“E’ allo studio un progetto di incontro a Roma tra i nunzi della regione e il Santo Padre per studiare la situazione, scambiare idee e possibili iniziative e manifestare la vicinanza del Papa e della Chiesa universale ai problemi che sono in corso. Questo tipo di incontro, probabilmente, avrà luogo a settembre”. Lo ha annunciato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ai microfoni di Radio Vaticana. Commentando la scelta del cardinale Fernando Filoni come inviato del Pontefice in Iraq e altre iniziative della Santa Sede per la drammatica situazione dei cristiani nel Paese, padre Lombardi ha spiegato che “a nome del Papa, tutti i nunzi della regione sono stati invitati a prendere con attenzione l’appello che è stato pubblicato ieri e a presentarne il significato, l’importanza sia alle autorità politiche dei Paesi dove sono rappresentanti della Santa Sede, sia alle autorità ecclesiastiche, in modo da promuovere tutto un movimento di preghiera e di solidarietà che venga incontro a questa situazione drammatica dei nostri fratelli e sorelle e delle popolazioni colpite da questa tragedia”.
Sono iniziati i bombardamenti americani in Iraq. Lo ha annunciato il portavoce del Pentagono, John Kirby, spiegando che i raid mirati hanno raggiunto alcune postazioni militari dell’Isis. Nonostante l’azione militare, gli Stati Uniti non hanno intenzione di trascinarsi in un’altra guerra in Iraq. Proprio per questo gli attacchi saranno brevi e mirati, almeno come detto ieri dal presidente Obama: “Quando le vite dei cittadini americani sono a rischio, noi agiamo. Questa è la mia responsabilità come comandante supremo”. Anche l’Italia si è detta favorevole ai raid Usa: “Non possiamo rimanere indifferenti davanti al questo genocidio di cristiani e di altre minoranze religiose in Iraq. Siamo vicini al Kurdistan, dove continuano ad arrivare migliaia di profughi in fuga, e condividiamo l’azione militare degli Usa a loro supporto”, ha detto Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, dopo l’audizione informale sulla crisi in Iraq del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.
Il cardinale Fernando Filoni è stato nominato da Papa Francesco suo inviato personale “per esprimere la sua vicinanza spirituale alle popolazioni che soffrono la grave situazione in Iraq e portare loro la solidarietà della Chiesa”. Lo annuncia la Santa Sede in un comunicato. “Certamente è un gesto di fiducia del Santo Padre nei miei confronti – ha detto il cardinale intervistato da Radio Vaticana – ma più ancora direi è un gesto che manifesta la sollecitudine del Papa verso la situazione di questi cristiani, che in questo momento sono in sofferenza: quella di aver lasciato la casa e di vedere tutte le loro radici tagliate, di essere stati anche umiliati, lasciando le loro case così come erano e cercando rifugio altrove”. “Questa sollecitudine del Papa mi pare la cosa più importante – ha aggiunto il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli – e spero, da questo punto di vista, di poter venire incontro alle esigenze di tanta gente e non solo manifestando questo aspetto proprio della sollecitudine del Papa, ma anche cercando di vedere con il Patriarcato cosa noi possiamo fare come Chiesa universale”.
Il presidente americano Barack Obama, intervenendo in diretta tv, ha autorizzato bombardamenti aerei in Iraq contro le postazioni dei militanti dell’Isis. Saranno raid mirati, perché “non permetteremo che gli Usa siano trascinati in un’altra guerra in Iraq”, ha detto Obama. “Quando le vite dei cittadini americani sono a rischio, noi agiamo. Questa è la mia responsabilità come comandante supremo”. La decisione, ha aggiunto il numero uno della Casa Bianca, “è stata presa per colpire i terroristi islamici, proteggere il personale americano in Iraq ed evitare un potenziale genocidio. Non potevamo chiudere gli occhi. I caccia americani entreranno in azione se necessario e i bombardamenti saranno mirati”. Intanto, riguardo l’emergenza dei cristiani in fuga dal Paese è intervenuto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, intervistato dal Corriere della Sera: “La prima cosa che faremo, attraverso la Segreteria di Stato e la Nunziatura a Bagdad, è manifestare la nostra piena disponibilità ad accogliere quei perseguitati che eventualmente lasciassero il Paese. Le diocesi italiane sono da sempre notoriamente disponibili verso gli immigrati: lo sforzo diventerà ancora più urgente e doveroso verso i tantissimi fratelli brutalmente perseguitati a causa della loro fede”. “Ho subito dato disposizione, com’è avvenuto anche per la Siria, di un primo intervento di natura economica per un milione di euro da inviare per le immediate necessità attraverso i vescovi locali e la Nunziatura di Bagdad – ha spiegato Bagnasco – E il 15 agosto, come già annunciato, in tutte le chiese italiane, unendoci all’esortazione del Santo Padre, si pregherà nel giorno della Madonna Assunta per chiedere la concordia e il sollievo dei cristiani drammaticamente perseguitati in tante parti del nostro mondo”.
Il presidente americano Barack Obama starebbe valutando l’ipotesi di bombardare le postazioni dei militanti jihadisti dell’Isis, in Iraq. Lo fa sapere il New York Times, aggiungendo che il numero uno della Casa Bianca starebbe analizzando una serie di opzioni, tra cui anche il lancio di cibo e medicine sul monte Sinjar, dove più di 40mila persone appartenenti a minoranze religiose sono rimaste intrappolate dopo la fuga. Sono invece centomila i cristiani che sono scappati dalle città del nord iracheno per mettersi in salvo. Come ha fatto sapere il cardinale Fernando Filoni all’Agenzia Fides, “hanno dovuto abbandonare tutto, persino le scarpe, e scalzi sono stati instradati a forza verso l’area del Kurdistan”.
In centomila sono fuggiti dalle città del nord dell’Iraq che sono state conquistate dai jihadisti. I cristiani sono scappati nella notte tra mercoledì e giovedì, quando i miliziani hanno preso il controllo di Qaraqosh e di altre tre località limitrofe. Qaraqosh è una città cristiana, situata tra Mosul e Arbil, capitale della regione curda. Si tratta di “un disastro umanitario”, come lo ha definito il patriarca caldeo di Kirkuk, Louis Sako, raccontando che i tantissimi cristiani “sono fuggiti con nient’altro che i loro vestiti addosso, alcuni a piedi, per raggiungere la regione del Kurdistan”. In più i miliziani hanno anche bruciato 1.500 antichi manoscritti cristiani. “Apprendo ora che le città di Qaraqosh, Tal Kayf, Bartella e Karamlesh, si sono svuotate della popolazione e ora sono il controllo dei miliziani”, ha dichiarato Joseph Thomas, arcivescovo caldeo di Kirkuk e Sulaimaniyah. Anche Papa Francesco ha rivolto un accorato appello alla comunità internazionale per “porre fine al dramma umanitario in atto e perché si adoperi a proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati”. Il Santo Padre si è appellato alla “coscienza di tutti” e alla preghiera di tutti i fedeli e le chiese. La Francia, per mezzo del ministro degli Esteri Laurent Fabius, ha chiesto “una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu, affinché la comunità internazionale si mobiliti per contrastare la minaccia terrorista in Iraq e per portare aiuto e protezione alle popolazioni minacciate”. Intanto ad Arbil, la capitale del Kurdistan iracheno, questi fedeli non troveranno un’accoglienza perché, come ha detto il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, “non sanno come ospitare queste migliaia di persone”.
(Serena Marotta)