Finalmente, un mese fa, è arrivata una nuova macchina. La numero 14. Number fourteen, la chiamiamo.

La macchina migliore si era rotta, da due mesi è dal meccanico e ancora non si vede. La macchina ti salva. Un motore è meglio della pioggia nella stagione secca. Una macchina nuova. Da settimane ne parliamo, perché dobbiamo portarla a Bahrgel, nel Lakes. più di 400 km da Juba. di questi 400 km, non sappiamo ancora quanti sono di fango.



Un convoglio, almeno. Poi acqua, cibo, una pala, degli stivali. Papa James, l’autista che prima lavorava a Torit sta partendo per il nord, va tra i Dinka. E ci chiede di comprare anche un panga (machete) e un impermeabile. Lo so che sta pensando: se rimaniamo bloccati nel fango serve qualcosa per tagliare dei rami e farci un appoggio stabile per le ruote, che altrimenti tirano su solo fango e non fanno presa. Me lo immagino sotto la pioggia.



Papa James è arrivato a Juba per partire per dei mesi nei Lakes e si è portato solo uno zainetto mezzo vuoto, come bagaglio. Ne parliamo per giorni di quello zainetto, vuoto. Non si portano dietro nulla, loro. Però ci chiede impermeabile e panga.

Paola. Rientrata dalle ferie due settimane fa. Il programma era: una settimana a Juba e poi volo nei Lakes. Poi, il giorno prima dell’aereo, ne parliamo. Lei mi dice, sarei più tranquilla a viaggiare anche io con la macchina. Almeno ci sono io. E poi, come mi ha detto Gabriele, “bisogna fare cose grandi nella vita”. Dunque va anche lei, con il fango che l’aspetta.



E io penso che mi strideva qualcosa al pensiero di mandare gli autisti da soli. Loro sono carne da macello? No, merda, no. Sarebbe stato come tapparsi gli occhi aspettando la telefonata all’arrivo. E poi se succede qualcosa? Ora se succede qualcosa c’e’ anche la Paola, che sorride al pensiero del viaggio, che in questi giorni lo ha preparato con attenzione, e che ora ha anche paura. Ma e’ giusto, chi non ha paura non può avere nemmeno coraggio.

A dei colleghi di altre organizzazioni che raccontano come una sfiga l’essere obbligati a fare la strada in macchina per risparmiare, lei dice “e pensa che io lo faccio per scelta!”. Ridiamo.

Intanto, arrivano notizie della peggior crisi alimentare al mondo. Noi di Fondazione Avsi pensiamo a come arrivare tra la gente. bisogna distribuire il cibo. facile a dirsi, non a farsi. Ancora troppo pochi bambini malnutriti sono stati raggiunti dagli aiuti.

Maria Teresa mi dice che è della speranza che hanno bisogno. Usare del buon senso e non perdersi d’animo. E stamattina, a Messa, lo stesso, la speranza. non creare la dipendenza, ma essere speranza, perché ci sia la forza. Come la moltiplicazione, la distribuzione dei pani e dei pesci. Non fateli tornare a casa, che restino qui. E distribuite questi.

Cosi la Paola va con loro.