Nuovi bombardamenti all’aeroporto di Donetsk, nell’Est dell’Ucraina, stanno facendo vacillare la tregua tra Ucraina e ribelli filo-russi. La tregua ha retto per buona parte della giornata di sabato, ma i colpi sparati a Mariupol, dove una donna è rimasta uccisa, sono stati seguiti da esplosioni nell’aeroporto di Donetsk alle prime ore di ieri. La tregua e la roadmap in 12 punti sono state siglate durante i colloqui che coinvolgono Ucraina, Russia, i ribelli e l’Osce. Ne abbiamo parlato con Dario Fertilio, presidente di Libertates.com, associazione di ispirazione liberale.



Fertilio, ritiene che la tregua reggerà?

La tregua è un compromesso molto fragile, proprio come la situazione in cui si inserisce. L’ispiratore e il finanziatore della rivolta, Putin, non vuole provocare apertamente una rottura della tregua per non mettere in moto le misure di ritorsione di Usa e Ue. Queste ultime sono dimensionate sull’esito della tregua, e quindi rompere apertamente la tregua con un attacco aperto non è nella logica delle cose. La tentazione di russi e filorussi è piuttosto quella di cercare di consolidare sul terreno la propria posizione militare.



Com’è la composizione sul terreno delle forze militari che si contrappongono al governo di Kiev?

Estremamente varia e difficilmente controllabile. Abbiamo una componente di agenti segreti militari russi, il più famoso dei quali è Igor Strelkov, che gestiscono la sala comando. Ci sono poi mercenari e veterani russi, una buona parte dei quali era stata precedentemente impiegata sul fronte della Cecenia. Una terza componente è formata da criminali comuni usati come manovalanza. Non dimentichiamoci che il conflitto è centrato sulla zona di Donetsk Oblast, che è in una crisi economica particolarmente profonda. Infine ci sono i nostalgici comunisti dell’Unione Sovietica, con l’obiettivo di ricostituire l’area geopolitica dell’Urss.



Qual è in questo momento la strategia di Putin?

Putin interpreta un’ideologia che io definisco “nazi-comunista”, la quale raccoglie insieme vecchi elementi del nazional-socialismo e del comunismo. Esattamente come Hilter, Putin è animato dal culto per la razza russa, la sua superiorità culturale, il rapporto tra sangue e suolo e lo spazio vitale. L’obiettivo di Putin è quindi estendere l’area di influenza della Russia esattamente là dove esisteva l’ex Unione Sovietica, includendo quindi la stessa Ucraina. Non a caso ha dichiarato che se lo volesse, in due settimane potrebbe arrivare a Kiev.

Che cosa può fare l’Occidente di fronte a questa situazione?

L’Occidente si deve rendere conto che in questa fase storica è alle prese con due totalitarismi, quello “nazicomunista” di Putin e quello islamista radicale. Il fallimento della politica estera di Obama consiste nel fatto di non avere compreso la vera natura del potere totalitario russo. L’attuale situazione è una conseguenza dell’illusione della Casa Bianca che bastasse avere buoni rapporti politici, diplomatici e commerciali con la Russia per evitare qualsiasi conflitto. Obama si è trovato così di fronte a un duplice fallimento e alla necessità tardiva di porvi fronte. Dall’altra parte abbiamo un’Ue debole, divisa, incerta e attraversata da aperte simpatie per Putin, esplicitate tra l’altro da Silvio Berlusconi.

 

Come valuta i risultati del vertice Nato?

Il risultato della conferenza Nato mi sembra comunque complessivamente incoraggiante, perché le misure sono state decise, e finalmente l’Alleanza Atlantica si è resa conto di avere di fronte non uno, ma due nemici, entrambi pericolosi. Ciò che non ha ancora chiaro l’Occidente è che si tratta di due totalitarismi con i quali non è possibile pensare a una pace duratura. Bisogna entrare nella logica di un conflitto di lunga durata, senza illudersi di potersi alleare con uno dei due nemici per sconfiggere l’altro.

 

(Pietro Vernizzi)