«Il Papa, in maniera molto esplicita, richiede l’assistenza umanitaria immediata e di fare tutto ciò che è possibile per fermare e prevenire ulteriori violenze. Mi ha colpito l’espressione in cui dice che la situazione è così tragica che ‘costringè la comunità internazionale ad agire». Così ha dichiarato monsignor Silvano Tomasi, osservatore permanente del Vaticano presso l’ufficio Onu di Ginevra, intervistato da Radio Vaticana, commentando la lettera inviata dal papa al segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon. Monsignor Tomasi ha anche ricordato l’articolo 42 della Carta delle Nazioni Unite, il quale sottolinea che la comunità internazionale deve proteggere anche con la forza i popoli che non possono essere difesi dallo Stato e dalle autorità locali, che sono impedite ad agire. Questo dopo i tentativi di dialogo, del negoziato “ma è chiaro che la forza è l’ultima soluzione, è l’ultimo passo”, ha spiegato monsignor Tomasi. Tomasi, durante l’intervista, ha richiamato il “dovere della comunità internazionale di proteggere questi cristiani e altre minoranze religiose. Non è un problema di Chiesa, è un problema dell’umanità. Bisogna trovare la maniera di limitare, di cercare di bloccare il fatto che armi, aiuti finanziari e politici continuino ad arrivare nelle mani dei rappresentanti di questo Stato fantomatico del Califfato, che finora è solo una scusa per creare violenza e ammazzare coloro che sono in disaccordo con i leader di questa nuova entità”. Poi ha ricordato il genocidio avvenuto in Ruanda anni fa tra Hutu e Tutsi e di come le discussioni non sono servite a bloccare il genocidio. Una situazione simile a quella che stiamo vivendo oggi. “Ci siamo riuniti ogni anno per commemorare questo genocidio, facendo il ‘mea culpa’ per non avere agito con decisione”, ha detto Tomasi (Serena Marotta)