Notizia: il vicepresidente argentino Amado Boudou è sotto processo nel suo Paese per il “caso Ciccone”, la vendita di un’officina grafica dove si stampavano pure banconote. Contronotizia: nessuno in Italia ha commentato la faccenda ed è abbastanza strano, visto che non succede tutti i giorni che la seconda carica di uno Stato venga sottoposto a giudizio. In un periodo poi dove l’attenzione verso l’Argentina è calamitata non solo per i mondiali (che con ogni probabilità vincerà, aiutata da un sorteggio enormemente pilotato), ma soprattutto per il caso dei Tango bond, che i lettori de Il Sussidiario già conoscono da tempo.
Uno dei tanti scandali della “Decada ganada” inizia nel 2010, quando la grafica Ciccone è sull’orlo del fallimento. Attraverso vari intermediari, il proprietario dell’impresa riesce a contattare l’allora ministro dell’Economia Amado Boudou, che gli propone, come in tantissimi altri casi simili, la salvezza della grafica cedendo il 70% della stessa a una holding (The Old Fund) che fa capo proprio a lui. E le ultime da Buenos Aires riportate da diversi quotidiani parlano di un interessamento diretto di Cristina Fernandez de Kirchner, la Presidente, che in pratica consiglia la manovra a quello che successivamente sarà il suo vice.
È solo una goccia nel marasma di scandali che da anni la stampa non governativa rivela, con dovizia di particolari, fornendo prove di come il potere attuale abbia una faccia non tanto nascosta, che opera da anni, e che è formata da personaggi improvvisamente divenuti miliardari (tipo l’autista e il giardiniere di Nestor Kirchner, ma sopratutto un ex impiegato di banca, Lazaro Baez, vero direttore di questa orchestra non tanto occulta) in un sistema pieno di società fantasma localizzabili in paradisi fiscali. Un sistema che pare abbia anche un forte legame con il narcotraffico (alcuni suoi membri ne sono accusati) dove l’unità “monetaria” è il “mattone” composto da un chilo di biglietti da 500 euro, visto che questa unità monetaria è più “facilmente” trasportabile rispetto al dollaro…
Ha iniziato il giornalista Jorge Lanata nella sua trasmissione PPT (Periodismo Para Todos, parafrasando uno degli slogan del potere) e sono partite immediatamente indagini che hanno portato a constatare la veridicità dei fatti riportati. C’è da dire che Lanata ha anche pubblicamente chiesto a Cristina Kirchner di denunciarlo, ma la tattica governativa è stata quella di non fornire mai nessun commento, limitandosi allo slogan “Clarin miente” riferendosi al gruppo editoriale del quale il giornalista fa parte. Ma c’è da dire che un’altra mossa, attuata con grande rapidità, è stata quella di cambiare integralmente quasi tutte le cariche nella giustizia, nominando filogovernativi e, soprattutto, licenziando quei magistrati che stavano indagando sui misfatti descritti. E in un caso, quello di Campagnoli, processandolo in forma talmente sfacciata da provocare una reazione popolare e una manifestazione spontanea in suo appoggio, già descritta in un precedente articolo su queste pagine.
L’opposizione, di fronte a questo sistema del quale era a conoscenza fin dai suoi inizi, ha partorito una decisione, pare, unitaria (e già questo è positivo): costituire un organo atto a indagare e giudicare questo sistema, sul genere di Mani Pulite a cui si ispira. Forse la spinta finale a intraprendere questo percorso è giunta proprio dal discorso pronunciato giorni fa da Papa Francesco, che si è scagliato contro la corruzione, definita uno dei cancri di questa società a livello mondiale (ma credo che si sapesse dove Bergoglio voleva puntare).
Certo è che l’Argentina sta vivendo un momento drammatico: come già accaduto in passato, con una precisione quasi cronometrica, le promesse dei primi anni di ogni governo si sono rivelate un bluff a cui ha fatto seguito il disastro: ma questa volta, a differenza delle altre, pare proprio che la situazione stia scoppiando nelle mani dello stesso potere che l’ha creata e questo è un altro fatto positivo, perché contrariamente al famoso precedente del 2001 (quello della bancarotta dello Stato) è probabile che la gente, finalmente, potrà aprire gli occhi nella sua totalità e alternare all’attuale un potere che senz’ombra di dubbio dovrà impostare un programma rigoroso e con sacrifici, ma anche prospettare a questa nazione un futuro condito da meno slogan e più fatti, in modo che alle sue incalcolabili ricchezze l’Argentina aggiunga un benessere finora appannaggio di pochi. Un Paese veramente “para todos”.
Con buona pace dell’attuale portavoce della presidente, Capitanich, che giorni fa aveva commentato l’eventuale processo al vicepresidente con queste parole: “Dimenticatevi di Boudou e godetevi i Mondiali”.