Tutti sanno che tra le tante ricchezze dell’Argentina quella più importante è rappresentata dal settore agricolo. Tempo fa avevo intervistato Gonzalo Villegas, un grosso proprietario terriero, per avere lumi sulla situazione di quella che è una risorsa portante di questo Paese. Adesso completiamo l’informazione con un’intervista a Ricardo Luis Baccarin, vicepresidente di Panagricola S.A. una delle più grosse imprese di mediazione del settore che opera nel mercato argentino dal 1947. È anche analista del Mercato di Cereali ed edita regolarmente documenti informativi sul settore che raggiungono l’intero mondo agricolo. Direttore del MATba (società di analisi del mercato agricolo), viene regolarmente invitato a trasmissioni tematiche sui maggiori mezzi di informazione argentini. Uno dei massimi esperti del settore, quindi.
Sappiamo tutti che l’Argentina è un Paese che ha nell’agricoltura il punto forte della sua economia. Viste le politiche di questi anni, rischia di perdere supremazia com’è successo con la carne, dove è passata da leader al quarto posto nel ranking mondiale di esportazioni?
Per fortuna, l’Argentina è ancora un Paese molto forte per quanto concerne la produzione cerealicola. Detiene tecnologie all’avanguardia ed è una potenza comparabile agli Stati Uniti ed enormemente superiore all’Europa come capacità produttiva.
Vorremmo sapere da lei perché si generò il conflitto con il Governo che nel 2008 portò il Paese sull’orlo del collasso.
Beh, principalmente la questione riguardava la tassa sull’esportazione che dal 35% doveva essere modificata e sostituita da una che potremmo definire mobile, perché variava non solo per la quantità di produzione ma anche per la quotazione dei prodotti in Borsa. È chiaro che in questo modo, specialmente per la soia che ha avuto un balzo notevole di quotazione, questa tassa (a cui bisogna aggiungerne altre che colpiscono il settore) provocò la reazione che durò da marzo a giugno del 2008 e fu fortissima, anche perché ottenne una partecipazione popolare grandissima. Fu la protesta più forte messa mai in atto dal settore.
Il Paese ha perso la leadership nell’esportazione di carne. Una cosa simile è successa poco tempo fa con la produzione di grano…
Alla base di tutto c’è il fatto che nelle produzioni che coinvolgono il mercato interno il Governo pensa che quei settori votati all’esportazione costituiscano un impedimento alla calmierazione dei prezzi interni. Queste decisioni, che hanno portato nel settore della carne alla perdita di 45 milioni di capi (uno per abitante, ndr), hanno fatto sì che la produzione di grano sia passata dai 20 milioni di tonnellate a solo 11-12 e si è arrivati a dei livelli di cent’anni fa come superficie produttiva. I produttori hanno dovuto privilegiare la soia che è principalmente destinata all’esportazione data la grandissima richiesta mondiale ed è al di fuori delle misure che non solamente questo Governo, ma pure altri, hanno attuato per proteggere il mercato interno.
Ma è vero che la Cina è il Paese che importa più soia e che oltre il 70% del prodotto è destinato all’alimentazione suina?
La Cina è sì il massimo importatore e le sue fonti, oltre all’Argentina, sono gli Stati Uniti e il Brasile. Richiede quasi solamente il fagiolo che, una volta macinato e trasformato in farina, serve soprattutto per l’alimentazione di suini. La lavorazione viene eseguita in Cina, anche se la sua tecnologia di macinazione è molto meno moderna di quelle adottate nei Paesi esportatori sopra citati.
La produzione di soia in grandissime quantità impoverisce il terreno, specie se si usano semi transgenici, no? Esiste in Argentina una filosofia di produzione sostenibile, atta a non impoverire la terra?
