“La Siria è finita nello scaffale del dimenticatoio”: così dice al sussidiario.net Samaan Douad, siriano cristiano di Damasco. Da quando è scoppiato il conflitto di Gaza, aggiunge, “come sempre quando c’è di mezzo Israele tutto il mondo comincia a preoccuparsi del figlio coccolato dell’Europa e dell’America, ma intanto in Siria i cristiani continuano a essere uccisi e obbligati ad abbandonare le loro case. Il nostro paese è vittima di un genocidio che si avvicina ai 200mila morti, ma l’Europa fa i propri interessi sulle morti altrui”. Un altro fenomeno interessante, dice sempre Samaan, è il fatto che gli imam dei paesi arabi che da anni invitano i musulmani ad andare a combattere in Siria adesso non spendono una parola per Gaza: “E’ evidente come anche questi imam siano legati ai petrodollari, siano interessati all’America: hanno mandato migliaia di arabi a combattere in Siria ma non hanno speso una parola per le tante vittime civili di Gaza”.



Alcuni commentatori non si spiegano come mai sia così centrale sulla stampa internazionale il conflitto di Gaza anche se la situazione in Siria e in Iraq è sempre peggiore. Come è vissuto il conflitto tra Hamas e Israele in Siria? Il vostro paese un tempo era uno dei grandi nemici di Israele.

Il conflitto di Gaza ha preso tutta l’attenzione internazionale. Quando la situazione riguarda Israele tutto il mondo comincia a preoccuparsi per il figlio coccolato dell’Europa e dell’America, guai a chi lo tocca. Si parla solamente di missili che partono da Gaza verso Israele e si dimenticano i civili morti e anche le chiese e le case distrutte da Israele. 



Che idea vi siete fatti della guerra a Gaza?

La mia analisi personale è che Hamas negli ultimi tre anni aveva perso quasi ogni sostegno, dopo che era stato considerato il gruppo che avrebbe portato la libertà in Palestina con l’aiuto forte di Siria, Egitto e Iran. Ma con la primavera araba Hamas ha perso l’appoggio di quasi tutti i paesi arabi, perché Hamas ha la stessa ideologia dei fratelli musulmani e degli jihadisti. Adesso però l’attacco di Israele ha fatto rinascere la simpatia internazionale nei loro confronti. Stanno guadagnando i punti che fino a un mese fa avevano perso. Noi siriani poi guardiamo con grande preoccupazione a quello che succede a Gaza anche perché la situazione siriana è scesa al terzo posto dell’interesse internazionale.



In che senso?

Al primo posto c’è solo e sempre Gaza, al secondo si parla dei cristiani dell’Iraq e la Siria è finita dentro uno scaffale del dimenticatoio.

Perché questo, secondo lei?

C’è qualcosa di voluto. Se ci pensiamo, non è tanto strano che appena questo stato islamico ha annunciato la nascita e ha preso la città di Mosul sia poi cominciata la guerra contro Gaza. Intanto questi fanatici stanno uccidendo un sacco di cristiani nel nord della Siria e nessuno ne parla. Se contiamo quanti cristiani sono morti in Siria e quanti hanno dovuto abbandonare il paese, il numero supera quelli scappati da Mosul,  ma nessuno vuole mai approfondire la situazione dei cristiani in Siria.

Che infatti è gravissima da tempo.

Non dimentichiamo ad esempio i cristiani martirizzati perché non hanno rinnegato la loro fedeltà a Gesù, non dimentichiamo i villaggi cristiani distrutti intorno a Damasco e nessuno parla dei cristiani di Aleppo e di quante chiese distrutte ci siano state. Quello che succede intorno a noi ci lascia angosciati perché si sono dimenticati dei cristiani della Siria anche i nostri fratelli nella fede in Europa.

 

La nascita dello stato islamico poi sembra quasi che sia vista dall’occidente come il meno peggio, come dire: almeno questo porterà fine alle guerre locali.

 

L’Europa non ha vittime proprie e perciò gioca sulle vittime degli altri e tutto va bene. Personalmente penso che questo califfato non avrà vita lunga, non ha le caratteristiche di un vero stato. Uno stato a base solamente religiosa e di sharia non può stare in piedi per molto. per costruire uno stato ci vuole ben altro. Inoltre più diventa grande e più diventa difficile da gestire e alla fine cadrà da solo, anche se di soldi ne hanno rubati tanti, ad esempio due miliardi di dollari dalle banche di Mosul e vendono il petrolio all’America. Quando cadrà però e quante vittime ci saranno ancora non lo sappiamo. Se l’Europa si fosse interessata al conflitto siriano oggi non saremmo arrivati a questo punto. L’America poi non apre bocca mentre ancora oggi ci sono 15mila cristiani ortodossi circondati da questi fanatici assassini nelle zone a nord e nessuno ne parla.

 

Dal punto di vista militare com’è la situazione? L’esercito governativo ottiene dei successi?

 

Sì, intorno a Damasco e alla periferia di Homes, ma questo esercito combatte da oltre tre anni e si sta stancando. Nn è una guerra tra eserciti, questa è una guerra sporca di strada e gli jihadisti hanno sempre rifornimento di uomini. Basta andare in Arabia e negli altri paesi del Golfo e in tutte le moschee vedi gli annunci per invitare ad andare a combattere in Siria. Gli imam però non aprono bocca per dire di andare a combattere a Gaza con i palestinesi. Questi capi islamici sono interessati al petrodollaro, in fondo sono filo israeliani e filo americani. Dal 2011 hanno mandato decine di migliaia di persone a combattere in Siria ma oggi non aprono bocca su quanto succede a Gaza.