Dopo la diffusione dell’epidemia di Ebola che ha colpito i Paesi dell’Africa occidentale, tra cui Guinea (Conakry), Liberia e Sierra Leone, il ministero della Salute ha diffuso un comunicato in cui fa sapere che il nostro Paese “è attrezzato per valutare e individuare ogni eventuale rischio di importazione della malattia e contenerne la diffusione e che l’OMS e il Centro Europeo Controllo Malattie dell’Unione Europea non raccomandano a tutt’oggi misure di restrizione di viaggi e movimenti internazionali in relazione all’epidemia di EVD in Africa occidentale”. Pur in presenza di un rischio “remoto di importazione dell’infezione”, il ministero ricorda che l’Italia, a differenza di altri Paesi Europei, “non ha collegamenti aerei diretti con i Paesi affetti e che altri paesi europei stanno implementando misure di sorveglianza negli aeroporti”. Anche il rischio di infezione per i turisti, i viaggiatori in genere e i residenti nelle zone colpite è considerato “molto basso”, soprattutto se si seguono alcune precauzioni elementari quali, ad esempio, “evitare il contatto con malati  e/o i loro fluidi corporei ed evitare il contatto con i corpi e/o fluidi corporei di pazienti deceduti, oltre alle altre semplici e generiche  precauzioni sempre consigliate in caso di viaggi in Africa Sub-sahariana: evitare contatti stretti con animali selvatici vivi o morti, evitare di consumare carne di animali selvatici, lavare e sbucciare frutta e verdura prima del consumo, lavarsi frequentemente le mani”, recita il comunicato del Ministero.



Scuole chiuse in Liberia per ordine del governo. La motivazione sta nell’aggravarsi dell’epidemia di ebola, in piena esplosione nella vicina Sierra Leone. Di fatto tutta l’Africa occidentale è colpita dal virus che ha già fatto circa 700 vittime. Non solo: tutti i dipendenti statali non impegnati in incarichi essenziali resteranno a casa per trenta giorni mentre alcune comunità saranno poste sotto quarantena. Intanto l’organizzazione americana Peace Corps impegnata a combattere l’epidemia ha annunciato che rimanderà a casa 340 dei suoi volontari perché il rischio di contagio è troppo alto. Due volontari si trovano al momento ricoverati perché colpiti dai sintomi dell’ebola.



Il virus dell’ebola è una minaccia seria per il Regno Unito. Lo ha detto il ministro degli esteri inglese Phillip Hammond parlando alla Bbc. Al momento, ha detto, non risultano casi di cittadini inglesi contagiati e nessun caso sul suolo inglese, ma la minaccia è seria. Recentemente una persona, a Birmingham, era stata ricoverata con sintomi che sembravano ricondurre all’ebola, ma poi la minaccia è stata scongiurata. Resta il fatto che un virus come questo, data la facilità di comunicazione e di connessione oggi nel mondo, è un pericolo per tutte le nazioni. Sono molti i voli aerei di diverse compagnie che hanno smesso di fare scalo in Sierra Leone per paura del contagio. La decisione è stata presa dopo che un americano di origini liberiane era stato trovato con i sintomi del contagio dopo aver volato dalla Liberia alla Nigeria. Lo scorso primo luglio tutti i medici inglesi hanno ricevuto un particolare avviso di prendere ogni dovuta precauzione in caso si dovessero manifestare sintomi che riconducano all’ebola, soprattutto in quelle persone che fossero tornate da viaggi nell’Africa occidentale. 



Sempre più preoccupante la situazione in Sierra Leone dove l’epidemia di ebola sta assumendo contorni sempre maggiori. Adesso si comincia anche a temere che il virus possa uscire dai confini nazionali. Particolarmente preoccupati sono gli inglesi, dopo che alcuni loro connazionali impegnati a fornire aiuto al paese africano sono tornati in patria. Intanto è morto Omar Khan, noto dottore colpito anche lui dalla febbre emorragica. Era considerato un autentico eroe nella battaglia contro l’ebola, direttore del centro clinico in cui vengono curati i malati a Kenema. Era stato ricoverato la scorsa settimana ma non è riuscito a sopravvivere. Khan era stato nominato eroe nazionale dal ministro della sanità della Sierra Leone per la sua coraggiosa lotta per salvare vite umane. Da quando l’epidemia è cominciata sono morte 670 persone.