Ogni coltivazione assorbe sostanze nutritive, cosa che ovviamente non succede in caso di allevamento anche se intensivo. All’inizio non c’erano problemi, ma successivamente si è ricorsi all’uso di fertilizzanti, assolutamente necessari alla produzione in qualsiasi coltivazione. È chiaro che lo sfruttamento massivo della terra, se non supportato da una rotazione agraria, impoverisce il terreno, ma il problema risiede in come alternare e cosa seminare: per esempio, il girasole ha un mercato molto limitato e il granturco ha dei costi altissimi, perché oltre al prezzo delle sementi richiede irrigazioni costanti e precise nel tempo, per cui questo fa ulteriormente aumentare i costi. Certo, a noi fa comodo che l’Europa non coltivi il transgenico, così possiamo vendere di più. Se l’Europa dovesse convertirsi al transgenico, aumenterebbe a dismisura la produzione. Le biotecnologie non sono assolutamente nocive e anzi necessarie, perché viste le esigenze di alimentazione mondiale sempre crescenti dovute allo sviluppo demografico e la sostanziale stabilità delle estensioni di terra adibite all’agricoltura, non è possibile tornare, per esempio, ai fertilizzanti naturali, pena scarse produzioni.
La produzione agricola argentina è in grado di sfamare 160 milioni di persone, pari a quattro volte la sua popolazione. E allora come mai esiste ancora il problema della fame? Mi rendo conto che questa non è propriamente una domanda tecnica…
Sì, in effetti entriamo nella sfera politica. Credo che ci siano politiche di governo in funzione delle quali non convenga che aumenti l’accesso al benessere, perché l’impossibilità di accesso a un livello di consumi basico procura vantaggi politici non indifferenti. Però oltre ai piani governativi servirebbe il ritorno a un’educazione e un’istruzione di livello garantite, altro strumento che di sicuro permetterebbe la crescita sociale delle classi meno abbienti. Stiamo parlando però di problematiche ataviche che ormai si protraggono da tanto tempo. Non credo che ci siano fattori di cambiamento in tempi brevi. E nemmeno medi…
L’immensa produzione agricola argentina gode di un supporto tecnologico dello stesso livello? Esiste una industria che si occupa di fornire macchinari e tecnologie di prim’ordine?
Sì, il Paese ha una grandissima produzione di macchine per l’agricoltura. Si sono costituiti pure dei poli industriali molto importanti, come per esempio nella provincia di Santa Fe. C’è ancora un’importazione significativa però. In ogni caso dal 2007 al 2010 si sono registrati record produttivi e siamo diventati anche grandi esportatori, specie di macchine che sono indispensabili alla semina diretta, un metodo nel quale siamo all’avanguardia con gli Stati Uniti (consiste nella semina su strati di terreno non profondi, in modo da garantire sia il mantenimento dei processi nutritivi della terra che una resa di raccolti più alta, ndr).
E com’è la situazione del settore agricolo attualmente?
È un periodo complicato, con i prezzi delle commodities che stanno cadendo e costi interni in aumento. Nonostante coltivare in Argentina sia meno caro che in Brasile o negli Stati Uniti, l’elevata tassazione pesa moltissimo. In un momento nel quale i prezzi interni crescono e diminuiscono quelli internazionali la situazione è ovviamente difficile.
Ma esiste un progetto per il futuro? Come potrà questo settore svilupparsi ulteriormente?
Credo che lo sviluppo sia già ad alti livelli, ma è chiaro che occorrono politiche a medio e lungo termine che possano ottimizzare le risorse, la produzione, i mercati di esportazione. Purtroppo però bisogna considerare che queste decisioni non garantiscono un vantaggio politico immediato. Si dovranno attendere due o tre governi per iniziare a vedere i risultati di decisioni a lungo termine, un po’ come per eventuali piani educativi. Siamo uno dei paesi più ricchi del mondo anche a livelli di natura e di terreni fertili: basti pensare che estensioni come la “pampa humeda” si trovano solo in particolari aree degli Stati Uniti e dell’Ucraina, ma non hanno la nostra grandezza. Insisto però sul grande valore che ha lo sviluppo dell’educazione.
In che senso?
Ci sono paesi che non dispongono di grandi risorse, ma eccellono in certe produzioni. La Svizzera, per esempio, non ha cacao ma è leader mondiale nella produzione di cioccolato. Questa “distonia” è causata dalla cultura. Per generare economia, quindi, la cosa principale che occorre è l’intelligenza.
(Arturo Illia)