Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità si riunisce per stabilire se la situazione sul virus dell’ebola in Africa è da ritenersi un’emergenza internazionale, il Veneto corre ai ripari e adotta misure preventive per evitare l’ingresso di malattie contagiose come l’ebola. Se necessario, saranno rafforzati i controlli in aeroporti e porti internazionali da parte delle forze dell’ordine per vigilare contro sbarchi clandestini sulle coste. Nella circolare del ministero della Salute, inviata alle Regioni il primo agosto, si legge che la malattia ha un’incubazione che varia da 2 a 21 giorni e si raccomanda “il rafforzamento della sorveglianza delle malattie infettive, incluse le patologie compatibili con Ebola, e l’accurata analisi di pattern insoliti di malattia allo scopo di rilevare tempestivamente l’identificazione e la segnalazione di malattie di interesse del Regolamento Sanitario Internazionale del 2005”. Inoltre, L’Oms avverte che il virus può rimanere attivo a livello spermatico fino a 49 giorni. Intanto il presidente della Regione Luca Zaia assicura che “nessuno può averne la certezza assoluta” che l’ebola non arrivi anche in Italia, quindi anche rispetto a questa malattia, “come a tutte le altre che possono aver colpito o essere incubate dai migranti, l’attenzione sanitaria del Veneto è e rimarrà al massimo livello fino a cessate esigenze”.



E’ in corso a Ginevra la riunione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sull’emergenza dell’epidemia di Ebola in Africa occidentale. Gli esperti dovranno decidere se si tratta di un’emergenza internazionale e raccomandare, in questo caso, adeguate misure temporanee per evitare la diffusione del virus. Una decisione che sarà diffusa domani, venerdì 8 agosto. Tocca al direttore generale dell’Oms, Margaret Chan, stabilire se richiedere l’intervento del comitato d’emergenza, composto da esperti che sono nominati uno per ogni Paese dove si è sviluppata l’emergenza. L’Oms spiega che i casi come questo in cui si determinano gravi eventi di sanità pubblica, che possono mettere a rischio la salute pubblica internazionale, sono definiti “emergenze sanitarie di portata internazionale”. Con questo termine si indica un evento straordinario che rappresenta un rischio per la salute pubblica in altri Stati membri con la diffusione internazionale delle malattie.



La presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ha proclamato lo stato d’emergenza nel paese per il virus Ebola. L’epidemia “necessita di misure straordinarie per la sopravvivenza dello Stato”, ha detto. La decisione prevede misure straordinarie per 90 giorni e dovrà essere approvata dal parlamento liberiano. Intanto il virus ha già fatto in Africa 932 morti su 1711 casi confermati, sospetti o probabili. Tra questi 282 casi sono stati registrati in Liberia. Il virus continua a diffondersi, ed è il peggiore dalla sua scoperta avvenuta nel 1976, anche a causa “dell’ignoranza, della povertà, delle pratiche religiose e culturali radicate che continuano a rafforzare la diffusione della malattia, in particolare in provincia”, ha aggiunto Ellen Johnson Sirleaf.



,- Farmaci sperimentali contro l’Ebola anche agli africani. L’emergenza in Africa Occidentale è altissima e per tamponare la calamità Peter Piot, David Heymann e Jeremy Farrar (massimi esperti del virus) si appellano all’Organizzazione Mondiale della Sanità chiedendo una sperimentazione sul campo per sconfiggere il virus che sta mietendo vittime in Sierra Leone, Liberia, Nigeria e Guinea: il bilancio dei morti è salito a 932. I trattamenti, spiegano i tre studiosi, non sostituirebbero le misure di prevenzione, che però stanno fallendo per le condizioni delle infrastrutture sanitarie. Il vaccino sperimentale è stato dato ai due americani infetti e le loro condizioni sono migliorate: “L’Oms potrebbe assistere i paesi africani nello sviluppo di protocolli rigorosi per l’uso di questi trattamenti”. Sul problema, ha annunciato l’Oms, sarà costituita una commissione di esperti di etica le cui riunioni inizieranno la prossima settimana; la  procedura standard prevederebbe di testare i trattamenti su un piccolo numero di persone sane per essere sicuri che l’uso sia sicuro. 

, – Continua a salire il conto dei morti causati dall’epidemia di Ebola. Stando agli ultimi dati resi noti dall’Org anizzazione Mondiale della Sanità i decessi  totali sono stati, al 4 agosto (dunque ieri) 932 mentre si parla di 1.711 casi di infezione accertati in quattro paesi africani (Guinea, Liberia, Sierra Leone e Nigeria). Il Paese africano più colpito dalla calamità è la Sierra Leone, con 691 casi e 286 vittime; seguono Liberia con 516 casi e 282 morti; Guinea (495 contagi e 363 morti) e Nigeria (9 casi e un decesso, anche se oggi il Paese ha comunicato la seconda vittima del virus mortale). L’emergenza rimane alta è l’Oms ha dunque ha convocato una riunione d’emergenza sull’epidemia di ebola in Africa occidentale. Nel corso del meeting l’agenzia delle Nazioni Unite deve decidere se dichiarare o meno l’emergenza internazionale.

, – Come era già successo per i due cittadini americani, così accadrà anche per il cittadino spagnolo che si trovava in Liberia ad assistere i malati e che è stato contagiato dal virus. Si tratta di un missionario di origini spagnole: si chiama Miguel Pajares e ha 75 anni ed era in missione nella capitale liberiana, Monrovia. Per assicurargli le migliori cure possibili, fa sapere un portavoce del Ministero della Difesa di Madrid, si predisporrà il suo rientro in patria, previsto già nella giornata di oggi, e sarà ricoverato in una struttura attrezzata al meglio, che sia in grado di prendersi cura di pazienti contagiati da questo virus tanto letale. Intanto, l’OMS comunica che i morti per l’epidemia sono saliti a 932, su 1.711 persone contagiate: la regione più colpita rimane la Sierra Leone, che conta ad oggi un totale di 286 decessi. Arriva invece dalla Nigeria la notizia di una seconda vittima.

E’ morto il cittadino dell’Arabia Saudita che presentava sintomi riconducibili al virus Ebola. Era tornato da poco da un viaggio in Sierra Leone ed era ricoverato in un ospedale di Gedda dove è morto questa mattina per un arresto cardiaco. Si tratta del primo caso in Arabia Saudita. Il virus, per il quale non esiste né un vaccino né una cura, inizia a spaventare anche fuori i confini africani, soprattutto negli Stati Uniti dove si registrano due nuovi casi sospetti: un uomo è attualmente in isolamento presso l’ospedale Mount Sinai di Manhattan, mentre una donna è ricoverata a Columbus, nell’Ohio. Entrambi sono rientrati da un viaggio nell’Africa occidentale. Il ministro italiano della Salute, Beatrice Lorenzin, ha invece smentito la notizia circolata online su alcuni casi sospetti di Ebola a Lampedusa: “È una cosa allucinante. Ho già chiamato il ministero dell’Interno chiedendo un intervento della Polizia postale perché siamo di fronte a procurato allarme. I casi sono falsi”, ha detto a margine di un’audizione al Senato.