Torit East. Scuola aperta, dopo la chiusura per l’emergenza colera. Ma oggi Albino (un insegnante in camicia rosa e pantaloni eleganti, nel solito cortile scolastico di fango) ci dice che il governo dell’Eastern Equatoria ha decretato di chiudere di nuovo le scuole. Davanti a delle aule che stiamo riabilitando, discutiamo con i colleghi. Non va bene chiudere le scuole. James dice, e poi quando le riaprono? Così tutti gli studenti se ne vanno e cosa fanno?



Più passa il tempo più gli interventi per il colera sembrano insensati. Non bisogna spaventare la gente. Diciamo ad Albino che se una persona sta nella stessa stanza in cui c’è qualcuno col colera, non viene contagiato. Ah, ci dice Albino. Allora è vero che i “rumors” sono più forti dell’informazione “istituzionale”. E’ vero quello che ci dice Alfonso, collega e amico di AVSI, quando ci racconta che bisogna spiegare bene cosa succede, cosa bisogna fare, che si può guarire. E’ vero che con il passaparola si passano anche le malattie e l’isolamento. Ecco di nuovo la povertà.



Tre gradini. Taban mi spiega: “Sai ci sono i bambini che non camminano bene, zoppi o che usano le stampelle, ora possono entrare in classe e venire a scuola. Prima non ci venivano”. Guardo di nuovo, cerco uno scivolo che porti alla porta. No, tre gradini. Penso che lo scivolo lo devono ancora fare. Poi capisco. Prima, dice Taban, il salto da fare per entrare in classe era di quasi un metro. Ora coi gradini possono entrare anche i bambini che fanno fatica a camminare. Io non capisco come sia possibile essere ancora colpita. Eppure è evidente. La relatività in questo caso delle barriere architettoniche: tre magici gradini.

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