Prima ancora che nascesse l’islam noi eravamo lì. Orgogliosi di essere arabi e cristiani che vivono nelle terre di Siria e Iraq da sette secoli prima che nascesse e vi arrivasse l’islam. Lo dice padre Mtanios Haddad, rappresentante a Roma di Gregorio III, patriarca melchita: “Non accetteremo mai di essere cacciati, tanto meno dalla Terra Santa. Che valore avrebbero il Santo Sepolcro o la Chiesa della Natività senza i cristiani? Noi dobbiamo essere i guardiani e i difensori dei luoghi dove Cristo è nato ed è stato martirizzato per essere il figlio di Dio, noi Chiesa siamo il corpo mistico di Cristo e siamo pronti a essere figli dei martiri dei primi secoli per difendere la nostra fede in quelle terre”. In questa intervista con ilsussidiario.net padre Hassad ci parla anche del silenzio e della complicità dell’islam moderato, degli interessi americani, delle colpe dell’Europa e nega che Papa Francesco sia intervenuto tiepidamente a difesa dei cristiani perseguitati (come invece denunciano alcuni in Occidente).



Padre Hassad, lei è nativo della Siria. E’ stato in patria recentemente?

L’ultima volta un anno fa, ma tutti i miei familiari sono lì nella zona vicina a Maalula, dove si parla in aramaico, cuore cristiano della Siria devastato e colpito dalle violenze. Quello che oggi vediamo ripetersi tragicamente in Iraq.



Cristiani che vengono cacciati dalle loro case e perseguitati, sia in Siria che in Iraq. Come vive questa situazione?

Noi cristiani arabi siamo in quelle terre, Siria e Iraq, da prima dell’arrivo dell’islam, sette secoli prima che l’islam nascesse. Siamo nati cristiani e ci sentiamo una parte costituente di Siria e Iraq.

Mentre invece i cristiani di quelle terre vengono sempre definiti una minoranza, quasi degli ospiti…

Sbaglia chi dice che siamo una minoranza o che abbiamo bisogno di protezione araba o europea. Piuttosto ci siamo sentiti traditi da quella parte dell’islam terrorista, quell’islam che vuole cancellare il diverso. Noi non abbiamo mai cacciato nessuno, abbiamo accettato i musulmani come fratelli e collaborato insieme per conservare la Siria e l’Iraq con un dialogo interreligioso quotidiano.



Eppure dall’Iraq alla Siria i cristiani devono abbandonare le loro case.

Non so dove questi musulmani terroristi hanno trovato il coraggio di dire che i cristiani non hanno diritto di vivere in queste terre. I terroristi non hanno avuto solo l’appoggio del silenzio: nella crisi siriana la Turchia e l’America non hanno capito il vero problema e si sono messi a mandare soldi e armi ai jihadisti. E adesso tutti, anche in Europa, abbiamo paura di loro.

Cosa intende?

C’è il pericolo reale che arrivino fino a qua a sfidarci, a portare la violenza e la guerra. 

E’ d’accordo con chi dice che con Bashar al-Assad e Saddam Hussein i cristiani potevano vivere in pace e libertà?

Certamente, con quelli che voi definite dittatori c’era pace e sicurezza fra le religioni. Il padre dell’attuale presidente siriano, per fare un esempio, per ogni nuovo villaggio che nasceva dava un terreno per costruire una moschea e uno per costruire una chiesa. Non ci siamo mai sentiti cancellati come invece succede oggi.

 

Perché l’Occidente secondo lei ha appoggiato quelli che si sono dimostrati terroristi sanguinari?

Io credo ci sia la complicità del petrodollaro, ma non è accettabile che siamo noi cristiani a pagare il prezzo di questo petrodollaro. Questi terroristi sono fanatici aiutati dall’Arabia Saudita con i soldi, la Turchia permette loro il passaggio e l’America ha dato loro l’appoggio morale, con la complicità dell’Europa. Come siriano che vive a Roma io ho paura. Ho visto a Torino, in Francia e in Belgio manifestazioni pro Isis. Tutto questo fa paura e gli europei non possono più chiudere gli occhi. 

 

Lei pensa che l’islam cosiddetto moderato abbia delle responsabilità per questa situazione?

Sì. Ho scritto una lettera aperta denunciando con parole dure il silenzio dell’islam, che equivale a una certa complicità nell’appoggiare il califfato islamico. Un califfato dove a noi cristiani impongono di pagare per essere cristiani è una cosa vergognosa. Ogni musulmano doveva denunciarlo, dire: noi non siamo con questo islam, ma finora non ho sentito questa voce. 

 

In occidente ci sono cattolici che hanno lamentato il modo tiepido del Vaticano nel denunciare le persecuzioni in atto. Lei cosa ne pensa?

Per carità, questo non è mai successo. Forse è avvenuto lentamente, ma ci saranno state delle ragioni. La relatà è che il Vaticano è intervenuto sin da subito nella situazione siriana e adesso nell’Iraq. Ma il silenzio mai. Il Papa ha denunciato dall’inizio la violenza e la persecuzione. Quante volte il Papa ha parlato, quante volte ha mandato i suoi inviati, come adesso, in Iraq. Bisogna davvero fermare questi massacri vergognosi contro i cristiani e altre minoranze, si è arrivati a bruciare e a seppellire vive le persone, non si può accettare questo nel ventunesimo secolo. L’Europa non ha detto niente, l’America è intervenuta quando ha visto in pericolo i suoi interessi con il petrolio. Noi siamo il prezzo da pagare per gli interessi dell’America?

 

Dal punto di vista della fede, che cosa significa questa prova per voi?

E’ l’occasione di una nuova testimonianza. Noi siamo pronti là dove i cristiani secoli fa sono stati massacrati a causa della loro fede, oggi ci viene chiesta una nuova testimonianza di fede. La nostra presenza è minacciata a causa della fede, ma noi siamo lì, pronti a essere figli dei martiri dei primi secoli, orgogliosi di essere arabi e cristiani. Noi rimarremo nel Medio oriente. Lo ha detto il Papa: non si può immaginare un Medio oriente senza cristiani.

(Paolo Vites)