chiesa temeva che ciò avvenisse, ma i suoi sforzi di pace non sono stati ascoltati. Non sarà certo l’improbabile missione diplomatica del ministro Mogherini a fare alcuna differenza, e onestamente ce ne dispiace.

Il 16 luglio, infine, è nato in Brasile l’embrione reale di un sistema monetario e di commercio alternativo a quello occidentale, del dollaro, della Banca Mondiale e del Fmi. I Brics, che presto potrebbero divenire più numerosi, hanno creato una Banca per lo Sviluppo che funziona in modo totalmente slegato dal mondo di Bretton Wood. Slegata da quel mondo che dal 1945 ha tenuto in ostaggio il mondo intero. La massa critica c’è e le prospettive sono piuttosto positive (guerre occidentali permettendo). Si tratta di una formalizzazione del resto del mondo, i Brics hanno dato un’anima economico-finanziaria e non ideologica a quello che 40 anni prima avevano tentato i Non Allineati, noti come il gruppo dei 77. Si tratta di un grande risultato non solo per i Brics ma per l’equilibrio e l’armonia del mondo intero.

Mentre ciò avveniva in Brasile, a Bruxelles si è consumata una pagina nera per l’Ue. Mentre la litania della depressione psicologica ed economica continua a suonare tristissime note, è grazie ad un outsider, il premier italiano Matteo Renzi, che l’Ue non solo è apparsa “un selfie di noia” ma ha dimostrato la propria nullità ed inefficienza. Presentandosi pochi minuti prima dell’inizio dello stanco rituale del Consiglio europeo, Renzi ha imposto a tutti quei figuri europeisti che da più di trent’anni occupano la scena, che esiste un modo nuovo di fare politica. Ha fatto proprio Telemaco! Tentativi spuntati di imbarazzarlo sono impalliditi quando Renzi ha richiesto di “trattare con dignità pari agli altri un paese grande e fondatore dell’Ue”. Una mossa da maestro! Delle loro insipide questioni tecnocratiche e regolamentari Renzi se ne frega. Lui ha chiesto, chiede e chiederà che si discuta la sostanza e non la forma delle questioni. Il metodo è perfetto. L’imbarazzo di quei figuri ingessati nel rituale era evidente, tanto che hanno pensato di rimandare il prossimo incontro a fine Agosto (un mese!).

Un colpo mortale assestato a quei “guardiani del Tempio” corrotti dalla loro stessa immagine e incapaci di pensare oltre le colonne. Adesso, però, è urgentissimo che il nostro Telemaco si liberi delle indulgenze che gli richiedono in casa propria, nel Pd, e nel suo paese, l’Italia. Adesso, ci vuole una vera classe dirigente e un vero partito politico, che per ora il Pd non è. Galli della Loggia chiede “una nuova narrazione dell’Italia” e sulla storica rivista del socialismo italiano, il direttoreLuigi Covatta scrive che “si deve al più presto riannodare la storia del riformismo italiano”. Gli amici padri che scrivono su Civiltà Cattolica lo hanno ben capito da alcuni mesi.

Sebbene io sia stato da sempre molto scettico su Renzi, dopo questo smacco a quei 27 arroganti addormentati, sono pronto alla guerra. Insieme, il paese, l’Italia, e gli italiani, soprattutto i più giovani di me, possono vincere contro l’atrofia asfissiante di un’Ue spaccata, divisa intimamente, e senza alcun senso nel mondo attuale e futuro.