Nessuno può credere che sia stato interesse o volontà tanto della Russia di Putin, quanto della nuova Ucraina che sta emergendo dal conflitto con essa, abbattere l’aereo malese con la catastrofe umanitaria che ne è seguita. Questo dramma è il frutto di un’incipiente crisi del disordine internazionale attuale. Esso si fonda principalmente non più o non più soltanto sulla deterrenza nucleare, quanto invece sulla minaccia che portano alla pace e ai beni di potenze avverse agenti ideologici e militari incubati, finanziati, sorretti in ogni modo da sistemi di potenza che tramite essi vogliono allargare la loro sfera di dominio.



Ciò è evidente per quanto riguarda il conflitto intra-islamico e lo è anche nel conflitto arabo-israeliano. Va sottolineato, in quest’ultimo caso, che qui entra in gioco una variante: Israele, ormai, è sia potenza che agente di se stesso, visto l’isolamento in cui di fatto i due storici alleati Usa e Turchia l’hanno lasciato. Nel caso ucraino il neo-sistema di disordine internazionale che ho descritto trova invece una sua preclara e drammatica manifestazione. Ormai nessuno controlla più nulla sul terreno. E sul terreno fioriscono fiori malvagi. Se innaffiamo i fiori con il commercio delle armi internazionale e clandestino, che va dalla pistola Mauser alla bomba atomica, possiamo ancora dirci fortunati se non saltiamo tutti in aria.



Per questo oggi è più difficile di un tempo ogni mediazione diplomatica. Certo, Kerry è patetico per il suo girovagare come un venditore di ketchup. Quale è, del resto, ché in quell’incarico terribilmente oneroso ha la sua ricompensa per il finanziamento elettorale al disastroso Obama. E lo stesso vale per i separatisti ucraini finanziati da Putin, i quali fanno ciò che vogliono.

Ma vi è qualcosa di più drammatico – se può esservi – dei modelli di selezione delle cuspidi della direzione delle potenze mondiali: è il fatto che esse non riescono più a essere compulsive, ossia a sorvegliare il controllo decisivo dei comportamenti degli attori che creano o risuscitano o suscitano per perseguire i loro malidentificati interessi. Quale ordine mondiale si possa in questo modo costruire mi sfugge veramente.



Dopo le stupidità à la Fukuyama (il quale diceva che dopo il crollo dell’Urss la storia era finita in braccio al mercato e alla pace), ecco venire il dramma terribile di Behemoth descritto magistralmente da Hobbes: la bestia biblica che sguazza nell’acqua e ferisce, uccide e distrugge senza senso, mentre tutti si affollano per dare al suo comportamento un senso.

Dall’Ucraina al deserto dell’Iraq, Behemoth fa stragi e a noi non rimane che la fede in un ordine superiore che dopo la caduta dei principi westfaliani nessuno sa più riconoscere. Ecco la follia shakespeariana di cui parlo sovente nel mio diario di osservatore del delirio universale.