E’ stato accertato il primo caso di Ebola in Senegal. La conferma arriva dal ministro della Salute, Awa Marie Coll Seck. Si tratta di un cittadino della Guinea malato da marzo e che era stato messo in quarantena. Anche in Belgio c’è un caso sospetto. Si tratta di un collaboratore di Medici senza frontiere, che è rientrato da poco dalla Guinea. L’uomo ha accusato febbre alta mentre si trovava a Bruxelles. Adesso è ricoverato nell’ospedale Saint-Pierre di Bruxelles, il centro è specializzato in malattie tropicali e l’uomo è stato messo in quarantena. «È importante sottolineare – precisa Msf a “La Stampa” – che la febbre non è un sintomo specifico dell’Ebola e potrebbe anche trattarsi di un semplice stato influenzale. In linea con le procedure standard che Msf ha messo in atto per tutti i membri dell’organizzazione, la salute di chi rientra da Paesi colpiti dall’Ebola viene accuratamente monitorata per un periodo standard di 21 giorni. In accordo con queste procedure, se una persona ha la febbre deve immediatamente rivolgersi a un ospedale in grado di eseguire esami del sangue specifici per escludere la diagnosi di Ebola». C’è un “basso rischio di essere contagiati” nell’Unione europea, avvisa Tonio Borg, portavoce del commissario Ue alla salute. “È molto improbabile che il virus Ebola raggiunga l’Europa”. Poi ha ricordato che i tre cittadini Ue infetti avevano contratto il virus prima di rientrare in Europa. Una situazione grave, tuttavia, che gli esperti della Commissione europea che lavorano sull’epidemia di Ebola in Africa Occidentale non nascondono: il rischio è di “non essere più in grado di far fronte all’ampiezza della crisi”. Al contempo, si raccomanda che i paesi colpiti non vengano isolati: «Senza regolari collegamenti, compresi quelli aerei, non saremo in grado di contrastare la crisi», ha detto una fonte Ue. Sono diverse infatti le compagnie aeree che hanno sospeso i voli nei paesi colpiti dall’Ebola. (Serena Marotta)