“Le parole possono uccidere”. Una sintesi del contenuto della lettera scritta a quattro mani da Shimon Peres e Reuven Rivlin, presidente uscente e neopresidente dello Stato d’Israele. Una lettera per la pace che commuove, che è stata pubblicata oggi dal quotidiano “Yedioth Ahronoth”, tradotta da “piccolenote.it”. “Al suono dei pianti, ora azzittiti, di Shelly, Naftali, Gil-Ad, Eyal e Mohammed – nostri figli – nessuno deve rimanere in silenzio. Hanno gridato, e noi dovremo gridare per loro”. Proprio il 30 giugno scorso sono stati ritrovati, infatti, i corpi dei tre ragazzi israeliani, che erano spariti 18 giorni prima dalla colonia di Gush Etzion, in Cisgiordania. Poi l’omicidio di Mohammed, il sedicenne palestinese bruciato vivo a Gerusalemme. La lettera prosegue sancendo il diritto alla vita e il diritto di ognuno alla diversità, deplorando l’omicidio nei confronti di ragazzi che siano essi ebrei o arabi. Si tratta di un gesto inaccettabile. La missiva vuole rappresentare un appello comune per la pace: “mettere fine alla violenza con ogni mezzo”. “Lo spargimento di sangue si fermerà – continua la lettera – solo quando capiremo che la convivenza non è la nostra condanna, ma il nostro destino”. Intanto a Gaza prosegue l’offensiva. Il sangue versato nelle scorse settimane sta facendo cambiare le alleanze e gli equilibri della politica israeliana. Si teme un’invasione della terra di Gaza. “È  il momento di prevenire il prossimo spargimento di sangue. È nelle nostre mani” – concludono i due presidenti.     



(Serena Marotta) 

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