Era incarcerato da un paio di anni con l’usuale accusa di blasfemia: Zafar Bhatti, reverendo e capo della Jesus World Mission, 45 anni, è stato trovato morto nella sua cella nel carcere di Rawalpindi. Non è chiaro cosa sia successo, ma non sarebbe una cosa strana che l’uomo sia stato ucciso da qualche poliziotto legato ai fondamentalisti islamici per paura che potesse essere scarcerato. Cosa che comunque nei confronti dei cristiani accusati di blasfemia non accade praticamente mai. Il reverendo Bhatti si era trasferito con la sua famiglia nella capitale pachistana di Islamabad nel luglio del 2012: il giorno immediatamente successivo al suo arrivo era scattata la denuncia per blasfemia. A presentarla il vice segretario del movimento islamico Jamat Ehl-e-Sunnat. L’uomo aveva fatto denuncia dicendo di aver ricevuto sul suo cellulare messaggi che insultavano la madre del profeta Maometto. Il numero, a lui sconosciuto ma visibile, secondo le indagini della polizia corrispondeva al reverendo o alla cognata e li hanno arrestati entrambi. Le successive indagini hanno portato a identificare la cugina del reverendo quale proprietaria del numero di telefono incriminato. La donna in seguito è stata rilasciata su cauzione mentre il reverendo è rimasto in carcere dove ha subito violenze e torture. Numerose volte aveva detto ai suoi familiari di essere stato minacciato di morte e secondo le ultime ricostruzioni a ucciderlo sarebbero stati proprio alcuni poliziotti che lo hanno ammazzato a colpi di pistola.