«L’Isis ha ucciso circa 700 membri di una tribù nella provincia orientale siriana di Deir al Zour, le vittime delle esecuzioni erano in gran parte civili della tribù al-Shuaytat». Lo rivela Hadi al Bahara, presidente della Coalizione nazionale siriana dell’opposizione in esilio, che ha voluto lanciare un appello alla comunità internazionale, “soprattutto agli Usa”, affinché intervengano in Siria come stanno facendo in Iraq contro le milizie dello Stato islamico (Isis). Intanto nell’ultima settimana il governo siriano ha cercato di riprendersi Akhtarin e Dabiq, nella provincia di Aleppo, lanciando raid aerei. Dalla Siria all’Iraq continua il massacro degli yazidi. Sabato 16 agosto lo Stato islamico ha ucciso almeno 81 uomini e rapito 180 donne vicino alla città di Sinjar. Dall’Italia sono arrivati i primi aiuti umanitari per soccorrere i profughi, mentre l’aviazione americana ha intensificato i suoi raid sulle postazioni dei miliziani. Il massacro è stato compiuto nella provincia di Kojo. Le donne rapite sarebbero state portate in territori sconosciuti e si teme che siano ridotte allo stato di schiave sessuali. Secondo fonti del governo di Baghdad, prima di questo massacro, c’era stata la notizia di altri 500 yazidi uccisi e di 300 donne rapite. Fonti curde hanno riferito di attacchi aerei contro le postazioni dell’Isis e di un’offensiva via terra, che ha permesso loro di prendere il controllo del lato est della diga di Mosul. Il ministero della Difesa di Baghdad ha fatto sapere che una colonna di 30 blindati dell’Isis è stata distrutta (Serena Marotta)