Oggi, dopo che è giunta la notizia dell’uccisione di un terzo ostaggio nelle mani dei miliziani dello Stato Islamico, David Haines, Papa Francesco è ritornato a rivolgersi a tutti i cristiani nel mondo che stanno subendo le persecuzioni e le violenze dei guerriglieri jihadisti. “Pensiamo con commozione a tanti nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e uccisi a causa della loro fedeltà a Cristo” ha affermato il Pontefice durante l’Angelus di questa mattina, aggiungendo poi che le violenze sono più frequenti in luoghi dove “la libertà religiosa non è ancora garantita o pienamente realizzata” ma che si verificano anche in “Paesi e ambienti che in linea di principio tutelano la libertà i diritti umani, ma dove concretamente i credenti e specialmente i cristiani incontrano limitazioni e discriminazioni”.
Sabato 13 settembre 2014 le forze dell’autoproclamato Stato Islamico, a seguito della Coalizione voluta dal presidente americano Obama che conta ad oggi 40 nazioni, di cui 10 arabe, hanno fatto circolare due video con minacce rivolte alla Coalizione stessa, all’Europa e a tutti i cristiani nel mondo, in primis Papa Francesco. Il primo, intitolato “Messaggio ai 40 paesi alleati contro lo Stato Islamico” mostra alcune immagini dei guerriglieri e dei miliziani, impegnati nella lotta; alcuni a cavallo e altri a piedi. Oltre ai miliziani, vengono mostrate anche foto e immagini dei maggiori leader del mondo, impegnati appunto nella Coalizione voluta da Barack Obama, ed è lui il primo tra tutti ad essere mostrato. Dopo di lui anche il primo ministro inglese, David Cameron, ma anche Putin, John Kerry, il re saudita Abdullah. “Che gli ebrei, i cristiani, i laici, gli atei comunisti e i rinnegati iracheni lo sappiano: resisteremo” è quello che si ascolta in questo primo video, che continua rivolgendosi ai combattenti “Individuate i vostri obiettivi, preparate le autobomba, le cariche e le cinture esplosive per colpire duramente e distruggere”. Il segretario di stato americano John Kerry è arrivato in Egitto proprio ieri, per continuare a infittire la rete di alleanze contro questa crescente e crudele potenza che sta terrorizzando i cittadini di qualsiasi paese: Kerry ha affermato che non c’è spazio per l’Isis nel mondo di oggi e si è recato proprio al Cairo per rafforzare i contatti con gli egiziani, che sono una delle nazioni principali nella lotta allo Stato Islamico. Il secondo video rilasciato è stato immediatamente cancellato dalla rete, ma parlava della guerra “contro l’Europa e i cristiani in Siria” che le truppe Isis stanno progettando. Non è facile, spiegano gli esperti, stabilire se siano autentiche e da chi provengono queste minacce, ma sono concordi,e ce l’ha confermato anche Habeeb Al Sadr, responsabile presso la Santa Sede, che moltissime siano indirizzate al capo della cristianità mondiale, Papa Francesco, che è diventato ormai un bersaglio dell’Isis.
E’ stato giustiziato un altro ostaggio dalle mani dei miliziani dell’Isis: David Haines, operatore umanitario di origini britanniche, 44 anni, ha perso la vita decapitato ad opera delle stesse forze armate che nel giro di un mese hanno tolto la vita anche ad altri due giornalisti americani prigionieri, James Foley e Steven Sotloff. La minaccia per la vita di David Haines era reale dal 2 settembre 2014, giorno della morte di Steven Sotloff. La notizia arriva dal profilo Twitter “Isis Udur”, e come negli altri due casi è stato reso pubblico un video che mostra la decapitazione di questo giovane uomo. David Haines era di origini scozzesi, cooperava con la sicurezza delle Ong, ma prima di cominciare i suoi viaggi all’estero è stato un militare della Corona Inglese: per buona parte della sua vita ha aiutato molte comunità, a partire da quelle distrutte dalla guerra civile nella ex Jugoslavia, in cui è rimasto dal 1999 al 2004, fino anche ai musulmani croati. Non molto tempo fa un suo collega l’ha ricordato sul Telegraph con il soprannome “lo scozzese matto”, proprio perché “aiutava tutti, i serbi, i croati, i musulmani. Voleva solo migliorare le loro vite”. Haines era sposato e aveva due figlie, una di 17 anni e l’altra di quattro: era stata proprio la famiglia di quest’altra vittima dell’Isis a cercare di mettersi in contatto con i miliziani per poterlo riavere a casa, preoccupata per le recenti brutali uccisioni dei due prigionieri americani. Questo è avvenuto sabato. Insieme al video, in cui la vittima accusa il suo governo di essere il responsabile per la sua morte, giudicandone le azioni contro l’Isis, così come era accaduto anche nei due precedenti; arriva anche un’altra minaccia, rivolta ad un nome e ad un volto ben preciso: nelle mani dei miliziani c’è un altro uomo britannico, Alan Henning. I boia dell’Isis hanno affermato, rivolgendosi a David Cameron, primo ministro inglese “Sei entrato volontariamente in coalizione con gli Usa contro lo Stato Islamico, come ha fatto il tuo predecessore Tony Blair, seguendo la corrente dei premier britannici che non hanno il coraggio di dire no agli americani” e hanno infine dichiarato che la mossa inglese non farà altro che “accelerare la distruzione”. Ma le minacce non sono esaurite, infatti, in alcuni messaggi di poco precedenti all’uccisione di Haines, i jihadisti hanno minacciato i cristiani e il Papa, che è ritenuto uno dei principali bersagli dei miliziani Isis, nonché la coalizione dei 40 stati messa a punto recentemente per contrastarne la violenza. “Preparate le cinture esplosive è quello che si sente” in uno di questi messaggi, e l’ambasciatore iracheno presso la Santa Sede ha affermato: “il Papa è un bersaglio. I nostri analisti, la nostra Intelligence fanno ipotesi in tal senso. I loro obiettivi sono riconosciuti. Io non escluderei che L’Isis arrivi a colpirlo”.